“Rosmersholm”, il capolavoro di Ibsen al Teatro Franco Parenti
Dal 23 gennaio all’11 febbraio, al Teatro Franco Parenti di Milano, va in scena “Rosmersholm”, capolavoro del drammaturgo norvegese Henrik Ibsen.
Scritto nel 1886, il dramma vede come protagonista Rebekka West (interpretata da Federica Fracassi), giovane donna proveniente dalla Norvegia assunta come dama di compagnia dalla signora Beata, moglie del pastore Giovanni Rosmer (interpretato dall’attore e regista Luca Micheletti). Tra Rebekka e Rosmer nasce un amore potente, casto e spirituale ma non invisibile agli occhi di Beata, la quale viene indotta dalla forza di quel legame (e dall’inganno) a togliersi la vita. Il suicido della moglie risveglia nell’animo di Rosmer una rivolta sia morale che psicologica (che lo porta addirittura ad abbandonare l’attività pastorale), animata da quei pensieri profondi di libertà rimasti a lungo intrappolati in un matrimonio ormai privo di ardore.
Lo spettacolo si sviluppa deciso all’interno di un contesto scenografico suggestivo e originale. Un dialogo elevatosi a duello di anime, attraverso cui i protagonisti ripercorrono in chiave psicoanalitica i processi mentali da cui nasce la tragica scelta di compiere l’insano gesto.
Il testo rappresenta un palpitante horror da cui cogliere significativi spunti per una valutazione critica dei costumi e della mentalità del tempo: lo strazio di Rosmer per la pessima considerazione che la società ha di lui e la totale apostasia che relativizza sia la fede nel divino sia quella nell’umano, sono espressione di una classe aristocratica di fine Ottocento estremamente rigida e indissolubilmente incatenata in ipocrite leggi morali.
Rebekka e Rosmer sono due opposti che finiscono per mescolarsi e insieme annientarsi. E proprio l’espediente narrativo di confondere sul finale i due personaggi rappresenta una tecnica tanto utile quanto ingegnosa: necessitando di uno sforzo di comprensione aggiuntivo, essa consente di reggere l’attenzione del pubblico ad un livello costantemente elevato.
In definitiva, uno spettacolo ben riuscito, che ha saputo non solo rispettare, ma addirittura valorizzare, quella che, insieme ad “Anatra selvatica”, è considerata la più grande opera di Ibsen.
Info:
monodramma a due voci
di Henrik Ibsen
riduzione Massimo Castri
da un’idea di e con Federica Fracassi e Luca Micheletti
regia Luca Micheletti
musiche Henry Cow, Jeff Greinke, Emmerich Kálmán
luci Fabrizio Ballini
suono Nicola Ragni
produzione Teatro Franco Parenti
in collaborazione con Compagnia Teatrale I GUITTI
sotto l’Alto Patrocinio della Reale Ambasciata di Norvegia
e con il sostegno di Innovation Norway