Outriders: tra genocidi e xenofobia

L’articolo contiene numerosissimi spoiler
Outriders è un gioco che possiede diversi livelli non solo di giocabilità, ma di lettura. Il percorso può essere lineare, seguendo la trama principale, oppure potrete perdervi in una narrazione fatta di missioni secondarie e documenti sparsi nel mondo di gioco. Lo sterminio dei Pax, la Caravel e la Flores, la crudeltà di Monroy, sono elementi che ci ricordano le peggiori pagine della nostra storia, dai nativi americani ad Hitler.
Uno degli aspetti che mi ha colpito maggiormente è stato il modo in cui viene trattato il genocidio dei Pax ed una frase che un membro dell’equipaggio si trova a pronunciare, quasi gettata per caso, tra un combattimento e l’altro: “Monroy non è comunque giustificabile” (volendo riassumere il concetto).
Queste parole si riferiscono alle progressive scoperte da parte del vostro Outrider e del suo equipaggio in merito allo sterminio adottato da Monroy nei confronti dei Pax, la popolazione autoctona e pacifica di Enoch.
È un tema storico, politico, culturale ed artistico frequente, quello dell’incontro con il diverso, che sfocia nella sua forma più inquietante e violenta, dalla xenofobia al razzismo. Come può un gioco come Outriders, un TPS, poter affrontare così bene un tema simile?
La differenza la fanno i documenti e la narrazione
Outriders sviluppa la sua trama in maniera molto semplice, in grado di giungere a qualsiasi tipo di videogiocatore, articolandosi in numerose cutscene, forse troppe, orchestrate come piace agli americani: esplosioni, tizi che pronunciano frasi gagliarde, muscoli, armi grosse come l’obelisco Sallustiano di Roma.
Semplificando di molto, si cerca di raggiungere, partendo dal punto A, un punto B ignoto, fatto di un segnale radio misterioso, che potrebbe nascondere l’Inferno oppure l’Eden, così come lo immagina la cara Channa.
Soltanto che nel tragitto si rompono cose, spuntano bestie, imprevisti estremamente prevedibili ti colgono (dovrebbero coglierti) di sorpresa e quindi per giungere a ‘sto segnale ci vuole un po’ di più del previsto.
Nel finale però i toni cambiano, forse è la mia sensibilità al tema trattato, ma l’impressione è che l’incontro con August, teoricamente l’ultimo Pax in vita, non nasconda soltanto una storia di razzismo e violenza, ma l’occasione di una riflessione voluta e consapevole, mai collaterale, dagli sviluppatori.
People Can Fly è una software house di Varsavia, Polonia, e questo ha fatto accendere in me un ulteriore campanello d’allarme su quanto siano stati attenti ai dettagli. In questo articolo forse andrò a scomodare alcuni temi caldi della storia dell’umanità, e chiedo venia in anticipo qualora dovessi cercare, forse con troppa caparbietà, un collegamento con un gioco come Outriders, che forse voleva soltanto far divertire.
Mi scuso anche, eventualmente, di aver visto un possibile collegamento con il popolo polacco, probabilmente il più colpito dall’arma di distruzione di massa hitleriana.
Non si tratta di voler essere politicamente corretto a tutti i costi, ma tirare in ballo argomenti del genere ed accostarli ad un videogioco potrebbe essere malvisto dai più; l’intento, in realtà, è proprio quello di notare come da un semplice gioco ci si possa fare domande fondamentali per la propria cultura e crescita.
Ma i numerosi documenti, di cui vi riporterò degli estratti, alcune caratteristiche dei Pax, e alcune cutscene, sembrano non lasciare alcun dubbio sulla non casualità dell’operato eccellente di People Can Fly. Non può essere un caso.
La Nina la Pinta e la Santamaria
12 Ottobre 1492 la “scoperta” dell’America. Da lì l’ingresso selvaggio da parte della popolazione europea che, per la prima volta, trova terre sconfinate, ricchezze, cibi, ma soprattutto manodopera. Non vi ricorda, un po’, la Caravel e la Flores di Outriders?
Navi, questa volta spaziali, che giungono per colonizzare un nuovo mondo, fertile, non compromesso: un nuovo inizio, dove fare le cose per bene, come se, a metterle male sulla Terra, fosse stato qualcun’altro. Un bagaglio non desiderato, quello della propria storia ed identità, sbarca su Enoch (e in America nel 1492), e con esso, oltre ad una genuina curiosità, tanta diffidenza e violenza.
Monroy ed i suoi uomini tirano fuori l’artiglieria pesante, ma i Pax, con uno schiaffo molto più potente, offrono loro generosità, acqua, cibo, riparo. Ignari di cosa siano le armi da fuoco, come si evince dal diario della dottoressa Indira Ocasio, i Pax mostrano di non conoscere il significato di qualsiasi tipo di malvagità verso i propri simili, come se gli omicidi e la brutalità potessero provenire soltanto dalla natura esterna

Quella che può sembrare una narrativa fantasy nasconde una realtà che noi stessi abbiamo avuto modo di conoscere, nella realtà. È noto come molte tribù indiane non conoscessero quasi il significato della guerra (mentre altre erano molto preparate in questo) e lo stesso si può dire per alcune civiltà precolombiane.
L’accoglienza è stata, per molti popoli autoctoni, la strada più naturale per accogliere lo straniero, ma la moneta con cui sono stati ripagati la conosciamo tutti. La stessa valuta è stata scelta per i Pax di Enoch, sterminati dal primo all’ultimo dopo aver scoperto le loro (pacifiche) straordinarie capacità, e dopo alcuni apparenti malintesi.
[…] Sono convinta che i Pax abbiano salvato le nostre vite, in qualche modo, ma in tanti non la vedono come me. Monroy e i suoi fedelissimi hanno cominciato a chiedersi se i Pax non possiedano troppo potere, un potere che non comprendiamo, lo stesso potere che causa quelle tempeste. Monroy sta aizzando la gente “Cosa succederà se i Pax decideranno mai di non essere più pacifici?
Indira Ocasio
Perché se i Pax si radunavano attorno agli obelischi per placare l’Anomalia, Monroy interpretò questo gesto come la sua invocazione e, in maniera forse subdola per controllare il loro potere, scelse la via della violenza.
Perché condividere quell’energia quando è possibile averla tutta per sé? Perché, su un nuovo mondo, non sfruttare la possibilità di diventarne il Re? Il bagaglio scomodo è, come sempre, quello del potere, a cui nessuno sa rinunciare. O quasi.
L’essere umano di Enoch, o del pianeta Terra che conosciamo, è straordinariamente contraddittorio: è in grado di compiere il male senza essere necessariamente cattivo. “Quelli buoni” sono un manipolo di gente non proprio raccomandabile, capitaneggiata dall’Outrider e viaggia in cerca del segnale, tenta di aiutare August, non scende a compromessi con Monroy e si strugge per il genocidio dei Pax.
Noi che non siamo in grado di salutare il nostro vicino di casa, ma mandiamo sul Voyager la nostra musica, le nostre informazioni, i saluti in tutte le lingue che conosciamo, il nostro lato migliore in attesa che qualcuno ci risponda. Per non sentirci soli. Odiamo stare da soli.
La follia di un uomo fa leva sulle paure (degli altri)
“Tutti sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri”
Questa celebre frase di Animal Farm di Orwell, svuotandola dal suo significato politico, potrebbe riassumere la contraddittorietà dell’essere umano: non siamo degli stinchi di santo, ma qualcuno lo è di meno (e va oltre i limiti).
Se la dottoressa Indira Ocasio ed il braccio destro di Monroy, Nikolai Galyatkin, giunti ad un certo punto si rendono conto delle atrocità commesse e, senza cercare giustificazioni e perdono, tentano di fermare l’orrore a cui hanno pur contribuito, c’è qualcuno che non si ferma davanti a nulla.
[…] Ho perso ogni sensibilità, a causa della paura e del sollievo, a ogni nome letto che non fosse il mio. Alla fine, gli ultimi di noi sono stati scortati fuori, dove i cospiratori sono stati fatti inginocchiare. Dopodiché, ci sono state date delle pistole e abbiamo dovuto giustiziarli. Ora siamo tutti infetti.
Indira Ocasio
Il campo di sterminio messo in piedi, il genocidio dei Pax, le parole pronunciate da Monroy ed i suoi uomini al limite della razionalità, pronte a trasformarsi in sentenze, ricordano, senza mezzi termini, il Mein Kampf di Adolf Hitler.

La sua ossessione per la razza pura, il suo voler vedere a tutti i costi un disegno politico complottista in cui gli ebrei serpeggiano nella politica tedesca, controllandola dall’interno, così come per la stampa, ricorda molto i documenti di Outriders.
Ecco che i Pax nonostante la loro ospitalità ed il loro evidente impegno nel fermare l’Anomalia (avrebbero potuto semplicemente avvelenarli o colpirli nel sonno, no?) vengono visti come subdole creature, minacce da eliminare e, non solo, da sfruttare dove possibile, costringendole a lavori forzati, a derisioni, alla morte per fame, alla fossa comune, senza alcuna spiegazione.
[…] Li abbiamo scortati all’inceneritore costruito al limitare del campo, messo su con dei vecchi generatori, e li abbiamo fatti stare all’interno. Ci hanno guardato con aria interrogativa mentre entravano nella camera, alcuni hanno persino provato a parlarci mentre aspettavamo che ci fosse sufficiente pressione. Non avevano idea di cosa stesse succedendo. L’incenerimento è stato rapido e il frastuono prodotto dalle fiamme ha coperto parte delle grida che sono riusciti ad emettere.
[…] Dopo qualche piccolo ostacolo iniziale, abbiamo finalmente raggiunto un tasso stabile di 4000 Pax all’ora. Diamo la priorità ai malati, cercando di minimizzare il rischio di spargimento dell’infezione per i nostri. Ho impostato i turni per i miei uomini e siamo in grado di operare giorno e notte, fino a 21 ore al giorno […] l’operazione si concluderà in 45 giorni.
Enver Caruzo
Non credo sia necessario riportare altri estratti e non credo siano necessarie altre parole, perché parole come queste sono state pronunciate e realizzate non in un videogioco, ma nella realtà.
Non può essere un caso
Ho iniziato a scrivere questo articolo con la paura di poter urtare la sensibilità di qualcuno, perché un videogioco ha sempre bisogno di giustificarsi (ma non è questa la sede per affrontare il discorso). Credo però che People Can Fly abbia fatto un lavoro straordinario nel far germogliare un TPS, frenetico e d’azione, su un terreno in grado di dare molti frutti.
Frutti che fanno bene alla mente, che non possono essere casuali, che possono aiutare soprattutto i più giovani a toccare con mano le possibilità dell’orrore. Outriders non è un titolo perfetto e potremmo parlare per ore delle sue mancanze a livello tecnico, ma la quantità e qualità dei documenti e le modalità narrative lo rendono non solo interessante, ma anche facile da comprendere. Di nuovo, lo ripeto, non può essere un caso.
“I miei occhi hanno visto gesta che credevo essere relegate a lezioni di storia, e ora tremo mentre le riporto su carta”
Indira Ocasio