Il Mito Di Venezia, da Hayez alla Biennale al Castello Visconteo Sforzesco di Novara

La mostra nasce con un intento encomiastico: celebrare i 1600 anni della città di Venezia, la cui fondazione è stata tradizionalmente fissata il 25 marzo dell’anno 421. Ma offre un percorso pittorico di grande bellezza per scoprire quel particolare momento storico dove la pittura a Venezia sembrava, “fuori dal mare agitato dell’arte italiana”, come scriveva erroneamente Camillo Boito nel 1871.
Dopo Il Divisionismo lombardo, Mets Percorsi d’arte, insieme a Fondazione Castello e Comune di Novara si propongono di raccontare il mito della città lagunare con oltre settanta opere molte delle quali provenienti da prestigiose collezioni private. La curatatela è di Elisabetta Chiodini insieme ad un prestigioso Comitato scientifico diretto da Fernando Mazzocca di cui fanno parte Elena Di Raddo, Anna Mazzanti, Paul Nicholls, Paolo Serafini e Alessandra Tiddia. É di Mets il prezioso catalogo.

Le opere sono esposte in otto sale, otto tappe emblematiche di una pittura che va via via trasformandosi.
La prima sala è dedicata ad Hayez, principale motore del rinnovamento della pittura non solo storica, ed ad alcuni contemporanei. Tra le opere esposte, c’è Venere che scherza con due colombe, del 1830, esposto nello stesso anno a Brera e giudicato scandalosamente lontano dai canoni della bellezza ideale classica cui si era ispirato Canova. “Il rispetto che io ho del vero, scriverà l’autore, mi tolse l’ardire di migliorarlo secondo canoni estetici greci”.
La seconda accoglie opere di Giuseppe Canella, Ippolito Caffi ed altri contemporanei. Questi lavori che vanno dal 1834 al 1880 circa, segnano il passaggio dalla veduta urbana ( pittura di paese) ricca di personaggi reali in cui il pubblico si riconosce, al paesaggio.
Ed alla poesia della laguna è dedicata la terza sala con opere di Guglielmo Ciardi. Il pittore, oltre ad immortalarla con la sua luce dai valori illuministici e cromatici variabili, dedica molte delle sue opere anche ai paesaggi della campagna trevignana, colta senza leziosità, nella sua essenza quotidiana.

All’universo famigliare cristallizato nel suo aspetto più sincero della vita quotidiana è dedicata la IV sala. Troverete opere di Luigi Nono che in genere coinvolgono membri appartenenti al nucleo familiare; quelle di Giacomo Favretto caratterizzate da naturalezza ed immediatezza nel rendere le pose e le attitudini nei gesti; di Ettore Tito, Angelo dall’Oca Bianca, Alessandro Milesi.
Tele degli stessi pittori sono anche nella sala V: la pittura dal vero dedicata al lavoro e alla vita quotidiana. Si tratta di interni e/o esterni di botteghe dove i popolani svolgono i loro umili lavori, o spazi naturali aperti come nel caso di Ettore Tito, con le sue Lavandaie sul Garda ricche di giocondo movimento, o Raggio di sole.
Anche l’idillio amoroso è dipinto dagli stessi pittori con toni naturalistici nella sala VI.
Il Mito Di Venezia, da Hayez alla Biennale: Refugium peccatorum e il mistero della fede
Le tele di Luigi Nono, presentate nella sala VII, Refugium peccatorum, commuovono e inducono a fermarsi. Hanno ad oggetto la “devozione popolare” declinata dal pittore in un gran numero di versioni che hanno in comune uno studio molto approfondito sul vero. In due delle tre tele è raffigurata una donna che, ai piedi della statua della Madonna, a Chioggia, le chiede verosimilmente di intercedere per lei. É visibile solo il piedistallo e non l’intera statua della Madonna, quasi che, la disperazione terrena, non le lasci spazio.
La donna è ripiegata su se stessa, in ginocchio sulla riva selciata del canale, sporca, umida, fredda, con qualche foglia secca che ricorda l’ “inverno della vita”. È vestita con abiti umili, quasi stracci. Ha lo sguardo a terra, la testa fra le mani, prostata da dolore e commozione. In una terza tela, che si espande questa volta in verticale, la donna è in piedi, accanto alla statua dipinta per intero, sullo sfondo di una natura che sembra incurante del dolore umano e sfoggia cirri giocosi rosati.

Lo studio del vero è documentato da svariati disegni a matita su carta, riportanti talvolta preziose indicazioni sui colori. Tuttavia queste tele implicano forse, qualcosa di molto più vasto: il mistero della fede.
Questo tema, unito a quello della morte, lo ritroviamo nell’ultima sala, in due tele di Mario De Maria dove si sentono gli influssi del simbolismo arrivati a Venezia grazie alle biennali.
Influssi “nordici” e primi fermenti novecenteschi, si ritrovano anche nelle opere di Milesi e Fragiacomo.
Il Mito Di Venezia, da Hayez alla Biennale
Novara, Castello Visconteo Sforzesco, piazza Martiri della Libertà n. 3
Dal 30 ottobre 2021 al 13 marzo 2022
Orari:
Martedì – domenica 10,00 – 19,00
(la biglietteria chiude alle 18,00)
Aperture straordinarie: Lunedì 1 novembre, mercoledì 8 e domenica 26 dicembre, sabato 1, giovedì 6 e sabato 22 gennaio
Chiuso: venerdì 24, sabato 25 e venerdì 31 dicembre
Biglietti:
– Intero € 12,00
– Ridotto € 10,00 (Visitatori dai 20 ai 26 anni e over 65, Gruppi composti da almeno 10 persone, Soci TCI Touring Club e FAI, Soci di “Abbonamento Musei Lombardia Valle d’Aosta”, Giornalisti con tesserino ODG con bollino dell’anno in corso non accreditati dall’ufficio stampa, Soci di altri enti convenzionati muniti di tessera, Insegnanti di scuola primaria e secondaria di primo e secondo grado; Promozione famiglia: Accompagnatori, massimo 2, di ragazzi dai 6 ai 19 anni; Promozione cupola: visitaori della Cupola di San Gaudenzio)
– Ridotto Ragazzi € 6,00 (Ragazzi dai 6 ai 19 anni)
– Gratuito (Minori di 6 anni, Disabili muniti di certificazione, Guide turistiche abilitate con tesserino di riconoscimento, Giornalisti accreditati dall’Ufficio Stampa, Insegnanti accompagnatori di scolaresche composte da almeno 9 studenti, Soci di “Abbonamento Musei Piemonte Valle d’Aosta” e “Abbonamento Musei Formula Extra”)
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