Dall’Euroderby di Champions a Milan – Roma: la retrocessione del calcio italiano

È passato un solo anno da quando due squadre italiane si sfidavano per un posto in finale della Champions League. Un solo anno da quando l’Inter superava i cugini del Milan in semifinale, per poi sfidare ad armi pari la corazzata del Manchester City. Eppure, a vedere i tabelloni delle coppe europee, sembra passata un’era. Nessuna italiana rimasta in Champions. Il Derby tricolore tra Milan e Roma a infuocare gli animi, ma in Europa League.
Conseguenza di congiunzioni astrali o effetto della differenza tecnica tra squadre di campionati qualitativamente troppo distanti?
Se fosse vera la seconda ipotesi, l’exploit dell’anno passato sarebbe da imputare alla fortuna. E sappiamo, guardando le immagini di Osimhen, Leao e Lautaro (giusto per citarne qualcuno), che è irrispettoso ridurlo a tanto. Sarebbe difficile poi spiegare l’impresa dell’Atalanta, capace di umiliare il Liverpool ad Anfield. Eppure qualcosa è successo. Dopo lo spettacolo dei quarti di Champions (si veda, tra tutte, Real – City), il confronto con l’élite del calcio appare ancora più impietoso. Fino all’anno scorso ne facevamo parte. Oggi guardiamo con ammirazione.

Milan – Roma è l’esempio del passo indietro mostrato quest’anno dal calcio italiano. Due squadre forti, che si affrontano con il freno a mano tirato. E se per la Roma ciò è spiegato dalla volontà di difendere il subitaneo 1-0 di Mancini (ottenuto con l’intensità giusta), per il Milan è ingiustificabile. I padroni di casa, e soprattutto Leao, sono sottotono, pur tra discrete dosi di sfortuna. Le due traverse colpite nella ripresa dai rossoneri, per quanto clamorose, non cancellano la prestazione scialba dei rossoneri.
Nell’andata dei quarti di Champions League abbiamo assistito a 18 gol in 4 partite. Abbiamo visto ritmo e idee; e quando venivano a mancare le seconde (insieme all’energia), arrivavano in soccorso le giocate geniali dei campioni. Questione di qualità dei singoli, certo; ma anche di mentalità, di propositività che relega in un angolo la paura di subire gol. Quella che sembra avere l’Atalanta. Ma, quest’anno, è l’unica.
La scorsa stagione il calcio italiano sembrava aver imboccato la strada giusta, dopo lustri di ricerca. Difficile ammettere di averla già smarrita.