La sconfitta con il Bologna costa il posto a Juric
Inutile raccontare quanto è accaduto in campo oggi, impossibile fare una classifica di chi oggi ha messo tutto in campo, El Shaarawy e Konè, retorico commentare l’esonero di Juric, un esonero annunciato dal momento in cui è stato designato Juric come sostituto di Derossi.
Oltre ai giocatori che hanno dimostrato da inizio stagione un atteggiamento non da professionisti le maggiori colpe sono da attribuirsi alla società.
Il silenzio assordante che i Friedkin hanno fatto sentire in questi anni, eccetto pochissimi casi, la mancanza di un dirigente, tolta la Souloukou che ha fatto sfracelli, che Guidi, con la g maiuscola, che prenda le redini in maniera decisa e ferma, non c’è mai stato.
Quello che è stato dimostrato è l’incapacità di comprendere appieno ciò che significa il calcio a Roma, che non è il soccer americano, ma è l’anima di una città, è orgoglio, è amore sviscerato e immenso che non si può calpestare in questo modo.
Il mercato estivo che è costato alla società oltre cento milioni è stato fatto in modo sconsiderato, sembra quasi inconsapevole di quello che poi sarebbe stato il gioco sul campo.
Doppi, tripli giocatori in un ruolo e nessuno in altri, lasciando così dei buchi vertiginosi per qualsiasi tipologia di formazione.
Il tira e molla su Dybala ha contribuito poi a confondere le idee ed a dimenticare il bene comune.
Non si possono assolvere poi alcuni calciatori che sembrano aver concluso un ciclo nella Roma giallorossa. E’ evidente che non hanno più stimoli nonostante le fugaci dichiarazioni rilasciate di corsa, in macchina, davanti a Trigoria o davanti alle telecamere senza contraddittorio.
E’ lampante che le rassicurazioni cadono miseramente davanti a delle prestazioni orribili e prive di coraggio e professionalità.
Siamo all’ennesimo disastro che ciclicamente piomba su Trigoria come una meteora che spazza tutto ciò che trova quando cade.
Come è possibile tutto questo? Quali le motivazioni che spingono un intero comparto, senza escludere nessuno, nemmeno i match analyst o i massaggiatori, a cadere in un baratro profondo dal quale è impossibile riemergere?
Le colpe sono di tutti, dal primo, quello che deve dirigere, la società, fino all’ultimo personaggio che abita Trigoria.
Non esiste vergogna, non esiste consapevolezza del momento, non esiste un sussulto di orgoglio, non esiste un confronto.
Chi ci rimette veramente? Chi è stato deluso, calpestato, tradito?
Il tifoso giallorosso. Non solo quello della curva che oggi ha abbandonato lo stadio con uno striscione in vernacolo che però esprimeva alla perfezione quanto pensavano tutti, ma tutti i tifosi giallorossi.
Quelli che hanno riempito lo stadio nei sold out di tre anni, quelli che si sono abbonati ad occhi chiusi, prima del calciomercato, quelli che allo stadio non ci possono andare perché non se lo possono permettere, quelli che le partite le guardano in televisione, quelli che abitano tutti i continenti, si perché l’amore per i colori giallorossi abita in tutto il mondo.
Traditi e vituperati nell’amore. E non c’è cosa che può ferire di più. E non si dimentica.