Questa vita cos’è se manchi tu? Due partite, all’Ambra Jovinelli di Roma

Sul palcoscenico dell’Ambra Jovinelli una scenografia essenziale fa da sfondo al fulcro e all’anima di Due partite, lo spettacolo in due atti di Cristina Comencini, per la regia di Paola Rota. L’anima è quella di quattro donne: quattro madri nella prima partita, quattro figlie (di quelle stesse madri) nella seconda, con lo scarto temporale di qualche decina di anni. L’interpretazione, sentita e appassionata, è quella di qualche grande attrice italiana: Giulia Michelini, Paola Minaccioni, Caterina Guzzanti e Giulia Bevilacqua, che se nei primi minuti appaiono semplicemente quattro amiche attorno ad un tavolo, sul finire dello spettacolo guadagnano un’identità profonda e specifica, tale da rendere ciascuna complementare all’altra, imprescindibile per la realizzazione della storia.
E la storia è quella dell’ordinaria e comune quotidianità, delle grandi e delle piccole domande, della vita e della morte: tutto lo spettacolo inneggia il comico struggimento dell’esistenza, di «un silenzio che annienta, come se tutto l’amore del mondo non riuscisse a farlo tacere». Si snodano così le esperienze del matrimonio, del sesso e dell’amore, dell’amicizia, del parto e della maternità, della professione e della libertà, del tentativo spesso bizzarro di cambiare le carte in tavola. Alla prima dello spettacolo, il pubblico romano gode di una performance piena di ilarità e divertimento, e anche di riflessione, capace di coinvolgere allo stesso modo donne e uomini, mostrando fragilità e sentimenti di ognuno.
Se le carte che cambiano tra le madri e le figlie sono quelle degli abiti, del modo di parlare, di immaginarsi, di vivere socialmente, è curioso vedere come resta qualcosa che nel cambio di generazione non muta, e che solleva la battuta ricorrente dello spettacolo: «non se ne esce».
Non se ne esce dalla femminilità di cui si parla, oggi più che mai: lo hanno fatto grandi filosofi, ora lo fa qualche politico. Eppure le «quote rosa» non bastano a risolvere il mistero dall’essere donna. Non se ne esce dall’eterna differenza tra un uomo e una donna, dal desiderio di unirsi e capirsi e dalla sua difficoltà, dall’«immenso labirinto di quel dilemma», come direbbe un grande cantautore. E non se ne esce dall’esperienza della maternità, cioè di potersi dedicare a un altro essere, come non si esce dall’essere figlie e figli, condizionati da quello stesso amore che le madri vorrebbero perfetto. E c’è poi il lavoro, la realizzazione, il desiderio di una freschezza che mantenga giovane ogni passione.
Tra incroci di esistenze, pensieri condivisi o assai distanti, Due partite sa far emozionare gli spettatori in sala: impossibile non riconoscersi, tra una risata e un assenso all’amara realtà della difficoltà delle relazioni famigliari, sentimentali.
Forse ciò da cui si vorrebbe uscire, e di cui però non riusciamo a fare a meno, è il messaggio contenuto nella lettera che attraversa tutto lo spettacolo, e che solo alla fine viene letto e svelato; qui non lo raccontiamo, per non rovinare la sorpresa a coloro che andranno a scoprirlo dal vivo. Però una cosa si può dire: è un messaggio bello e profondo, che riguarda tutti, e ha a che fare con una grande domanda: «cos’è la vita senza l’amore?».
Info e prenotazioni
Teatro Ambra Jovinelli
Via Guglielmo Pepe 43, Roma
Orari: dal martedì al sabato ore 21:00; domenica ore 17:00
Ingresso: da 17€ a 32€
Sito web: http://www.ambrajovinelli.org/it/due-partite