Napolitano ce l’ha!

Senso di responsabilità. Se vogliamo fare una statistica sulle parole usate e abusate negli ultimi tempi nel pentolone del vocabolario politico italiano, ecco, “responsabilità” risulta prima in classifica . Tutti si sono sciacquata la bocca, e la coscienza di lana caprina, invocando draconianamente quel “senso di responsabilità” che…. gli altri dovevano assumersi e che nessuno, allo stato dei fatti, è stato capace di assumersi.
Aveva già cominciato a fare le valige, il neo rieletto Napolitano. Già messi nelle casse i libri della sua biblioteca insieme all’imminente sollievo per la riacquistata e meritata libertà dopo un settennato assai pesante, ha dovuto rimettersi la giacchetta da Presidente e … rinculare. Di nuovo dietrofront a Montecitorio in un lento corteo sotto la pioggia di fine aprile per la cerimonia di insediamento. Tutti schierati ad attenderlo, col cravattino in tiro e la speranzella di veder assolti i propri peccati con un discorso su per giù condito di retorica.
La frusta di Napolitano
Ma il vegliardo e ancora gagliardo Napolitano non l’ha mandata a dire. Li ha bacchettati tutti, con un timbro di voce possente che tanti giovani se lo sognano, forse arrabbiatissimo contro tutti quegli asinelli che l’hanno costretto a rivedere e correggere i loro compiti quando già assaporava la gioia di sdraiarsi finalmente gambe all’aria.
Il discorso di Napolitano è stato duro. Non ha dimenticato niente e nessuno nel calderone infernale delle “irresponsabilità”. Nel discorso durato una trentina di minuti, punto saliente è il richiamo rivolto ai politici: “ Il fatto che in Italia si sia diffusa una sorta di orrore per ogni ipotesi di intese, alleanze, mediazioni – ha sottolineato – è segno di regressione….…. Oggi non esiste in Europa nessun Paese di consolidata tradizione democratica governato da un solo partito,… ma nella convivenza di partiti appartenenti alla più aspra contrapposizione….”. Si vede l’urgenza “ di ricerca di soluzioni di governo condivise quando se ne imponga la necessità”.
Il Presidente ha posto sotto la lente d’ingrandimento tutti i nostri problemi, la disoccupazione dei giovani, la deflagrante situazione delle imprese, il crescente fenomeno dei suicidi. “Non possiamo restare indifferenti – ha rilevato – dinanzi a coloro che giungono a gesti disperati, a giovani che si perdono, a donne che vivono come inaccettabile la loro emarginazione o subalternità”. ….. “Al presente malessere sociale hanno finito per prevalere contrapposizioni, lentezze, esitazioni circa la scelte da compiere, calcoli di convenienza, tatticismi e strumentalismi”. Forse Napolitano alludeva, fra l’altro, alla mancata revisione della legge elettorale, che ha invitato senza mezzi termini a porre finalmente in atto.
Quelli della Rete
Il discorso non ha dimenticato il web. “La Rete – ha detto il Presidente – fornisce accessi preziosi alla politica, inedite possibilità individuali di espressione e di intervento politico e anche stimoli all’aggregazione e manifestazione di consensi e dissensi.”……. “ Non c’è partecipazione realmente democratica …. senza il tramite di partiti capaci di rinnovare o di movimenti politici organizzati, tutti comunque da vincolare all’imperativo costituzionale del metodo democratico”.
Clima in Aula
Ad ogni passo di particolare incisività, l’Aula si alzava in piedi battendo le mani e battendo in ipocrisia se stessi, convinti in quel momento che le reprimende presidenziali fossero dirette a quelli dell’emiciclo accanto. I grillini, pur alzandosi spesso in piedi, non si sono sbattute le nocche delle mani, fedeli al loro stile. Ora è necessario che anche loro scendano a più miti consigli e che la capogruppo Lombardi si spolveri quella intollerabile “puzza sotto il naso” . Grillo, intanto, ha già promesso di non dire più parolacce. Un segno di disgelo?
La colta e paziente Signora Clio, che non ha mai voluto fare la Primadonna come tante altre della prima repubblica, seduta negli scranni fra i parlamentari e non in prima fila, ha ascoltato le parole del consorte con espressione assorta , forse pensando a quelle valige restate in bilico sull’uscio del Colle.
Passione, rigore, umiltà, sono state le parole di incitamento di Napolitano, il quale ha voluto chiudere il suo “giuramento” con una frase lapidaria: “ Ho il dovere di essere franco: se mi troverò di nuovo dinanzi a sordità come quelle contro cui ho cozzato in passato, non esiterò a trarne le conseguenze dinanzi al Paese”.
Chi ha buone orecchie intenda….
di Angela Grazia Arcuri
23 aprile 2013