Everhood 2 – Abbandonare il concetto di spazio, di tempo e di sé

Durante una sera di aprile del 2021 finii Everhood 1, un gioco che, oltre a commuovermi parecchio grazie alla sua storia profonda e piena di personaggi memorabili, mi mostrò livelli di creatività che non avevo mai visto in un videogioco. All’annuncio di Everhood 2 sono praticamente impazzito e quando in redazione è arrivata l’occasione di provarlo in anteprima, ho festeggiato Natale 2025 con largo anticipo.
Se c’è una cosa che cerco nei titoli indie è il rischio, il rischio da parte degli sviluppatori di creare qualcosa di strano e fuori dagli schemi e, soprattutto, di farlo funzionare. Appena ho avviato Everhood 2 per la prima volta, ho capito che scrivere una recensione non sarebbe stato facile, ma ci proverò lo stesso.
Cose a caso (?)
Descrivere Everhood 2 è molto complicato. Intanto possiamo dire che ricade ovviamente nel gruppo degli RPG strani à la Undertale o Omori, ispirati da Earthbound… fin qui tutto semplice.
Andare oltre a questa breve spiegazione è difficile. Molto. Non solo perchè potrei andare a fare degli spoiler, ma anche perché banalmente non ci capireste assolutamente nulla, ve lo dimostro.
Nell’ultima creazione dello studio di sviluppo Foreign Gnomes avrete a che fare con funghi danzanti, ratti abili nel viaggio interdimensionale, punti di salvataggio che si prodigano in discorsi sull’introspezione e Carl Jung. In Everhood 2 esplorerete un hotel con infinite stanze e una dimensione popolata da ortaggi che hanno istituito una società basata sul culto del più forte, vi troverete a combattere contro dei veri e propri bug informatici all’interno di una scheda madre fino a compiere rituali per trascendere lo spazio e il tempo.

Non sono un amante degli spoiler, ma l’unico modo per provare a spiegare la pazzia contenuta in questa esperienza era anticiparvi un paio di cose che vedrete giocandoci, anche se penso che non ci abbiate capito proprio nulla.
Ma come si gioca?
In tutto questo marasma di visuals psichedeliche, discorsi filosofici e introspettivi, una cosa è facile da spiegare: il gameplay.
Come scritto precedentemente, Everhood 2 è un RPG. Ma questo non basta a descrivere la natura del gioco, poiché esso si trasforma in un rhythm game durante i combattimenti.

Come in Everhood 1, i combattimenti vedono il protagonista posizionato alla fine di una griglia in stile Guitar Hero e dovrà evitare le “note di attacco” lanciate dall’avversario. Per poter contrattaccare e sconfiggere il nemico bisogna caricare la barra di attacco andando ad assorbire un determinato numero di note dello stesso colore (assorbire note di colore diverso resetterà la barra di attacco).
A differenza del primo Everhood, questo capitolo si concentra molto di più sul combattimento andando a proporre dei pattern di attacco molto più complessi e un sistema di avanzamento a livelli (molto semplice) e armi diverse (con differenti tipi di attacco e bonus).In breve, a parte il gironzolare attraverso strani ambienti, il gameplay effettivo è quello di un rhythm game: imparare la melodia e la posizione delle note è l’equivalente di imparare il pattern delle mosse di un boss qualsiasi.
Ovviamente bisogna spendere un paio di parole sulla questione musica. La colonna sonora di Everhood 2, come nel titolo precedente, è strepitosa. Ogni tipo di nemico è associato ad una traccia musicale che ne descrive il carattere e stile di combattimento, spaziando attraverso svariati generi elettronici: si passa da melodie hardcore a pezzi techno e drum and bass (in più, in alcuni momenti vengono fatte citazioni musicali alla magnifica traccia euthanasia rollercoaster del primo capitolo). Affiancate alle musiche delle battaglie sono presenti innumerevoli tracce per i bizzarri ambienti di gioco, dove sono presenti vari locali notturni in cui godersi della buona musica insieme a personaggi altrettanto bislacchi
Distruggere la realtà
Ma ancora prima della trama e delle musiche, la follia di questo titolo è evidente dalle visuals caratterizzate da un mix di pixel art, 3D ed effetti visivi che sembrano frutto di un trip di acidi. Se soffrite di epilessia, state bene attenti a giocare a questo gioco. Dal punto di vista dell’accessibilità è una frana: non sono poche le volte in cui sono stato flashato con aggressività.

Everhood più che un videogioco sembra uno sfogo creativo con la forma di un videogioco. La trama è molto criptica e molte volte si viene sballottati fra degli avvenimenti che sembrano (o forse sono) completamente a caso, ma è questo il bello: fin dai primi minuti si capisce che questo gioco vuole prendere il giocatore alla sprovvista e stupirlo e nonostante ci si prepari, succedono cose talmente matte che l’unica reazione è quella di rimanere a bocca aperta.
Concludo con un mio pensiero su Everhood 1, totalmente applicabile anche al secondo capitolo. Everhood è la dimostrazione di cosa può nascere da menti creative che non si impongono limiti su ciò che vogliono creare e semplicemente, creano: che siano discoteche piene di funghi danzanti o distorcere la schermata di combattimento per trasmettere il livello di potenza di un nemico, Everhood è un’opera videoludica che si impone sul giocatore. Chi sceglie di prendere in mano questo titolo sceglie di abbandonarsi alla creatività dei suoi sviluppatori.
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