Papà comprami un Gameboy, 25 anni e milioni di ricordi

21 Aprile 1989. Il duro lavoro di Gunpei Yokoi, a capo dello studio R&D1, e di Satoru Okada, a capo di progetti come Metroid e Kid Icarus, vede finalmente la luce e cambierà, per sempre, il modo di concepire l’universo dei portatili.
NASCE IL GAMEBOY ED I SUOI CONCORRENTI: NUMERI DA CAPOGIRO
Il Gameboy in sole due settimane vende, in Giappone, l’intero stock di 300.000 unità e non si fermerà, nelle sue evoluzioni in Pocket, Color, Advance e Micro, se non nel 2005, anno del lancio del Nintendo DS. Le ragioni di questo successo possono essere addotte a molte cause, ma anche a nessuna. Il giorno del suo lancio doveva competere con un altro colosso di videogiochi: Atari con il suo Lynx, in tutto più potente della console Nintendo. Basti pensare che la portatile Atari aveva uno schermo a colori, mentre quella di Nintendo uno schermo bianco e nero con quattro tonalità di grigio ed uno sfondo tinto di verde per evitare le sfumature indaco degli schermi LCD. La sfida si concluderà con meno di 500.000 unità vendute per la prima, contro gli 87,66 milioni per la seconda. Altri provarono, invano, a sfidare Nintendo: Gamegear, Wonderswan e NeoGeo Pocket ad esempio.
LESS IS MORE: GIOCHI SEMPLICI E DIVERTENTI
Yokoi sapeva bene che il successo stava nel software, nei videogiochi e nella loro semplicità, perché, a volte, i numeri e le specifiche tecniche non contano. Gameboy è stata una console che, pur senza aggiornarsi, è rimasta ammiraglia nel suo settore. SuperMario Land, Metroid, Kid Icarus, Zelda, Tetris: Nintendo sfiderebbe chiunque a dire di non aver mai provato questi videogiochi. Poi, dopo quasi dieci anni di successo incontrastato, quasi al culmine della sua carriera, Satoshi Tajiri completa il suo lavoro su un nuovo videogioco: Pocket Monsters, abbreviato in Pokémon. 151 creature da catturare e da poter scambiare da Gameboy a Gameboy, grazie al cavo link. Il multiplayer a portata di tutti, con un semplice cavo, anche per i bambini. Un successo senza precedenti e che, sommandolo al successivo Nintendo DS, dichiarano il colosso giapponese come vincitore indiscusso per oltre 25 anni. Il marchio Gameboy fu accantonato, a favore del DS, un po’ per insicurezza ( DS si discostava molto dall’Advance, soprattutto per il touchscreen ), un po’ per errore, e questo gli consentì a di terminare la sua carriera nel modo che più gli si addice: nella gloria e nel cuore di tutti i videogiocatori.
Marco Piacentini
6 maggio 2014