Milan – Liverpool 1-3, la distanza dagli inglesi è soprattutto mentale
Un gol dopo due minuti a voler rimarcare che la Champions League è il proprio giardino. Un lento ripiegare davanti all’avanzata degli avversari, fino a chiudersi e soccombere. La serata europea del Milan è fatta di illusioni e crude prese di coscienza: la Champions è casa, ma la strada è da ritrovare, senza paura di perdersi. Troppo timidi i rossoneri per poter competere con un Liverpool forte sì, ma soprattutto maturo e sicuro. Difendere un vantaggio senza riuscire a imbastire una sola trama di gioco vuol dire sottolineare oltremisura una distanza che invece è più che altro mentale.
Al Milan manca quella consapevolezza nei propri mezzi che sette Champions cucite sul braccio e un gol in avvio di gara dovrebbero instillare; quella ferocia da grande squadra che vuole imporre il proprio gioco, ancor di più se in vantaggio. Invece emergono i Reds, loro sì, spavaldi.
Certo, un rigore su Morata non assegnato nella ripresa, sul 2-1, grida ancora vendetta e avrebbe potuto cambiare le sorti del match. Ma si sarebbe trattato di un episodio. Il pensiero sul carattere delle squadre in campo non sarebbe mutato.
La partita dei rossoneri vive di un picco iniziale e di una lenta e inesorabile caduta. La partenza è sprint: dopo due minuti il tabellino dice già 1-0 grazie a Pulisic, che attacca lo spazio e trafigge Alisson con un destro angolato. Stesso atteggiamento visto contro il Venezia, stesso vantaggio subitaneo. Questa però è la Champions e l’avversario è il Liverpool. La squadra di Slot si ricompone e chiude i padroni di casa nella propria metà campo. La traversa di Salah fa tremare i rossoneri, che patiscono l’aggressività e la qualità degli inglesi. Nonostante i gol arrivino entrambi di testa (Konaté e Van Dijk) a deviare calci piazzati, l’idea di prepotenza data dagli inglesi non perde di effettività.
Nella ripresa l’arbitro norvegese Eskas non concede un rigore su Morata che appare netto. I rossoneri non protestano neanche, hanno esaurito energia e speranze. Tutti i discorsi si chiudono 8 minuti più tardi, al 67°, quando Szoboszlai riceve in area da Gakpo e supera il giovane Torriani, subentrato all’infortunato Maignan. Il Milan è assente. Si sveglia solo nel finale, ma il rumore del palo colpito da Leao è coperto dai cori che incitano a tirare fuori il “carattere”.