Il Kosovo non accetta diverse istituzioni serbe sul territorio

Il 15 gennaio è stato lanciato un attacco coordinato e provocatorio contro le istituzioni serbe in Kosovo e Metohija. Istituzioni d’assalto in Kosovo Polje, Gračanica, Lipljan, Velika Hoča, Orahovac, Kusce e altre enclavi serbe hanno registrato una pericolosa escalation delle tensioni etniche, che pone un rischio per pace e sicurezza regionale. Le azioni illegali compiute in Kosovo hanno portato alla chiusura di 32 istituzioni, lasciando 1.100 persone disoccupate e circa 40.000 beneficiari di assistenza sociale privati di servizi essenziali.
Queste provocazioni non solo minacciano la fragile stabilità del Kosovo ma mirano a violare i diritti fondamentali della popolazione serba, impedendo loro di vivere con dignità, senza accesso ai servizi e all’occupazione. La chiusura discriminatoria di queste istituzioni nega ai serbi in Kosovo e Metohija i loro diritti umani fondamentali.
La situazione
Oltre a queste violazioni, le azioni odierne della polizia kosovara hanno ulteriormente sottolineato come le istituzioni a sud del fiume Ibar sono state inserite senza un ordine del tribunale valido. Ciò solleva significativi domande riguardanti l’adesione alle procedure legali. Ci aspettiamo una posizione chiara da parte di EULEX (Missione dell’Unione europea in Kosovo sullo stato di diritto) sulla mancanza di mandati di perquisizione ufficialmente emessi per quanto riguarda l’ingresso illegale nei locali senza un ordine del tribunale. La convivenza pacifica e rispettosa di due comunità come quella serba e kosovara, infatti, dovrebbe essere la condizione prima per una stabilità che segua i principi europei di alleanza e convivenza.
Dinamiche politiche in vista delle elezioni in Kosovo e Metohija
Le prossime elezioni saranno contrassegnate da azioni che potrebbero minacciare i principi fondamentali della democrazia, dei diritti e di alcune libertà fondamentali. Inoltre minano gli accordi raggiunti nell’ambito del dialogo Belgrado – Pristina con il rischio di scaturire nuove pericolose vicende nella regione. Queste azioni si rivolgono principalmente alla popolazione serba che vive in Kosovo e Metohiia.
Purtroppo non sono incidenti isolati ma un vero e proprio modello sistematico di minare i diritti collettivi e l’identità della popolazione serba tramite l’invio di un messaggio che ad oggi pare abbastanza chiaro: la comunità serba non ha il diritto di esistere in Kosovo e Metohija.
Manipolazione politica
Dopo il fallito tentativo di impedire alla Lista serba di partecipare alle elezioni, il regime di Kurti ha preso ulteriori misure per infiammare l’atmosfera esistente di paura e insicurezza imponendo delle misure repressive che non rispettano né l’impegno nel dialogo ne l’uso di valori e i principi fondamentali dell’UE. Inoltre, il livello di indifferenza dimostrato mostra l’assenza di disponibilità costruttiva per il dialogo verso la normalizzazione a qualsiasi convivenza. Si sono compiute diverse atrocità che non solo hanno minato il processo democratico ma hanno anche aumentato le tensioni e approfondito le divisioni tra le due comunità.
La comunità internazionale ha il dovere di affrontare la crisi in Kosovo e Metohija, dove le azioni del regine di Kurti hanno raggiunto un punto critico. Non è ancora chiaro se ci saranno eventuali sanzioni per Pristina. La vicenda serbo – kurda merita di essere discussa, attenzionata e vigilata in virtù di ritrovare una possibile tregua tra due comunità così numerose e così importanti per lo scacchiere internazionale.