Elden Ring: Shadow of the Erdtree – E’ davvero così difficile?

Sui videogiochi di FromSoftware che non sono adatti a tutti, per via della difficoltà elevata e anche per la narrazione tramite la lore, si dibatte da anni. Ancor più nel caso di Elden Ring, per via dell’inaspettato successo delle venticinque milioni di copie vendute annunciato dagli stessi autori.
L’arrivo dell’espansione Elden Ring: Shadow of the Erdtree ha riportato in auge tale dibattito, in maniera ancor più accesa.
Si tratta delle solite richieste di una maggiore accessibilità, sulle quali si può comunque discutere, o stavolta c’è davvero dell’altro?
Sulle orme del gentil Miquella
Colui che forse è il personaggio più misterioso di Elden Ring: Miquella. L’Empireo che è destinato a rimanere bambino ma allo stesso tempo in grado di generare una prole, partorita da lui stesso nonostante si tratti di un maschio.
Definito il Gentile, per la sua capacità di cambiare il volere delle persone, nonché unico capace di rompere il marchio della Fiamma Frenetica, ma allo stesso tempo in possesso di un sangue maledetto.
Fratello di Malenia, la quale aspetta il suo ritorno al Sacro Albero, nonostante Mohg, il Signore del Sangue, sembrerebbe averlo rapito e portato nel sottosuolo, dove tuttora è rinchiuso in un bozzolo dal quale spunta un suo braccio avvizzito.
Proprio quel bozzolo, dopo aver sconfitto sia Mohg che Radahn, rivela l’accesso al regno dell’ombra nel quale è ambientata l’espansione Elden Ring: Shadow of the Erdtree. Su suggerimento di Leda dei cavalieri dell’Ago, NPC che appare in quell’area una volta acquisita l’espansione, basterà toccare il braccio di Miquella per raggiungere il luogo dal quale proviene il suo richiamo.
Miquella è in un luogo ma sembrerebbe essere allo stesso tempo in un altro; è una cosa ma sembrerebbe esserne anche un’altra. La sua lore è la più frammentata di Elden Ring: quale migliore espansione di una in grado di rimettere insieme questi pezzi?
Elden Ring: Shadow of the Erdtree offre questa possibilità, e lo fa assieme a una leggera ma significativa revisione del sistema di esplorazione e di bilanciamento della difficoltà. Si tratta di modifiche interessanti, seppur tra luci e ombre degne dell’Albero che svetta sopra questo nuovo regno da affrontare.

L’ingresso nell’espansione di Elden Ring non è dissimile da quanto visto in altri “Souls” e nel gioco base stesso: si viene teletrasportati in una grotta; pochi passi verso la luce ed ecco che si apre al giocatore lo scenario ammaliante del regno dell’ombra, luogo dove convergono le anime dei defunti, con l’Albero Ombra, riflesso oscuro dell’Albero Madre, svettante su diversi luoghi vicini e lontani, tutti raggiungibili nel tempo.
È persino riconoscibile un gigantesco colosso infuocato, a ricordare la Sentinella dell’Albero che accoglie i giocatori nell’Interregno, anch’esso evidentemente sconsigliato da affrontare in un primo momento.
Anche nella Piana dei sepolcri, primo luogo esplorabile di questa espansione, si diramano diverse strade, come avviene nella regione di Sepolcride che dà il benvenuto in Elden Ring, ma con una differenza non da poco: sia sulla mappa che nel mondo di gioco, i luoghi di grazia non indicano alcuna direzione.
Questa meccanica non è stata rimossa del tutto in Elden Ring: Shadow of the Erdtree, venendo tuttavia riproposta solo in alcuni casi e con poca utilità rispetto al gioco base.
Una scelta che esalta ulteriormente l’orientamento tramite i landmarks (punti di riferimento), ancora una volta molto efficaci e affascinanti. Non si può non essere attratti dal Picco Frammentato o dalla fossa presente in una città in rovina, ma non è difficile comprendere che pur non sapendo dove si nasconda il tanto temuto Messmer l’Impalatore, la strada principale è dritta davanti al giocatore, in direzione dell’Albero Ombra, così come è semplice capire quale tra Belurat e la città panoramica sia il dungeon appartenente alla main quest.
Intelligente anche la scelta di abbinare le Croci di Miquella a diversi luoghi di grazia. Si tratta dei segni del passaggio di Miquella, ed essendo il suo richiamo ad attrarre il giocatore nel regno dell’ombra, sono un ulteriore aiuto che indica la strada giusta.
Il problema si pone quando non è chiaro su quali di questi terreni Miquella abbia posato per primo i suoi passi, con il rischio di ritrovarsi a dare priorità a delle boss fight ardue che possono invece essere affrontate in seguito (se non addirittura evitate).

Se è vero che in Elden Ring la guida della grazia si ramifica in più occasioni, è anche vero che inizialmente è piuttosto diretta. Inoltre, l’obiettivo del viaggio del Senzaluce nell’Interregno (diventare il nuovo Lord Ancestrale) è ben definito ma anche ricco di possibilità.
Gli NPC presenti alla Rocca della Tavola Rotonda mettono la pulce nell’orecchio su diversi aspetti del mondo di gioco, soprattutto Sir Gideon Ofnir. L’Onniscente è colui che spiega la necessità di raccogliere due Rune Maggiori per accedere alla capitale Leyndell nella terra dell’Albero Madre, ma è anche lo stesso a narrare di tutti i semidei in possesso di tali rune e della sua volontà di scoprire tutti i loro segreti per diventare Lord Ancestrale.
In Elden Ring: Shadow of the Erdtree, l’obiettivo è invece quello di raggiungere Miquella seguendo i suoi passi. Scoprire di essersi impegnati molto per vincere una sfida che poteva essere affrontata in un secondo momento, può far storcere il naso.
In ogni caso, la difficoltà elevata di alcuni boss della main quest porta a una riflessione sul bilanciamento della difficoltà di questa espansione, anche in relazione con il nuovo sistema di esperienza.
Benedizione del regno dell’ombra
Durante l’attesa di Elden Ring: Shadow of the Erdtree, i giocatori pronti ad affrontare questo nuovo contenuto da post game hanno ricevuto una sorpresa: la notizia di un nuovo sistema di bilanciamento della difficoltà esclusivo di questa espansione, onde evitare che il regno dell’ombra potesse rivelarsi una scampagnata per i veterani con due anni di esperienza in Elden Ring.
Questa nuova funzione si manifesta nella benedizione del regno dell’ombra, con la quale è possibile interagire tramite una nuova voce nel menù dei luoghi di grazia.
La benedizione del regno dell’ombra si divide in due categorie. La prima, potenziabile tramite i frammenti dell’Albero Ombra, incrementa la potenza d’attacco e le difese del personaggio giocante, mentre la seconda, per la quale sono invece necessarie le ceneri di spirito venerate, dona i medesimi potenziamenti al destriero fantasma e alle evocazioni spiritiche.
Ogni livello della benedizione incrementa notevolmente le statistiche, specialmente nella prima metà dei livelli disponibili (sono un massimo di venti). Tale potenziamento è indicato da una colorazione dorata delle statistiche nell’apposito menù, ed è attivo solo nel regno dell’ombra.
Il funzionamento dei frammenti dell’Albero Ombra e delle ceneri di spirito venerate è simile a quello del Seme d’Oro e delle Lacrime Sacre: con l’avanzamento dei livelli della benedizione, aumenta anche il numero richiesto di questa tipologia di oggetti.

I primi nemici che si incontrano nel regno dell’ombra sono le versioni alternative di nemici abbastanza deboli presenti nell’Interregno, contro i quali un personaggio giocante che sicuramente si trova a livello da endgame in questa espansione, vincerebbe in scioltezza.
Eppure il fatto che alcuni di essi possano richiedere anche due o tre colpi di una potentissima arma prima di andare al tappeto, o che possano infliggere danni seri con qualche attacco di troppo, è già indicativo del tipo di sfida che può portare l’espansione di Elden Ring.
Fortunatamente, l’accumulo di frammenti dell’Albero Ombra è abbastanza lineare, essendo per lo più legato alle Croci di Miquella, al contrario delle ceneri relegate più ad aree secondarie.
Quest’ultima scelta nel level design sembrerebbe un’ulteriore conferma della tendenza di Elden Ring: Shadow of the Erdtree, già vista in altre opere di FromSoftware, nel mettere alla prova il giocatore andando contro le abitudini ottenute con l’esperienza. In questo caso, si tratta di fare meno affidamento alle evocazioni spiritiche, soprattutto contro i boss dei Mausolei ignoti.
Nonostante tutto ciò, non è tanto la benedizione del regno dell’ombra, quanto le scelte fatte per alcuni boss e sessioni di gioco a incrementare la difficoltà di questo contenuto aggiuntivo.
Shadow of the Erdtree è davvero così difficile?
Elden Ring: Shadow of the Erdtree presenta una difficoltà degna di un contenuto post game dell’ultima opera di FromSoftware. Il problema sta in quello che in gergo di game design viene definito critical path (o golden path), ovvero il percorso ideale del giocatore per arrivare al termine dell’avventura.
Non è semplice pensare un elemento del genere per un action-RPG open world, ma è possibile capire il problema facendo il confronto tra l’espansione di Elden Ring e il gioco base.
Si è già parlato del problema delle Croci di Miquella rispetto alla guida della grazia, e della motivazione che spinge il giocatore a proseguire nella main quest rispetto alle missioni secondarie. Un altro ostacolo è che i boss principali sono decisamente più forti di quelli secondari.
Non che nella main quest di Elden Ring manchino dei boss abbastanza ostici, ma un giocatore che intende portare a termine l’obiettivo principale senza necessariamente cercare tutte le Rune Maggiori o le quest secondarie, avrà vita facile se rapportato ai completisti.
Al contrario, in Elden Ring: Shadow of the Erdtree è molto più semplice avventurarsi nel Picco Frastagliato o scoprire i segreti della Costa Cerulea.
Per fare un paragone con un altro titolo FromSoftware, è come se in Dark Souls III: The Ringed City, secondo DLC di Dark Souls III, avessero invertito la potenza di Gael, il cavaliere schiavo, con quella di Midir, il Divoratore dell’Oscurità. Non si può dire che Gael non sia un boss piuttosto difficile, però Midir è un boss fuori scala in quanto a difficoltà, ma si tratta per l’appunto di un boss secondario se non addirittura segreto.

Le attività secondarie restano comunque interessanti, alcune presentano anche un legame con la main quest, ma si torna al problema citato all’inizio sulla diversa natura del viaggio del Senzaluce nel regno dell’ombra rispetto a quello nell’Interregno: se la storia più intrigante è quella legata alla missione principale, non è una gran cosa rischiare di scoprire solo a posteriori che alcuni boss potevano essere affrontati in un secondo momento, o dedicarsi più volte ad attività secondarie per non rischiare troppi tentativi consecutivi contro tali boss.
L’esplorazione potrebbe essere invogliata anche dalla ricerca di altri frammenti dell’Albero Ombra, ma oltre al fatto che la benedizione del regno dell’ombra, esattamente come avviene con l’aumento delle statistiche, diviene meno efficace dopo un certo livello, questa struttura va a cozzare con la filosofia, denominata “git gud” dall’internet, basata sul migliorare le proprie abilità di giocatore.
Lo si nota soprattutto in alcune sessioni di gioco secondarie dove è richiesta una cavalcatura potenziata dalle ceneri di spirito venerate, nonostante la frequenza con cui queste appaiono durante l’esplorazione sia all’incirca la metà di quella dei frammenti dell’Albero Ombra.