Redout Space Assault – lo sparatutto spaziale italiano

Redout, il racing game futuristico degli italianissimi 34BigThings, dopo aver mostrato i muscoli e la sua capacità di inserirsi in un solco che va da Pod a Wipeout, cambia veste e con Redout: Space Assault ingrana la marcia a favore di uno sparatutto spaziale “in corsia”.
Avete presente i percorsi guidati che trovate nel, certamente più famoso, Star Fox di Nintendo? Questo si intende per “corsia”, perché non avremo una grande possibilità di esplorare lo spazio intorno a noi, ma non tutti i mali vengono per nuocere.
Uno sparatutto spaziale “in corsia”
Siamo abituati a chiedere ai videogiochi una maggiore capacità di esplorazione e personalizzazione, a qualsiasi genere. Il morso della vipera, che stavolta si chiama open-world, ci ha messi, in parte giustamente, in questa direzione, ma c’erano una volta gli arcade, il cui divertimento era assicurato, pur non essendoci spazio per una gestione autonoma dei tempi.
Negli arcade il ritmo è quasi sempre serrato, i percorsi sono guidati, e le scelte da affrontare sono sempre frenetiche e perlopiù concentrate sui vari potenziamenti: è proprio il caso di Redout: Space Assault e va letto come un pregio. Si va dritti, con il proprio caccia stellare, e ciò che conta è spazzare via le minacce sullo schermo, a suon di cannoni al plasma e missili inseguitori. Non ho voglia, in questo caso, di un’ambientazione e di una trama fitte e profonde.
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La “corsia” ci consente di seguire un percorso più o meno guidato, in cui la possibilità di sceglierne di alternativi viene ridotta all’osso, o meglio, alla missione. Non tutte le missioni infatti prevedono la stessa gestione dei percorsi: in alcune dovrete tirar dritto e sparare a più non posso, in altre, invece, dovrete cercare i ribelli nascosti nel campo di asteroidi
8 capitoli ed una trama
Gli otto capitoli sono suddivisi in piccoli obiettivi, come appena accennato, diversi tra loro non solo dal punto di vista della trama: tentare l’assalto contro una corazzata avrà un ritmo ed un’organizzazione differente dal riportare indietro un oggetto.
Questo però non deve farci cadere nell’errore di pensare a Redout: Space Assault come ad un titolo estremamente variegato: a volte, purtroppo, si sente la ripetitività delle missioni che, non avendo un livello di difficoltà selezionabile, non aggiungono nulla una volta completate.
Il gioco è comunque molto divertente, tipicamente arcade, questo lo abbiamo già detto, e con una trama semplice, lineare e giusta per il suo genere: il vostro personaggio, Leon, sarà il pilota di un caccia e dovrà stanare ribelli, tradimenti, imboscate. I dialoghi sono scarni, ma è esattamente ciò che si cerca quando si ha voglia soltanto di affondare navi (anche se affondare, forse, non è proprio il termine esatto).
Per avanzare nei vari livelli sarà necessario potenziare la vostra navicella: dai missili agli scudi, dallo scafo ai cannoni. Per fare ciò dovrete tornare sui vostri passi nelle missioni precedenti, completarle più volte, così da farvi trovare pronti per alcune imprese che non saranno facilissime
Una telecamera, una corsia
A volte non sarà facile superare un capitolo non solo per l’intrinseca difficoltà di alcune missioni, ma anche per alcuni limiti strutturali della telecamera. Se prendere la mira sarà quasi sempre facile grazie alla corsia che vi indirizza nel posto giusto, a volte vi verrà voglia di schivare i colpi e di non riuscire a farlo bene, perché siete vincolati.

Un colpo che arriva e l’impossibilità di evitare di farsi colpire sono comuni e questo fa un po’ storcere il naso. Bisogna dire però che non c’è una morte permanente, quindi non inizierete ogni volta da capo la missione, pur perdendo tutte le monete raccolte fino a quel momento.
Quando però affronterete scenari più esplorativi la telecamera si comporterà bene e scegliere il percorso non darà grandi problemi anche quando utilizzerete il turbo. Inoltre potrete godere dei paesaggi spaziali con fluidità.
Conclusioni
Graficamente Redout: Space Assault è un piacere per gli occhi (gli screenshot parlano davvero da soli) e uniti all’ottima colonna sonora, che detta bene il ritmo ed il pathos del momento, lo rendono un gioco tecnicamente ottimo.
Unico neo di un titolo davvero ben fatto è proprio il fulcro del gameplay, o meglio, alcune volte lo è, perché vi capiterà di sparare a caso senza comprendere bene la strategia d’attacco e di difesa.
In ogni caso 34BigThings conferma l’ottimo lavoro di un percorso coerente e valido iniziato, nel caso di questa saga, nel 2016 con il primo Redout.