Don’t Starve: riuscirete a non morire di fame?

Don’t Starve: un altro successo indie
Oggi vogliamo recensire un videogioco che, a nostro avviso, merita davvero di essere giocato. Vi salveremo da uno sproloquio sul perché ultimamente i videogiochi indie stiano producendo ottimi titoli, come Minecraft, Terraria, Guacamelee, Retrocity Rampage, The Binding Of Isaac, ma vogliamo sottolineare che il prodotto che andremo a recensire non ha nulla da invidiare a questi, e nemmeno ai cosiddetti giochi dalla tripla A, come Assassin’s Creed o Call Of Duty. Oggi parleremo di Don’t Starve. È prodotto dalla Klei Entertainment ed è stato pubblicizzato per Windows, Mac OS X, Linux il 23 Aprile 2013 ed in seguito, nel 2014, per Ps Vita e Playstation 4. Soltanto nel 2015 sbarca su Playstation 3.
Don’t Starve: Trama
Non ci sarà una vera e propria storia da seguire, ma inizieremo il gioco con lo scienziato Wilson. Questi un giorno viene tentato da una voce misteriosa, proveniente dalla sua radio, che diceva di volergli consegnare la conoscenza perduta. Wilson, incuriosito, si troverà a dialogare con Maxwell, un demone dall’aspetto umano, che gli promette tale conoscenza in cambio della costruzione di una macchina particolare. Wilson, intelligente com’è, in poco tempo completa il lavoro, ma delle mani oscure si allungheranno su di lui trasportandolo nel mondo di Don’t Starve. Inizia la nostra avventura al fianco dello scienziato.
Catapultati in questo mondo dovremo spingerci a nostro rischio e pericolo in una esplorazione d’obbligo. Si, perché avremo bisogno di ricavare materiale per la nostra sopravvivenza e non a caso il nome del gioco, tradotto in italiano, significa “non morire di fame”. Wilson sarà solo, e dovrà raccogliere ramoscelli per accendere un fuoco perché, durante la notte, nel buio più fitto, è assalito da mostri invisibili che lo uccidono in brevissimo tempo. Bisogna cacciare, creare trappole, sfuggire da lupi che non ci daranno alcuna tregua e dai quali non avremo praticamente alcuna protezione, combattere contro ragni, alberi giganti, pipistrelli. Fin qui ci sembra di essere di fronte a qualcosa di visto e rivisto, ma non è così. Se sopravvivere non è certo una novità nel mondo dei videogiochi, lo è certamente l’atmosfera, la grafica, la musica con gli effetti sonori, la difficoltà. Abbiamo di fronte un open world survival davvero unico.

Un gioco difficile. Gameplay
Essendo un open world survival il nostro compito primario sarà l’esplorazione. Questo è uno dei punti più riusciti del gioco perché la mappa a nostra disposizione è davvero ampia ed addirittura personalizzabile. All’inizio del gioco infatti si può scegliere la sua grandezza e la quantità di risorse presenti, per una sfida più semplice, magari facilissima, oppure impossibile, per permettere ad ogni tipo di giocatore di affrontare la sua sfida. Ad esempio si può scegliere una mappa piccola, con tantissima selvaggina, oppure una mappa enorme con pochissime prede. Il gioco, nella versione PC, si presenta come un punta e clicca, ma sarà possibile anche accompagnare il mouse dalla tastiera, a nostro avviso il miglior modo di giocare. Dovrete assolutamente programmare gli obiettivi giorno per giorno perché Don’t Starve segue il ciclo notte/giorno e di notte è consigliabile restare vicino al fuoco ed attendere il sole che sorga. Ma non dovrete pensare soltanto alla pancia piena e alla protezione dalle bestie feroci, perché con l’arrivo dell’inverno le piantagioni non produrranno quasi nulla, la selvaggina resterà nelle sue tane, e non potrete spostarvi liberamente senza indossare qualche pelliccia o berretto. Insomma l’estate dovrete lavorare duramente per sopravvivere alle minacce invernali. Non sarà facile, per niente, e questo è un altro dei punti di forza del gioco, perché la sensazione sarà proprio quella di stare su un filo e tirare un sospiro di sollievo al termine della giornata. Dimenticatevi arco e frecce, o armi costruite in un attimo, perché dovrete faticare abbastanza anche per costruirvi una semplice lancia, che si romperà, come tutti gli altri utensili. Inoltre alla vostra morte dovrete ricominciare il gioco da capo. Non c’è un fine vero e proprio, ma soltanto una sfida continua per sopravvivere più giorni possibile.

L’atmosfera è il punto più riuscito
Questo è, a nostro avviso, il punto più riuscito in assoluto. I disegni sono realizzati mettendo in evidenza il tratto della matita, ma soprattutto i colori utilizzati ci portano in un autunno perenne. Tutto sembra tranquillo ed amichevole, ma con un aspetto sinistro che ci fa dubitare anche dell’ombra di un albero. Finora vi abbiamo descritto il gioco come se fosse un survival che volesse essere il più realistico possibile, ma in realtà è l’esatto opposto. Il nostro eroe sembra una caricatura di se stesso, delle sue paure, dello scienziato che deve mettere in atto la sua intelligenza in un mondo crudele e spietato. Ma è un mondo che non è lì per attaccare Wilson, piuttosto il contrario. È Wilson che cerca dalla natura nutrimento, riparo, e questa come tale si difende. È l’uomo contro la natura, ma l’uomo singolo contro tutta la natura. È anche una sfida dell’uomo contro se stesso e la sua follia, perché l’assenza di altri individui ed una routine che prevede il raccogliere pietre e rami, può a volte portarlo alla pazzia ed iniziare a vedere fantasmi ed ombre che arriveranno addirittura ad attaccarlo. In realtà è la sua stessa follia che arriverà a divorare la sua mente. La musica e gli effetti sonori sono leggeri, apparentemente amichevoli, e sembrano proprio schernire Wilson. Tutta l’atmosfera sembra voler giocare con noi, mentre noi cerchiamo di salvare la pelle. È pienamente riuscito l’intento di farci sentire soli e in difficoltà, a volte in ansia, ma non è assolutamente un horror. Non ci sono effetti mirati a metterci spavento, non si punta al realismo o a mostri intrisi di sangue, ed è questo l’elemento di originalità. Tutto sembra un gioco, uno scherzo, ma noi sappiamo che da un momento all’altro possiamo morire. Se provandolo vedete che il gioco non fa per voi, dovete almeno riconoscergli che è unico nel suo genere.
Conclusioni
è stato difficile parlare di Don’t Starve, perché in pochissime righe avevamo bisogno di farvi comprendere perché sia diverso dagli altri survival. Abbiamo approfondito poco il gameplay perché dopo oltre 30 ore di gioco non è ancora del tutto chiaro nemmeno a noi: è infinito, difficile, e con le espansioni Together, Shipwrecked, Reigns of the Giants la sfida è ancora più complessa. Volevamo concentrarci sul mood, sull’atmosfera che è possibile respirare nel gioco, perché è quello davvero l’elemento più originale e più riuscito. È un gioco che non stanca mai, e che può essere affrontato liberamente, come meglio crediamo. A nostro avviso è uno dei migliori giochi degli ultimi cinque anni. Il prezzo, attualmente a 14,99 euro per PC lo rende ancora più appetibile.