“Sistina Story”, un tuffo nella Roma degli anni belli
Era incantevole la Roma degli anni ’60, quella che in via Veneto viveva l’epoca della Dolce Vita e sorrideva felice al suo periodo d’oro. Ed incantevole era la Roma del Teatro Sistina, quel teatro che in origine ospitava una chiesa e che solo con Garinei e Giovannini divenne il tempio della commedia musicale italiana. È un bel salto nel passato quello che Pippo Baudo ed Enrico Montesano ci regalano ripercorrendo cinquant’anni di successi del Teatro Sistina con uno spettacolo costruito seguendo lo stile tipico del Gran Varietà televisivo. Un debutto straordinario per il “Sistina Story” che, in scena fino al 19 ottobre, rappresenta un malinconico e appassionato viaggio della memoria attraverso un caleidoscopio di immagini, suoni e parole.
Baudo e Montesano, accompagnati nel loro racconto da due bravissime “Prime Donne”, Sabrina Marciano e Valentina Spalletta, già note al pubblico, da una squadra di 18 performer coreografati da Bill Goodson e da un’orchestra di 20 elementi diretta dal maestro Maurizio Abeni, si sono dimostrati ottimi narratori di una storia che finisce per intrecciarsi inevitabilmente con quella del nostro bel Paese. Un’essenziale ma efficace scenografia in bianco e nero fa da sfondo alla narrazione di due testimoni-chiave, l’uno tra i migliori presentatori del piccolo schermo che da fuori vedeva, amava e raccontava il teatro e l’altro un istrionico artista che a questo ha donato tre decenni della sua carriera. Una carrellata di ricordi in musica, da “Aggiungi un posto a tavola” a “Domenica è sempre Domenica”, si mescola delicatamente alle testimonianze, agli aneddoti, ai ricordi di tutto ciò che accadeva nei corridoi e nei camerini dello storico “tempio dei romani”. Si parla, per esempio, della visita di Charlie Chaplin a Roma nel 1952 e di come sia Il Papa che il Presidente della Repubblica gli negarono udienza in quanto ‘comunista’. E ancora del maestro Gordi Kramer, autore di ben 18 musiche legate ai lavori di Garinei e Giovannini, e di Armando Trovajoli che ha curato le colonne sonore portanti della commedia musicale italiana. Dalle dolci note di “Merci Beaucoup” di Kramer si passa al ricordo di Domenico Modugno, a quello della coppia Franco e Ciccio e al debutto a teatro di Gigi Proietti. Enrico Montesano è una rivelazione agli occhi dei tanti giovani presenti in sala e che possono ammirare le varie sfaccettature del suo talento. Bravo quando balla, eccezionale e commovente quando canta e amorevolmente imita Aldo Fabrizi, suo compagno d’avventure nel “Rugantino” di Garinei e Giovannini. Nelle parole di Enrico si legge il rammarico di aver perso un genio dello spettacolo, a ‘comic genius’ come veniva dai più definito, e, ancora prima, un uomo dal cuore immenso. «E faceva piangere il pubblico quando recitava, roba che uscivano i fazzoletti» dice il mattatore romano. E poi la descrizione sottile del momento della “merenna”, i cinquanta panini avvolti nella carta oleata e i cartoni di pandoro portati sotto Natale per tutta la compagnia. Montesano ci fa ridere tanto, ma anche tanto ci commuove quando intona “ ’na donna dentro casa è n’artra cosa” e la più celebre “Roma nun fa’ la stupida stasera”, tratte entrambe dal Rugantino, simbolo capitolino per eccellenza.
Tre ore sono di certo troppo poche per raccontare mezzo secolo di successi dell’Unico Stabile della commedia musicale italiana, eppure lo spettacolo percorre un itinerario ben curato che vede riaffiorare vecchie e mai dimenticate emozioni. Massimo Romeo Piparo, che del Sistina è direttore artistico da due anni, firma la regia di un lavoro che è destinato a rimanere anch’esso negli annali della storia del teatro. Un tuffo nella Roma che valeva la pena d’esser vissuta, “un intreccio di tempo, di storia, di vita”. “Sistina Story” è questo, e molto altro ancora.
Eleonora La Rocca
14 ottobre 2014