Il mio nome è Azmoun: l’iraniano da “Mille e una Notte” guida la riscossa della Roma

L’Iran è terra antichissima nota per la raffinatezza di poeti, artisti e teologi, meno o per nulla per il gioco del calcio. Di pura elevatezza poetica deve essere apparso ai tifosi della Roma il colpo di testa vincente di Azmoun, l’attaccante iraniano tirato in campo da Mourinho per acciuffare nel finale di gara il pareggio ed infine la vittoria contro il Lecce.
Quando tutti aspettavano il protagonista noto, il belga Lukaku, ecco che sul palco del rettangolo di gioco si accende l’inaspettato, il giocatore venuto dalle terre d’Oriente dei Safavidi. Se è proprio Big Rom a sbagliare in modo clamoroso nei primi minuti di gara un calcio di rigore e se il Lecce passa in vantaggio dopo aver rischiato di subire più volte le magie da gol di Dybala, è Azmoun a suonare la carica quando tutto sembra ormai perso.
Tirato fuori dal cilindro dello Special One al 73’, Azmoun scende in campo con la carica di chi conosce che la storia non si scrive con i forse ma con la solidità dell’impegno. La sua lezione in campo è tratta dagli ammonimenti, dalle memorie dei millenni che hanno segnato il volto della Persia.
Quando il match sembra ormai perduto, come una novella Shahrazād, l’eroica protagonista delle Mille e una notte, egli è pronto a raccontare ancora un’altra storia, un altro finale che non finisca nella sconfitta, rimandando la sorte giallorossa già sancita dal tempo che schiocca sul tabellino.
Con il suo colpo di testa insperato che si insacca in rete, egli concede una seconda possibilità alla Roma e soprattutto a Lukaku, stregato forse ancora dai fischi del tifo nerazzurro.
Un finale così bello che il belga non può questa volta sbagliare trovando al 94’ il gol che mette la firma sul successo giallorosso. Se la rete è dell’attaccante ex Inter, la storia questa volta non è sua, ma dell’iraniano volante, il cantore persiano delle “Mille e una notte” che ha stregato i cuori dei tifosi della Roma.