La politica come una soap

Già, la politica è proprio come una soap-opera: gli stessi ritmi e la stessa regia. Se nel periodo delle vacanze ti allontani giocoforza dalla tua soap preferita, quando intendi buttarti alle spalle ogni sollecitazione quotidiana, ti chiedi al ritorno cosa sarà cambiato in quella storia infinita, quali personaggi nuovi saranno subentrati nel frattempo e, mamma mia, cosa ti sarai perso!
Invece… la storia è sempre là, i personaggi sono gli stessi e, se c’è stata qualche variazione sul tema, si rivela del tutto ininfluente sull’architettura del filone principale. Una settimana o due, anche un mese di assenza, non cambiano niente alle tue aspettative di novità.
Così è per la politica. Torni a casa e non trovi nulla di cambiato. Ma è da pazzi solo pensare che un breve lasso estivo porti dei cambiamenti che non avvengono in anni. Soliti direttori d’orchestra, le solite beghe che lievitano in adrenalina tra coloro che, costretti in aula in seduta estiva, si riempiono di integratori per lo stress da superlavoro. Poveri! C’è pericolo di qualche collasso per la questione senatoria che rischia di diventare una storia infinita.
Ma, poveri noi! Noi, che se il Senato lo buttassero alle ortiche non farebbero un soldo di danno. Non ci risulta poi tanto l’ineccepibilità di quei “senatori boni viri”, quando finora si sono viste nomine senatoriali a vita per chiare opportunità politiche e aggravio della spesa pubblica. Noi sì, poveri, che ci avviciniamo al redde rationem di ulteriori balzelli autunnali, quando ogni famiglia italiana ha visto perdere la capacità del proprio reddito con ritmo esponenziale di 2400 euro nel giro di una manciata d’anni. Noi, italiani impoveriti da politiche litigiose e partitistiche, incongrue a porre al centro il cittadino e il vero interesse del Paese , ci ritroviamo con una realtà di giovani ventenni senza lavoro, di trentenni ancora in bilico e di 40-50enni votati al porta-a porta.
Pare che anche quegli 80 euro di prebenda, che a qualcuno facevano comodo e dagli schifiltosi ritenuti soltanto un bruscolino, non troveranno copertura nel prossimo inverno. E la sofferenza delle imprese che boccheggiano, vedranno alla fine di luglio, come è stato promesso, lo sblocco del rimborso del credito statale nei loro confronti? Oggi è il 31 luglio. E intanto le imprese sono costrette a licenziare i dipendenti e i negozi a chiudere sotto gli occhi di tutti, soffocati dalle tasse e dal pagamento di affitti sempre più esosi.
Tant’è. Nel frattempo escono fuori come funghi velenosi personaggi insospettabili, che se ne ridono di noi piccoli contabili dell’euro quotidiano facendo man bassa del denaro pubblico. Quali speranze in un Paese dove nessuno si accorge di nessuno, dove nessuno controlla nessuno e dove tutti usufruiscono della libertà democratica…dell’appropriazione indebita.
I giovani dovrebbero essere la nostra speranza, ma l’esempio corrente non è un buon innaffiatoio. Che gli diciamo a questi giovani sconcertati, di farsi furbi come tutti, di fregarsene della morale, di allinearsi alla regola vigente del “Yes, we can”, quel punto di forza osannato da Mister Obama e dalla canzoncina su You Tube, che magari troppi giovani inculturati possono interpretare alla rovescia, come il passaporto per disfarsi di ogni regola. Non si sa più cosa sia legittimo e cosa non lo sia, tutto si può fare, tutto è permesso, l’etica un optional che cambia ai ritmi vertiginosi dei tempi e delle mode economiche.
Così, a colpi di emendamenti, politici e politicanti si accavallano gli uni agli altri mostrando a noi i sorrisi e le parole “buone” della festa, quella dell’ipocrisia, perpetuando il gioco di tre o quattro personaggi incastrati come un puzzle dalla regia di una soap che non ha l’interesse a vedere l’epilogo.
Morale della favola, se i rubinetti vengono lasciati aperti e troppi se ne abbeverano, chi ha veramente sete non troverà più acqua.
Angela Grazia Arcuri
31 luglio 2014