Alta moda a 4 zampe

A letto ognuno ci va con chi gli pare: con la moglie, con l’amante, con la boule dell’acqua calda, con la bibbia o con il cane. Si sa, l’amico peloso per eccellenza non tradisce mai, peccato che una tale incorruttibile fedeltà sia spesso premiata con malsane ricompense, totalmente inadeguate allo stile di vita animalesco. All’arrivo dell’inverno inizia la sfilata dei Barboncini, dei Chihuahua, degli Yorkshire infagottati nelle mantelline, nei cappottini trapuntati, nei gilet di pile. Si salvano da queste eccessive attenzioni i cani di grossa taglia, fortunatamente non abbiamo ancora visto Alani, Schnauzer, Pastori Tedeschi, Maremmani o Australiani, imbacuccati in plaid quadrettati, per quanto qualche Levriero venga anch’esso intabarrato anche se originario delle steppe russe.
Ma se gli acciacchi della vecchiaia o qualche malattia possono giustificare il cino-cappotto, nessuna motivazione, se non l’umana superbia, porta a far indossare ai nostri mammiferi domestici quei travestimenti che ne stravolgono l’aspetto e la personalità. Abbigliamenti canini ce ne sono ormai per ogni occasione: impermeabili con catarifrangenti per uscite notturne, salopettes in jeans con bretelle regolabili, mantelle in lussuoso vellutino nero (semmai i cani venissero ammessi alle prime teatrali), l’abito da cerimonia bianco con fili di seta per accompagnare il padrone al matrimonio, il bomber color oro con guinzaglio abbinato, il costume da carnevale ecclesiastico in bianco e rosso che trasforma il cane in vescovo, o quello con sonagli per fargli recitare la parte del giullare.
Ai mutamenti effimeri delle mode sono sottoposte anche le razze, se negli anni ’50 andava alla grande il Collie Scozzese lanciato dal film Lassie, ora questa specie non è più richiesta mentre abbondano gli affettuosi Golden Retriver, i simpatici Labrador grandi tuffatori, gli occhicerulei Husky che boccheggiano nei giardini sognando i ghiacci artici.
Lavati, spazzolati, profumati, pasciuti e agghindati, i nostri fedeli compagni ci amano nonostante le malegrazie alle quali li sottoponiamo in nome di quell’affetto le cui dimostrazioni degenerano spesso in scempiaggini. Essi ci sopportano pazienti, chissà, forse condividendo il pensiero di Albert Einstein che a proposito dell’uomo disse “Qualcuno ha ricevuto un cervello solo per errore, un midollo spinale gli sarebbe stato più che sufficiente”.