Teatro che passione! A Genova di più la Compagnia del Muretto

Allegri impostati ma naturali simpatici ironici divertenti.
Questi gli attori della Compagnia del Muretto che ho visto lanciatissimi in “Donne di Venerdì” di Antonio Zanetti, nativo di quella stessa terra che ha dato i natali a Ruzante e a Carlo Goldoni.
Commedia brillante, e direi di più arguta, la classica commedia degli equivoci è andata in scena Udite Udite in un teatrino parrocchiale, al teatro della Chiesa di Gesù Adolescente
Incredibile vero? Quale assidua frequentatrice dello Stabile di Genova dove negli anni ruggenti, parlo degli anni Ottanta, ho curato mostre monografiche e a tema e dove sono “teatralmente” cresciuta, posso dire che in questo posto introvabile, ma il folto pubblico non lo vede evidentemente come ostacolo, la passione è tangibile.
Ebbene si non bisogna farsi trarre in inganno dalla sede. Anni che non vedo una tale spontaneità a Teatro. Dopo il sentito benvenuto del gentile signore, Angelo Cubeda che ho scoperto poi essere il deus ex machina di questo “piccolo” grande pianeta, e regista della sit comedy, il sipario si apre sulla scena : il soggiorno/ salotto tipicamente piccolo borghese, un divano a destra e un tavolo da pranzo a sinistra, due giovani donne sono in attesa delle amiche per la serata dedicata al gineceo. A parte la gioia di ascoltare parole usate raramente, consolandomi per un momento dello scempio lessicale che affligge sempre di più il nostro orecchio, ( uno per tutti il termine femminicidio, ma se proprio si vuole ghettizzare perché non ginecidio? ) la trama punteggiata da “botta e risposta” fulminei, scorre fluida. Il venerdì sera le giovani donne si ritrovano puntualmente a casa di tre di loro, tra cui Nelly, femmina non fatale ma simpatica mangiatrice di uomini. Il trillo del telefono fisso è il vero protagonista. Dall’altro capo del filo “il maniaco” che affligge di tanto in tanto il consesso con frasi oscene. Di qui la psicosi, le ragazze decidono di non farsi trovare inerti e architettano una trappola per liberare l’umanità da una simile jattura.
Tra le loro grinfie cadrà invece un ignaro automobilista che avendo l’auto in panne, chiede il loro aiuto. Equivoco dopo equivoco la storia scorre fluida, tra spaventi, lacrime, la crisi di coppia che travolge Sandra, l’unica sposata, il gineceo si muove compatto. Ben tratteggiati i caratteri di queste figure femminili pre-millenian, la cinica, l’egoista, la fatua, la manager, la superstiziosa, su cui tutte comunque convergono, la “tonna”, la filosofa. Tratteggiando i caratteri di queste figure femminili la trama della commedia, nonostante i due intervalli, scorre fluida verso l’inevitabile gran finale che mette a tavola tutti, compreso il famigerato maniaco, ribattezzato “l’amico Fritz” ormai recuperato al vivere civile.
Il terzo atto ha preso un po’ la mano all’autore, che ha voluto mettere una cornice al quadro che reggeva benissimo anche senza.
Le offerte in toto devolute ai Padri Barnabiti che hanno missioni e soprattutto danno il loro pragmatico aiuto ai tanti infelici, stranieri o meno, che giorno dopo giorno non fanno che aumentare. Se la felicità è fatta di attimi, ieri sera ne abbiamo goduto tanti, e in tanti.
- foto di Tiziana Leopizzi
- foto di Tiziana Leopizzi
- foto di Tiziana Leopizzi
- foto di Tiziana Leopizzi
- foto di Tiziana Leopizzi