Fake news e deep fake: come combattere una guerra

La proliferazione di fake news e deep fake in ambito bellico è sempre più invadente, fino anche ad impattare concretamente sul corso di una guerra. Tuttavia, la manipolazione dell’informazione e la diffusione di fatti distorti e delle notizie inventate non sono una storia nuova, se ne ha notizia fin dall’invenzione della stampa (metà del XV secolo). Solo con l’avvento di Internet prima e dell’IA dopo, la diffusione di contenuti falsi ha registrato una rapida crescita.

Guerra, bufale e polarizzazione
Il termine fake news ha riscosso un grandissimo successo virale a partire soprattutto dalle elezioni presidenziali americane del 2016 in riguardo alle ingerenze dei servizi segreti russi accusati di condurre sospette campagne informative in supporto alla vittoria di Trump. Ma è soprattutto in contesti bellici che assumono un connotato ancor più allarmante, con la diffusione di contenuti manipolati che vengono fatti circolare tra la popolazione al fine di influenzarne le azioni e traferire messaggi totalmente in contrasto con la realtà. Un esempio concreto lo si nota nel conflitto siriano, quando un report realizzato dall’associazione The Syria Campaign ha denunciato come per tutti gli anni del conflitto i difensori dei diritti umani, i giornalisti e le vittime dei crimini di guerra abbiano subito attacchi a causa della circolazione di fake news e notizie piene di odio che li hanno portati, in alcuni casi, anche a perdere la vita.
Il conflitto israelo-palestinese alla prova dell’IA
Anche l’attuale conflitto tra Israele e Hamas ha generato un’ondata di disinformazione, circolante soprattutto nelle piattaforme dei social media (in particolare X, ex Twitter) e, secondo molti, si tratterebbe del primo conflitto dominato da false immagini e video generati dall’IA. Tra immagini di videogiochi spacciati per attacchi missilistici e video in cui appaiono civili israeliani uccisi per mano di combattenti di Hamas (poi, da uno studio più accurato dei clip, identificati come membri delle forze dell’ordine israeliane), il fenomeno sembra non avere precedenti, soprattutto per le grandi implicazioni sociali e globali. È anche interessante notare che si sono moltiplicate le richieste a piattaforme come Google, Meta, Rumble, X, TikTok di prendere qualche tipo di misura al fine di interrompere la diffusione di contenuti falsi che incitano all’odio e alla violenza, fino ad ora senza grande successo.
Oltre le notizie false: il recente caso dei deep fake
Anche i deep fake, quei video manipolati con scambi di viso realistici che fanno sembrare che qualcuno dica o faccia qualcosa che in realtà non ha fatto, realizzate con l’aiuto di intelligenze artificiali e definite dal sito Mashable “l’ultima crisi morale di internet”, sono sempre più utilizzate negli ultimi anni in contesto bellico con l’obiettivo di influenzare il corso della guerra. Fenomeno evidente appare nel conflitto in Ucraina, di cui riportiamo due esempi: il primo riguarda il deep fake di Putin apparso su Twitter nel marzo 2022, in cui il Presidente sembra affermare che le negoziazioni con l’Ucraina stavano avendo successo, che la pace era stata raggiunta e che la Russia riconosceva i confini ucraini con gli oblast’ di Donetsk e Luhansk; il secondo ha come protagonista invece Zelenskyy, che nel video diffuso sempre nel marzo dell’anno scorso, si rivolge ai soldati invitandoli a lasciare le armi e ad arrendersi alla Russia. Ovviamente entrambi i video erano falsi e sono stati rapidamente eliminati, ma nel frattempo erano riusciti a creare una certa confusione tra la popolazione. La storia si è ripetuta con il conflitto Israele-Hamas, del quale i principali diffusori di notizie false, secondo un’analisi di NewsGuard, sono stati gli account “verificati” con la spunta blu su X. Falsi, infatti, sono i video che mostrano alcuni bambini israeliani tenuti in ostaggio in gabbie da Hamas, ma anche alcuni combattenti di Hamas che festeggiano il rapimento di una bambina israeliana o una donna israeliana bruciata viva a Gaza. Enormi dubbi aleggiano, invece, su cosa abbia causato l’esplosione dell’ospedale battista Al Ahli Arab di Gaza City il 17 ottobre, di cui Israele ed Hamas si accusano reciprocamente dopo la circolazione di svariati video online.
Articolo a cura di Sara Speziali