“Il testamento di Beethoven”: l’uomo dietro al mito.

Ludwig van Beethoven, ultimo rappresentante di rilievo del classicismo viennese, è annoverato tra i massimi geni della storia della musica. Nonostante la sordità che lo colpì prima ancora di aver compiuto i trent’anni, egli continuò a comporre, dirigere e suonare, lasciando una produzione musicale straordinaria, unica nel suo genere, per forza espressiva e capacità evocativa.
Il flusso di pensieri e ricordi del compositore, interpretato da Mascolo, è accompagnato dal violoncello di Donato Cedrone, in un’atmosfera statica, in cui il tempo sembra essersi fermato al 1802, anno in cui un appena trentenne Ludwig Van Beethoven scrisse il suo testamento. Quella lettera scritta a Vienna resterà chiusa in un cassetto per altri 25 anni, fino alla sua morte nel 1827. L’opera teatrale riesce a mettere a fuoco un’immagine quanto più umana possibile del musicista; il pubblico riesce a cogliere, grazie a un’impeccabile interpretazione di Mascolo, un’anima turbata dagli innumerevoli tormenti che caratterizzano la vita di Beethoven.
Il rapporto conflittuale con il padre, un uomo che soffre di alcolismo e che rigetta sul figlio la frustrazione di non essersi realizzato appieno, è senz’altro la chiave dell’estro del compositore. Sebbene suo padre lo costringesse a suonare durante la notte, per ore intere, Beethoven troverà una via di fuga a ciò con l’improvvisazione e l’arte della composizione. In questa drammaturgia inedita vediamo Beethoven raccontato da sé stesso e da ciò che di lui ci è giunto dal passato: lo spirito, le nevrosi, il dolore e la solitudine, la sordità e gli amori non corrisposti.
«O voi uomini che mi credete ostile, scontroso, misantropo o che mi fate passare per tale, come siete ingiusti con me! Non sapete la causa segreta di ciò che è soltanto un’apparenza […] pensate solo che da sei anni sono colpito da un male inguaribile, che medici incompetenti hanno peggiorato. Di anno in anno, deluso dalla speranza di un miglioramento […] ho dovuto isolarmi presto e vivere solitario, lontano dal mondo […] se leggete questo un giorno, allora pensate che non siete stati giusti con me, e che l’infelice si consola trovando qualcuno che gli somiglia e che, nonostante tutti gli ostacoli della natura, ha fatto di tutto per essere ammesso nel novero degli artisti e degli uomini di valore.»
“Il testamento di Beethoven” è l’occasione giusta per chiunque volesse approfondire con autentica sincerità l’uomo che si cela dietro il mito della musica colta occidentale. Perché spesso dietro figure geniali della storia si nascondono uomini estremamente fragili e molto più vicini di quanto ci si possa aspettare alle sofferenze che caratterizzano la vita di ognuno.