Il braccio di ferro tra U.E. e Russia sull’Ucraina
È un vertice all’insegna della tensione quello che ha avuto luogo fino ad ora tra l’Unione Europea e gli Stati del Partenariato Orientale. A seguito del dietrofront del presidente Viktor Yanukovich pochi giorni prima dell’apertura del Summit l’attesa firma dell’accordo di associazione dell’Ucraina non ha avuto luogo. Anche le sottoscrizioni di Moldavia e Georgia non sono riuscite a stemperare il clima.
La causa principale delle mancate adesioni sono le pressioni di Mosca, soprattutto per quanto riguarda l’Ucraina, lo Stato del Partenariato più grande e strategicamente importante, per il quale la firma equivale ad una scelta tra blocchi di influenza. La Russia ha infatti ventialto la possibilità di un blocco delle importazioni provenienti dall’Ucraina e di un mancato rifornimento di gas durante l’inverno, nel caso in cui l’accordo dovesse diventare effettivo. E per un’economia come quella ucraina questi avvertimenti non possono che suonare come pericoli reali.
Dal canto suo l’Europa non ha mancato di offrire aiuti, come la promessa di un miliardo in 7 anni, giudicati però insufficienti da Yanukovich. Non sono mancate le reazioni fredde, come quella dell ministro degli esteri svedese che ha sostenuto che il Partenariato Orientale non è “un bazaar” dove si può andare alla ricerca della “offerta migliore”. Lo stesso Hollande ha rimarcato come l’Europa non “pagherà l’Ucraina per farla entrare nel patto d’associazione”.Ma certo non è un caso che il discorso di oggi del Presidente della Commissione Europea Barroso abbia fatto leva, dati alla mano, più sui vantaggi economici che l’Unione Europea può prospettare, che sugli ideali di democrazia e rispetto dei diritti umani di cui si fa portatrice l’Europa.
Di fronte a queste proposte, la sorte dell’Ucraina è ancora in bilico. È certo un fatto la mancata firma del trattato di adesione. Ed è un fatto che la liberazione della leader ed ex-primo ministro ucraino Julija Tymošenko, indispansabile secondo l’U.E. per la continuazione delle trattative,non sia ancora avvenuta. Ma è degna di nota la manifestazione che si è tenuta domenica scorsa a Kiev, quando decine di migliaia di persone (per l’opposizione 100.000, per le forze dell’ordine 50.000) hanno dato luogo alla più grande protesta dal 2004 in Ucraina, per esprimere il loro dissenso contro l’allontanamento della propria nazione dall’Europa. E altre manifestazioni potrebbero essere in programma.
La proposta di Yanukovich di concordare un incontro a tre tra Ucraina, Russia e U.E. è stata respinta da quest’ultima. Eppure le offerte dell’Europa per ora rimangono sul tavolo. Come ha dichiarato il premier francese Hollande: “la partnership rimane aperta, ma è l’Ucraina che per prima la deve volere”. Simili dichiarazioni sono state pronunciate ieri anche dalla cancelliera tedesca Angela Merkel. D’altra parte la Russia ha già da tempo stipulato una sua unione doganale per la circolazione delle merci e delle persone con la Bielorussia e il Kazakistan, a cui è invitata la stessa Ucraina.
In questo contesto le dichiarazioni rialsciate al Financial Times da Dalia Grybauskaite, presidente di uno Stato come la Lituania , che “per venti anni ha subito pressioni simili dalla Russia”, suonano come un monito. “Stiamo parlando di una decisione che deve prendere l’Ucraina. Questo non riguarda le pressioni, o i mezzi attraverso cui sono esercitate, ma la volontà di accettare o reagire ad esse”.
Daniele Di Giovenale
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