L’Italia secondo Matteo

Due Papi ce li abbiamo già. Ora abbiamo anche due Mattei. Strane coincidenze di un Paese che, varcata la soglia del ventesimo secolo, si diverte a sfornare gemellaggi religiosi e politici.
Matteo Renzi e Matteo Salvini, i due nuovi profeti dell’agone politico. Entrambi sette anni più dell’età di Cristo, sembrano usciti da un’unica culla: stesso nome, stessa età, fattezze quasi simili, stessa facilità comunicativa, stessa formazione giovanile da boy scouts. E assai carini , il che non guasta per la gioia dell’occhio femminile.
Fin qui le similitudini. Poi, però, anche i gemelli sono fatti di pasta diversa pur uniti da uno stesso cordone ombelicale che chiameremo ambizione e perseveranza. Il primo Matteo, l’unto da se stesso e dalla provvidenza delle occasioni prese al volo, abbiamo imparato a conoscerlo, ne siamo rimasti affascinati per la sveltezza da Speedy Gonzales dopo i lunghi soporiferi tentennamenti della sua gens pd, ma soprattutto per la volontà annunciata di cambiare tutte le cose che non vanno niente bene. Qualcosa ha finora fatto pur nel mare di critiche. Qualcosa non gliel’hanno fatta fare. Un giovane presidente del Consiglio, Renzi, accolto con tutti gli onori in Europa e oltreoceano, aitante fra tutti i capi di Stato, con un occhio ai fotografi per vedere se la camminata gli viene bene, se sa procedere con le spalle dritte e l’aplomb del caso. Gli viene, gli viene.
Ora, lo scenario ci offre variazioni sul tema con l’exploit del secondo Matteo. Anche Salvini conoscevamo bene, ma in una veste diversa. Era il ragazzo della valle del Po, il verde pupillo di Bossi che sventolava una bandiera divisiva tra nord e sud, tra i “ce l’ho duro” e i terroni del profondo sud, che fino a ieri strizzava l’occhio alle destre estremiste d’Italia. Ora glissa se gli si chiede come la mette con Casa Pound e parla di legittime… libertà ideologiche.
La cravatta di Salvini è sempreverde, ci mancherebbe. Ma qualcosa è sopravvenuta nel frattempo, un volgere dei fatti italiani esploso a catena da nord a sud come naturale reazione di tragedie sociali e mal tollerate presenze immigratorie, nei quali la Lega ha visto l’occasione da non perdere per inzuppare la sua presenza, in qualche modo salvifica e fraternizzante. Non più bandiere contro lo straniero, ma il confronto e le ragioni del buonsenso. La Lega che diventa turista lungo tutto lo Stivale. Laddove scoppiano i focolai, si registra la loro presenza. Questo il loro atout del giorno, la carta vincente di Salvini, che dai primordi un tantino supponenti e tranchant, cambia look. Si fa più sorridente, più disposto al dialogo. Parla di libertà, di affrancazione dall’Europa, offre soluzioni di macroeconomia prese dalla scuola di un liberista come Alvin Rabushka, vola in Russia per mettersi al fianco di Putin contro le sanzioni imposte dall’Eu al Cremlino. Non si fa mancare niente. Deve affilare le armi. A modo suo.
Kramer contro Kramer, Renzi e Salvini saranno i nuovi attori del palcoscenico italiano? Gli analisti sono d’accordo nel ritenere Salvini il miglior soggetto dell’opposizione, la migliore sfida per Renzi. E Berlusconi? Mai dire mai, lui sa come risorgere dalle ceneri. La sua figura si staglia in penombra dietro il profilo dei due Mattei. Noi abbiamo fatto solo i ritratti sulla scia di sensazioni personali. La parola ancora agli analisti.
Angela Grazia Arcuri
Roma, 26 novembre 2014.