L’albergo dei poveri: com’è il mondo di sotto?

Massimo Popolizio, anche in scena, firma la regia di L’albergo dei poveri dall’opera di Maksim Gor’kij al Piccolo Teatro di Milano dal 7 al 28 marzo 2024. Gor’kij, considerato padre del realismo socialista, è stato sotto il mirino della censura stanilista per la sua intransigenza contro l’ingiustizia.
É un titolo importante per questo teatro milanese visto che il 14 maggio 1947, in piena ricostruzione postbellica, Paolo Grassi, Giorgio Strehler e Nina Vinchi, lo scelsero per inaugurarlo.
Chissà se come monito o perché, definendosi “un’organizzazione teatrale di servizio pubblico”, indipendente quindi dalla politica e pienamente inserito nel tessuto sociale voleva davvero essere il teatro per tutti. Anche per gli ultimi, protagonisti indiscussi di questa pièce e sempre presenti ai margini di tutte le società di ieri e di oggi.
La bella scena dai toni grigi si apre infatti su una grande e misera stanza. Ci sono giacigli, reti, vecchie coperte. Ci abitano una decina di miserabili, uomini e donne. Lo spazio è comune, come le disgrazie le pulci e i pidocchi.
Lo spettacolo è infatti un affresco corale. Se il testo è crudo, i temi sono universali.
Li vediamo svegliarsi all’alba tra ingiurie, battute, offese, gesti aggressivi, patetici lamenti.
C’è la malata, che morirà dopo poco, suo marito che ci prova con la puttana, quella che legge il romanzo d’amore e che preferisce la realtà del libro a quella reale, il pellicciaio, il barone che vive con la speranza di esserlo stato, il ladro, l’attore, il giocatore di carte.
Ci sono anche discorsi semifilosofici. Si parla della verità, se sia preferibile conoscerla o meno, o se sia meglio la menzogna. Onore e coscienza invece, sono parole bandite lì, nel regno della miseria e della fame. Sono infatti riservate ai ricchi.
La vodka, che rappresenta qui una dimensione dell’esistenza, ha già fatto capolino.
Una sorta di grande corridoio di legno, che poi diventa tavola da pranzo o da lavoro per i miserabili, divide due mondi. Quello dei poveri e quello dei proprietari. Sono marito e moglie. Che però, fanno parte di bassifondi lo stesso, anche se morali.
Lui è violento e ubriacone, lei vorrebbe che il suo ospite e amante, il ladro, lo uccidesse per poi vivere insieme. Ma il ladro è in realtà innamorato della sorella di lei, l’unica figura luminosa in quello spazio privo di finestre.
Tutti gli ospiti dell’albergo sono arrivati li senza sapere veramente cosa sia successo alle loro vite, quasi che sia stata una scelta imposta. Ma da chi? Da Dio, dalla giustizia, dalla società? Molti pagano per quello che fanno, ma alcuni più di quello che dovrebbero. Chi tiene il libro dei conti?
E poi c’è il pellegrino, Massimo Popolizio, che arriva con bagaglio leggero e porta in dote parole piene di speranza, di fiducia ma non per questo vere. Se ne andrà improvvisamente e misteriosamente come era arrivato. Esiste Dio gli chiede il ladro? “Esiste ciò in cui credi, risponde l’uomo aggiungendo, io di Dio non so nulla, mi limito a credere in lui”.
C’è una violenza sottile, una lotta latente per la sopravvivenza su questa zattera alla deriva abitata da mostri e chimere.
L’albergo dei poveri: ognuno combatte con l’energia della disperazione e l’unione di queste solitudini genera un’atmosfera esplosiva.
Forse per questo qualcuno vi ha letto un sentimento di rivoluzione nascente, insieme ad un mondo nuovo. L’albergo dei poveri, o I Bassifondi, a seconda delle traduzioni, fu scritto infatti tra il 1902 e il 1903 a ridosso della rivoluzione del 1905 che infiammò l’intera Russia.
Per noi il sentimento della rivoluzione è assente, visto che tra questi poveri non c’è alleanza, e se c’è è solo strumentale. Vi troviamo piuttosto una volontà sanguinosa e suicida di annichilimento. Se diventa rivolta è disumana e mortifera. La vodka poi, ha spento persino il senso elementare di giustizia.
Piccolo Teatro Strehler (largo Greppi – M2 Lanza), dal 7 al 28 marzo 2024
L’albergo dei poveri
uno spettacolo di Massimo Popolizio
tratto dall’opera di Maksim Gor’kij, riduzione teatrale Emanuele Trevi, scene Marco Rossi e Francesca Sgariboldi, costumi Gianluca Sbicca, luci Luigi Biondi, disegno del suono Alessandro Saviozzi, movimenti scenici Michele Abbondanza, assistente alla regia Tommaso Capodanno
con Massimo Popolizio
e con Sandra Toffolatti, Raffaele Esposito, Michele Nani, Giovanni Battaglia, Aldo Ottobrino, Giampiero Cicciò, Francesco Giordano, Martin Chishimba,Silvia Pietta, Gabriele Brunelli, Diamara Ferrero, Marco Mavaracchio, Luca Carbone, Carolina Ellero, Zoe Zolferino
produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, Teatro di Roma – Teatro Nazionale
foto di scena Claudia Pajewski
Orari: martedì, giovedì e sabato, ore 19.30; mercoledì e venerdì, ore 20.30; domenica, ore 16.
Durata: 100 minuti senza intervallo