SANITA’: giringiro nei templi… della semplificazione

Un Renzi effervescente, quello della conferenza stampa pre-pasquale. La carrellata di provvedimenti antispreco illustrata con accenti da show-man dimostra come gli annunci stiano realmente trasformandosi in fatti. Che poi i frutti saranno più o meno buoni è da vedere, ma intanto è stato il primo a darsi una mossa.
Il fervente capo dell’Esecutivo ha tenuto, fra l’altro, a sottolineare che la Sanità non verrà toccata. Ma nel rispetto di chi e che cosa? Sappiamo che la razionalizzazione delle spese investirà anche questo comparto, laddove si spera che non debbano essere intaccate quelle poche garanzie nei riguardi della salute del cittadino quanto snellito il macchinoso sistema amministrativo. Intanto, una passeggiata per le Aziende Sanitarie Locali farebbe bene a chi deve occuparsi di “semplificazioni” per annusare l’aria che tira.
E’ istruttiva una passeggiata presso questi siti della salute pubblica al momento del rinnovo dell’esenzione dai ticket, operazione che scade al 31 marzo di ogni anno e che va effettuata non prima della scadenza, cioè in aprile.
L’approccio con gli squallidi locali sanitari di certe strutture è già di per se stesso avvilente. Le code sono da girone dantesco, c’è tutta un’umanità composita, più o meno dolente, votata alla rassegnazione dell’attesa. Ma arriviamo al punto. E’ mai possibile che il rinnovo di queste esenzioni debba perpetuarsi ogni 365 giorni? Ci sarà in qualche modo una scorciatoia per risparmiare al cittadino questa spada di Damocle ogni anno, laddove basterebbe una proroga automatica fintanto che non mutino le condizioni personali a tale diritto. Ma non esistevano le autocertificazioni, anziché dover presentare un cumulo di fotocopie?
“Questesono le norme imposteci dall’alto” – si giustifica un impiegato – “e non possiamo fare di testa nostra“. Però, di testa sua, chiude ogni tanto lo sportello in faccia alla povera vecchietta, lì in fila da qualche ora, per andarsi a prendere il caffè all’angolo. Ma non vogliamo demonizzarlo troppo, povera stella, lui che svolge un compito talmente ripetitivo da sentire la necessità di staccarsi ogni tanto dall’assalto dei fogli, lui che lavora ubbidiente, totalmente supino ai comandamenti. L’occhio del Grande Fratello non sta mica a spiarlo dall’alto se concede alla sua testolina un qualche barlume di creatività operativa. Il paraocchi è d’obbligo per i sacerdoti dei templi burocratici.
Paura dell’esodo
In un ascensore ci troviamo faccia a faccia con alcuni camici bianchi. L’atmosfera è piuttosto pesante, musi lunghi. Cogliamo alcune frasi come “Però dovrebbero fare una scelta miratasull’organico da sfoltire ”, questo il tenore. La strizza è palpabile. Evidentemente sanno.
Al primo piano, un giovane medico legale al quale chiediamo delle informazioni ci invita papale papale a dirigerci verso un’altra ASL del circondario, dove “ c’è meno gente”. Come a dire “lì si stanno a grattare la pancia”. Loro della sede centrale del distretto sanitario non ce la fanno più. Già, certamente il personale di sportello lavora in condizioni stressanti, è da tenerne conto, ma ci è sembrato che al primo piano, in quel momento, non stessero tergendosi il sudore ma piuttosto riuniti, tre di loro, a fare conventicola nella stanza vuota. Argomento all’ordine del giorno: tipo quello dell’ascensore.
Peregriniamo verso la seconda Asl, sentendoci come peccatori sul cammino per Compostela. La situazione è tal quale, coda a non finire. Solo che questa sede, situata nel vicino quartiere residenziale, è almeno moderna e luminosa. E ci viene un dubbio. Non è che i dottorini dell’Azienda di cui sopra soffrano un po’… d’invidia sociale? E’ una battuta per alleggerire l’ingombro delle fotocopie. Infatti, una bellina allo sportello ci informa, sgarbatella, che vanno presentate 3 fotocopie di ogni documento. Volevamo farle alla stampante di casa, ma si sta esaurendo l’inchiostro che, per inciso, costa dai 20 ai 25 euro a cartuccia. Il risparmio di Maria Calzetta…. lo conoscete il detto! La libreria vicina alla Asl, che faceva le fotocopie, è chiusa per crisi. Tocca allora andare alla scuola guida che non è a due passi. Lì, per la serie “melium abundare quam deficere”, facciamo stampare più copie del dovuto, non si sa mai. Cosicché, una volta tornati alla Asl, la fila è aumentata e, al nostro turno, l’impiegato di un altro sportello ci dice che di copie ne bastano 2 per ciascun documento. Mah, la bellina sgarbata non aveva detto che……? Avremo capito male nella fretta, così che ci vengono restituite tutte le copie esorbitanti da portare a casa come piatti cartacei del Buon Ricordo.
Fosse solo per qualche copia in più, ma la gente è stanca di dover ricorrere troppo spesso a strutture sanitarie private, convenzionate soltanto per esami di routine e non per esami strumentali di una certa importanza, che sono a pagamento. Così che il cittadino deve continuamente aprire il portafogli per non correre il rischio di tirare le cuoia appresso alle lunghe liste di attesa del CUP, lunghe perché evidentemente il personale sanitario non è sufficiente a sfoltire tutta l’enorme domanda. O, altrimenti, la gente non si cura, come accade a coloro che non possono permettersi di pagare dai 100 ai 150 euro se bastano, per una TAC o un’ecodoppler . Inoltre, i cosiddetti “pacchetti” offerti presso queste strutture private ( 3 x 2 come al supermercato), sono un’esca di speculazione commerciale (al pari di Groupon) rivelandosi assai superficiali e quindi insufficienti per un’esatta diagnosi clinica.
Dobbiamo solo sperare che gli 80 euro, che fioriranno di maggio come le rose, vengano spesi per una gita in campagna all’aria aperta, assai più salutare che presso le strutture sanitarie pubbliche o qualsivoglia private. Pace e bene per mantenerci in buona salute.
Angela Grazia Arcuri
23 aprile 2014