Delitto e Castigo: la regia caravaggiesca di Alberto Oliva

Sino al 19 marzo 2017, al Teatro Franco Parenti di Milano, va in scena Delitto e Castigo, Una discesa agli Inferi tra lucidità e follia da Fedor Dostoevskij con l’adattamento di Alberto Oliva e Mino Manni.
La regia quasi caravaggiesca per il sapiente uso delle luci di Alberto Oliva, fa muovere i personaggi tra luce e ombra. É in questa che essi, a tratti, scompaiono, come inghiottiti nella notte del dubbio e delle tenebre, mentre la musica amplifica ogni momento o come una cesoia impietosa, lo conclude.
Sul palco la coralità dei personaggi da risalto alla solitudine iniziale di Raskolnikov, il bravissimo Francesco Brandi, che regala una recitazione profonda, a tratti febbrile. É un giovane poco più che ventenne che, come Ivan nei Karamazov, incarna dubbi e riflessioni di Dostoevskij. Si pone le grandi domande sulla vita, sull’esistenza di Dio, sulla morte. Affronta l’assoluto, non arrendendosi a vivere una vita banale e senza senso, correndo anche il rischio di scivolare nell’assolutismo, nella disumanizzazione.
Cosa che puntualmente avviene. Il giovane infatti, credendo di essere un uomo speciale e non comune, si arroga il diritto di uccidere. Con una scure, uccide la vecchia usuraia che si nutre delle disgrazie altrui. E anche la di lei sorella, mite e passiva, sopraggiunta inaspettatamente. Nonostante egli viva una situazione di grave povertà ed abbia per questo abbandonato l’università, il suo delitto non è mosso dal bisogno di denaro. Lasciando il luogo dell’omicidio infatti, ne porta via solo un po’.
Raskolnikov autorizza la sua coscienza a violare la legge per correggere la natura umana, dove secondo lui, Dio non esiste. Si crede un uomo superiore, che, come Napoleone, deve portare alla società un atto di coraggio, una parola nuova. Ma subito dopo aver compiuto il delitto, il suo animo e la sua testa si riempiono di fantasmi. La ragione, sospinta all’estremo, porta alla disgregazione del suo impianto razionale e quella parola nuova che avrebbe dovuto portare alla società, si perde nel buio della vita.
Ma Delitto e Castigo, dopo il vortice di pensieri tra lucidità e follia che fanno scivolare il giovane assassino in un terreno pericoloso, offre la redenzione. É nell’ammissione della propria colpa, nella consapevolezza della propria finitezza. Grazie a queste il giovane potrà aprirsi all’amore vero, la sola e vera grande redenzione.
Lo spettacolo, inserito nel ciclo dedicato a Dostoevskij, è un meccanismo ad orologeria molto ben congegnato. Bravi tutti gli attori. Maria Eugenia D’Aquino è davvero credibile nella sua danza di ricordi. La scena è modulabile e composta ogni volta dagli attori stessi, complici momenti di buio.
Teatro Franco Parenti, Via Pier Lombardo, 14, 20135 Milano
DELITTO E CASTIGO
Una discesa agli Inferi tra lucidità e follia
Adattamento di Alberto Oliva e Mino Manni
Da fedor Dostoevskij
Regia Di Alberto Oliva
Con Valentina Bartolo, Francesco Brandi, Maria Eugenia D’aquino, Matteo Ippolito, Massimo Loreto, Mino Manni, Camilla Sandri, Sebastiano Bottari
PREZZO
intero 15€; over 65/under 26/convenzioni 12€
ORARI
mar h 21.00; mer,ven h 20.00; gio h 21.15; dom h 16.30
Tel : 02 59 99 52 06
Mail: biglietteria@teatrofrancoparenti.it;