Inter – Napoli 1-1: i nerazzurri ripartono, ma con il freno a mano

La delusione della Champions League è ancora cocente e lo sarà per un po’. La sensazione di aver fallito una grande occasione è viva negli animi dei tifosi nerazzurri: troppo bello il gioco orchestrato da Inzaghi per uscire agli ottavi; troppo forte la squadra per non scomodare altre grandi del passato, da quella di Herrera a quella di Mourinho. Vincenti in Europa, su quel palcoscenico che la lotteria dei rigori ha reso drammatico, imponendo la legge del più freddo, o del più fortunato. L’imminenza del big match di campionato contro il Napoli (orfano di Osimhen) impone, invece, di ripartire. E di farlo subito, per la seconda stella.

L’Inter è a caccia dell’undicesima vittoria consecutiva in Serie A, quella che ridurrebbe a tredici i punti necessari per la conquista aritmetica del tricolore. La cerca con ragionata determinazione, fin dalle prime battute. Thuram ha ancora negli occhi il 3-1 sciupato in Champions, che avrebbe chiuso i giochi. È confusionario in velocità, impreciso sottoporta. Ma è uno dei pochi a mostrare nel primo tempo strascichi della notte di Madrid. L’Inter appare in partita. Barella e Calhanoglu impongono il ritmo agli avversari, che soffrono le incursioni di Di Marco e Darmian. Proprio quest’ultimo è l’autore del vantaggio al 43°, grazie a un taglio in area che premia l’assist di Bastoni.
I primi 45 minuti di gioco lasciano una sensazione: i nerazzurri sono una spanna sopra chiunque, in Italia: palleggio e mentalità granitica sono da Olimpo del calcio moderno. La ripresa, invece, riporta sulla Terra i padroni di casa, che accusano la stanchezza per i 120 minuti di Madrid. Gli ingressi di Sanchez e Dunfries al posto di uno spento Lautaro e di Di Marco danno nuova linfa, ma non basta. Il Napoli è aggressivo, anche a costo di concedere qualche spazio. E all’81° passa con Juan Jesus, che sigla di testa il classico gol dell’ex.
L’Inter, con Buchanan sulla sinistra, tenta l’arrembaggio, ma non ha più energie. Si accontenta di un punto che non è un dramma, anzi: il Milan è lontano, a quattordici lunghezze. Lo scudetto e la seconda stella sempre più vicine.