Daymare 1998 ed i numerosi easter eggs della provincia romana

Siamo abituati a videogiochi stranieri di cui sappiamo poco e nulla. Il paesaggio circostante ci è assolutamente sconosciuto, ma quando fai visita agli Invader Studios, sviluppatori di Daymare 1998, ed un minuto dopo lo trovi riprodotto nel gioco non puoi far altro che sorridere.
Grazie all’intervista di qualche anno fa e alla conoscenza personale della provincia romana da cui è stato partorito Daymare, ho trovato divertenti i numerosi easter eggs, in grado di comunicare al videogiocatore il duro lavoro di ricerca e di sviluppo
Scrivere questo articolo non è affatto facile, perché il mio legame emotivo con Daymare: 1998 è molto forte: fu la mia prima intervista, di quelle fatte per bene, dal vivo, senza videochiamate o trascrizioni.
Se scrivo questo articolo però, conclusivo del nostro lungo percorso di analisi del paesaggio videoludico, non è per rivangare il passato, quanto, piuttosto, mettere in luce alcuni aspetti del videogioco che, per ovvi motivi, sfuggono alla maggior parte delle persone. Perché dico ovvi motivi?
Daymare: 1998 presenta numerosissimi easter eggs che, per me che ho la fortuna di averli ad una ventina di chilometri di distanza, riesco a notare. Cose messe lì, senza alcun legame con la trama di gioco, che potreste ignorare tranquillamente, ma che rendono viva e personale l’opera. È la mano, il lavoro, il divertimento e la fatica degli sviluppatori, quel quid che poteva non esserci e che invece c’è. E rende tutto speciale.
La provincia romana
Arrivo ad Olevano Romano con telecamera, microfono, taccuino pieno di appunti, domande e, in maniera distratta, mi guardo intorno, salgo ed arrivo nello studio: lì la mia attenzione per il mondo circostante si alza decisamente. Vedo al lavoro sviluppatori, grafici, e tocco con mano una realtà ambiziosa che ancora deve pubblicare il suo primo lavoro.

L’intervista inizia e capisco sin da subito che qualcosa, più delle altre, attira la mia attenzione, ossia la cura di alcuni dettagli presenti nel gioco. Ho già recensito Daymare: 1998, ma qui voglio soffermarmi sull’aspetto paesaggistico. Con il pad in mano, qualche anno dopo, nella sua versione definitiva, vengo catapultato, di nuovo, in un posto che mi sembra familiare

Lì, nei posti che vedete negli screenshot, io provai in anteprima Daymare, mi lasciai andare ad un fiume di domande (chiedo ancora perdono a Michele!), ed ora invece lo esploro in cerca di munizioni
Può sembrare una cosa da poco, ma l’idea di ripercorrere, videoludicamente parlando, gli stessi passi, i miei di quella mattina, fa davvero un certo effetto. Soprattutto se, adesso, devi difenderti da zombie, ci sono fiamme ed una coltre di nebbia a rendere spettrale il paesaggio
Un altro dettaglio che mi fece davvero sorridere, in uno dei momenti, in realtà, più concitati del gioco, fu la presenza di molti nomi di paesi locali sullo schermo del megacomputer. Immaginate adesso di stare a salvare il mondo e di ritrovare, così, di lato, il nome del paesino che avete vicino casa. Da non sottovalutare comunque, in basso a destra, la partita di tris (terminata in pareggio!)

Ultimo di questa selezione, anche se ce ne sono tantissimi altri, l’insegna di un negozio locale di cui conosco personalmente il proprietario. Anche qui, in penombra, impaurito dal possibile assalto di creature spaventose, con munizioni limitatissime, mi giro e leggo il nome del negozio di alimentari Luna Market

Easter Eggs vari
Al di là della simpatia che suscitano questi easter eggs riservati ai pochi che conoscono la zona, ce ne sono tantissimi altri, di portata internazionale, che fanno comprendere quanto lavoro ci sia stato dietro allo sviluppo di Daymare: 1998
Ci sono tantissimi riferimenti a film del passato, videogiochi, libri, ma vi riporterò giusto un paio di immagini, forse quelle più accessibili, solo per darvene un’idea. Il consiglio che vi do è di giocarlo e di scoprire voi stessi tutti i vari easter eggs

Ovviamente non poteva mancare il tributo alla città più amata e bombardata della storia videoludica. Di cosa parlo? Ma ovviamente di Raccoon City!

Questa è la capacità che ha il videogioco di comunicare al di là della sua trama e dei suoi intenti. La possibilità di esplorare, di perdersi, di scegliere il punto di vista, rende speciale questo media. La mia esperienza con Daymare è stata per certi versi unica, perché ho avuto modo di ritrovarmi in luoghi che conosco, di vedere come una semplice strada possa diventare per lo sviluppatore l’occasione di un teatro orrorifico
Grazie per tutto il pesce!
Questo è l’ultimo articolo del nostro progetto sul paesaggio videoludico iniziato il 9 aprile con ben sedici articoli, uno a settimana. È stato un lavoro corale, in cui tutti i nostri redattori hanno partecipato e, grazie alle bellissime illustrazioni di Lory Giuntini, a cui va un ringraziamento speciale, abbiamo fatto qualcosa che ci ha avvicinato molto a voi, i nostri lettori.
Chiudere con Daymare non è stato un caso (a proposito, segnate sulla vostra wishlist il nuovo titolo Sandcastle!), perché la redazione di Altea è attenta e vicina allo sviluppo videoludico italiano
È stato un bellissimo viaggio, che non termina certo qui, perché stiamo già pensando alla prossima stagione, e che avremo modo di condividere ancora con voi, magari in un… formato diverso! Ma niente spoiler, Seguiteci su Instagram cliccando qui in basso per restare aggiornati!