Azul

Sul palco dell’Ambra Jovinelli di Roma, con l’Attore, Luciano Scarpa, Sasà PiedePalumbo e Luigi Sigillo. Quattro attori d’esperienza ad interpretare i quattro amici del testo scritto e diretto da Daniele Finzi Pasca, che così tanto risente del gusto del magico, dell’illusione quale quella regalata dallo spettacolo circense, che caratterizza quel regista. “Far parte di uno spettacolo così, sospeso fra sogno e semplicità, fra amicizia, ironia, fragilità, passione, tifo, musica e colori, dopo un periodo come quello che abbiamo vissuto e dal quale ancora non siamo totalmente usciti, è una meravigliosa avventura. Daniele scrive in modo tridimensionale, bisogna letteralmente entrare nel suo mondo per abitarlo e viverlo, sentirlo senza voler spiegare ogni cosa”. Scrive così Stefano Accorsi per la locandina dello spettacolo.
Ed è Stefano Accorsi a guidare la scena, le scene, una dopo l’altra, e i compagni sul proscenio, ma come un novello corifèo, perché il racconto è un racconto corale.

Quello di una vita, anzi di quattro, con particolari dell’una e dell’altra che emergono qua e là nella narrazione, che non è immediatamente comprensibile, tocca in molti punti il sogno, l’onirico – Accorsi è Pino, diminutivo di Pinocchio, di sé dice di essere un uomo senza una madre, forgiato dal padre, in
goiato da un pesce… –, e che in comune hanno una grande passione, incontenibile, affatto trattenuta, a tratti violenta, da curva, verso la squadra del cuore. Il tifo, quello della Domenica, di ogni Domenica, quello che supera (sembra) l’amore per le loro stesse famiglie, è il filo che li unisce nella loro diversità: l’intellettuale, il semplice, il carismatico, l’ansioso. Una storia curiosa, che parla di tanto e di tanti. Personaggi quasi fiabeschi inseriti – lo spiega lo stesso – nel “concreto”, dei rapporti d’amicizia, d’amore, delle relazioni umane.
Hanno cinquant’anni almeno i quattro amici, la vita ha dato ad ognuno di loro qualche pesante fardello, lo sguardo è costantemente rivolto, tuttavia, per contrappeso, all’infanzia argentina trascorsa insieme, che appare loro sempre e comunque di una struggente bellezza, anche negli episodi più sconclusionati o nei suoi momenti meno edificanti. Sono stati, e sono tuttora, anche, carichi di rabbia, parlano di “pastiglie” per contenerla, un po’ la sfogano, come raccontano, proprio allo stadio, manifestando però il rimpianto per il gioco del passato, con i giocatori numerati da 1 a 11 ognuno col suo ruolo preciso. Anche quello dell’arbitro, legittimati tutti ad incolparlo da una parte e dall’altra. Un gioco semplice, una vita semplice. Non come oggi, paiono dire, dove il gioco è cambiato e predomina il singolo giocatore sul gioco corale e il singolo uomo sulla comunità. Non come oggi, come dicono nel finale, quando quelli che guardiamo giocare non sono capaci davvero di essere degli “esempi”, e di renderci, di conseguenza, migliori.

Ottimi musicisti tutti, la recitazione – intensa, fluida, capace di rivelare il “mestiere” così come la passione – è accompagnata dai loro strumenti, inframezzata dal reiterato e bellissimo inno della squadra, musica sopra le righe in qualche momento, canzone urlata in altri.
Se per lo spettatore AZUL è un crescendo di comprensione, consapevolezza, coinvolgimento, Il finale è un gran finale. Le luci puntate sul pubblico – pure coinvolto, interpellato in modo divertito e divertente da Accorsi a metà pièce, costretto a guardarsi dentro e a rispondere a domande forse imbarazzanti che magari non si era mai posto –, sono luci da stadio, mentre risuona l’inno e tu vorresti aver memorizzato le parole per cantarlo e cadono i coriandoli come quelli che si vedono quando si alza al cielo la coppa vinta di un campionato. È un momento liberatorio, per chi è seduto in sala e per i quattro personaggi che sembrano sublimare cosi, anzi lo fanno certamente, difficoltà, fatiche, rimpianti e sconfitte delle loro esistenze, nella gioia di una vittoria effimera e nella bellezza di un’amicizia lunga una vita.
Fuori programma, certamente, l’ultima uscita degli attori a raccogliere i meritati applausi dal pubblico. Avvolti, sopra la maglietta verde della squadra del cuore, dalle bandiere arcobaleno della pace. Tutti si alzano in piedi. Una cosa semplice, un atto dovuto, un sentirci uniti, nella follia che ha appena travolto alcuni popoli, e noi tutti, nel cuore d’Europa.

Finzi Pasca, artista eclettico e generoso
Daniele Finzi Pasca, regista, coreografo, designer luganese, co-fondatore della Compagnia Finzi Pasca ha firmato Azul. Poliglotta, scrittore, ginnasta, artista di circo, si esprime lungo le direttrici della clowneria, della scena, della regia teatrale, dei grandi eventi dello sport. Almeno. Alla base del suo lavoro sulle scene internazionali ci sono umanità e giocosità, da rendere attraverso lo stupore, l’illusione, il colore e il supporto di una solida formazione culturale e prestigiose collaborazioni.
Accorsi, la cifra della passione
Stefano Accorsi è bolognese ed ha davvero poco più che cinquant’anni. Ha lavorato nel cinema, nella pubblicità, in televisione – sta andando in onda proprio in queste settimane la serie Vostro Onore che lo vede attore protagonista –, nel teatro, naturalmente. Tra i registi con cui ha collaborato ci sono Pupi Avati, Daniele Luchetti, Luciano Ligabue, Gabriele Muccino, Ferzan Ozpetek, Matteo Rovere e molti altri. Sullo schermo e sul palco, accanto al mestiere poggiato sui suoi studi e sulla sua esperienza, l’urgenza del comunicare, l’entusiasmo, la passione lo definiscono. Un attore popolare, amato, che mette la sua popolarità anche al servizio dell’impegno civile. Il 10 marzo al Teatro Ambra Jovinelli di Roma il firma-copie del libro “Album STEFANO ACCORSI” a cura di Malcom Pagani, i cui proventi andranno ai genitori di Giulio Regeni, contribuito alla loro causa per la verità. #VERITÀPERGIULIOREGENI #GiulioSiamoNoi
Un Teatro bello da vedere e da frequentare
L’ha voluto ad inizio 900 l’impresario teatrale Giuseppe Jovinelli, come teatro di varietà lussuoso e degno di essere equiparato ad un teatro di prosa, di norma stilisticamente più ricco e nobile. Costruito all’Esquilino, in Via Guglielmo Pepe, resta uno dei più importanti teatri storici romani, l’unico a Roma costruito in stile Liberty. Negli anni precedenti la prima guerra mondiale Il Teatro Ambra Jovinelli era uno dei più importanti teatri di varietà della capitale, con esibizioni di canzonettiste e duettisti, attori comici e macchiettisti, tra cui Raffaele Viviani e Ettore Petrolini, danzatrici, acrobati e trasformisti. Tuttora votato alle rappresentazioni di teatro comico, il suo programma è tuttavia vario e sempre interessante.
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AZUL
GIOIA, FURIA, FEDE Y ETERNO AMOR
In scena al Teatro Ambra Jovinelli di Roma fino al 13 marzo 2022
Con Stefano Accorsi, Luciano Scarpa, Sasà Piedepalumbo e Luigi Sigillo
Scritto e diretto da Daniele Finzi Pasca
Scene: Luigi Ferrigno
Costumi: Giovanna Buzzi
Luci: Daniele Finzi Pasca
Video designer: Roberto Vitalini
Creative coder: Sebastiano Barbieri
Musiche di scena: Sasà Piedepalumbo
Il brano XXXX è di Rodrigo D’Erasmo