Imperialismo senza confini: la nuova Presidenza Statunitense influenzerà il prossimo conclave per l’elezione del nuovo Papa?

“America First” è lo slogan con il quale Donald Trump ha trionfato nelle recenti elezioni presidenziali che lo hanno proclamato 47° Presidente degli Stati Uniti.
Già dal suo insediamento, avvenuto lo scorso gennaio, il Tycoon e la sua Amministrazione hanno messo ben in chiaro la loro linea politica internazionale, dai dazi, passando per l’uscita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dagli altri accordi Multilaterali fino alla ridiscussione dei rapporti diplomatici sia con gli alleati, Israele, con il supporto totale a Netanyahu in chiave anti-Iran, e i paesi NATO, o arrivate al 5% del vostro PIL per le spese di difesa oppure niente sostegno militare Statunitense la sostanza del discorso, che con i “nemici”, apertura di un dialogo con la Federazione Russa per la cessazione del conflitto in Ucraina per buona pace di Zelensky, nonché con la Cina su Taiwan e sui commerci internazionali.
Nelle interlocuzioni avvenute in queste prime settimane è stato chiaro che con questa seconda amministrazione Trump il “non è possibile” come risposta, in special modo quando pronunciato dai suoi alleati o vassalli, non è un’opzione di risposta presa in considerazione dal Tycoon. D’altronde per The Donald e per la sua Amministrazione l’imperativo categorico è far tornare a far sentire il peso e la presenza degli Stati Uniti come attore principale nelle relazioni internazionali, “America First” ancheper l’appunto sullo scacchiere mondiale per tutelare gli interessi, economici e di potenza, dello zio Sam.
Un imperialismo senza confini, la grande novità di quel che resta del partito Repubblicano Statunitense, che trasversalmente finisce per coinvolgere e inglobare gli interessi economici, militari e sociali che gli Stati Uniti hanno intenzione di perseguire e raggiungere per la loro tutela e sicurezza non curandosi di chi possa essere l’interlocutore di turno e le sue prerogative.
Il neanche tanto “soft power” Americano rivolto su Città Stato del Vaticano
Ed è così che quindi nessuno può sentirsi al riparo dal “Soft Power” o ingerenza a stelle e strisce, nemmeno lo Stato Vaticano. È di questi ultimi giorni, infatti, la notizia che Papa Bergoglio, alle prese con una condizione di salute preoccupante, si stia, dalla sua stanza dell’ospedale, affrettando a sistemare diverse questioni politiche in vista della battaglia per succedergli una volta avvenuta la sua dipartita.
Poiché la sua salute è peggiorata nell’ultimo mese, Francesco si è mosso per completare le iniziative chiave e nominare “uomini di fiducia” nei posti chiave del governo papale per far sì che l’eredità del suo papato, definito progressista e per questo segnato da aspre divisioni ideologiche all’interno di Città Stato del Vaticano, possa proseguire anche dopo la sua morte. Da quando è diventato papa nel 2013, infatti, Francesco ha puntato a rendere la Chiesa più inclusiva attraverso la maggiore sensibilizzazione della Chiesa sui temi dell’accoglienza, del cambiamento climatico, del ruolo delle donne e della comunità LGBTQ+. Temi, che, come abbiamo avuto modo di vedere, sono oggi fortemente osteggiati da una parte di politica internazionale e su cui tra tutti spicca l’Amministrazione Trump che già durante la sua campagna elettorale era fermamente convinta di combattere una volta vinta le elezioni.
Pertanto, non appena entrato in carica, Trump ha iniziato a picconare a suon di decreti presidenziali queste tematiche rivolgendosi anche direttamente alla Chiesa cattolica e a Papa Bergoglio ammonendolo di, tramite il suo pontificato, aver alimentato “le false battaglie ideologiche che hanno indebolito l’occidente”.
Lo scontro tra l’Amministrazione Trump e Papa Francesco è continuato anche in quest’ultimo mese quando, all’inizio di febbraio, il Pontefice ha fortemente criticato l’utilizzo politico dell’enciclica dell’Ordo Amoris da parte del vicepresidente degli Stati Uniti JD Vance, che, a detta del Pontefice, non si è fatto scrupoli ad utilizzare la religione per giustificare le deportazioni dei clandestini a El Salvador firmate con decreto del Presidente Trump. La critica netta del papa ha scatenato la furia della Casa Bianca, sollevando, viste le condizioni di salute di papa Bergoglio, la prospettiva di un sostegno “implicito” a quei vescovi vicini alle posizioni di Washington una volta apertosi il conclave, agitando la possibilità di un’elezione del nuovo pontefice altamente politicizzata.
“Hanno già influenzato la politica europea, non avrebbero problemi a influenzare il conclave”, ha detto una voce vicina al Pontefice riferendosi all’amministrazione Trump, aggiungendo poi “potrebbero essere alla ricerca di qualcuno meno conflittuale”, confermando che ormai per l’Amministrazione Trump, qualsiasi voce discordante rispetto i suoi obiettivi politici, che sia un’entità statuale o una guida religiosa, deve essere ricondotta all’armonia con la sua linea politica.
Le mosse di Papa Francesco per scongiurare influenze politiche sul prossimo Conclave
Il 6 febbraio, prima di essere ricoverato in ospedale, Papa Francesco ha prolungato il mandato del cardinale italiano Giovanni Battista Re come decano del Collegio cardinalizio, un ruolo che sovrintenderà ad alcuni preparativi per il conclave, la riunione segreta che determina la selezione di un nuovo papa. La mossa, che ha evitato in modo controverso un voto programmato sul prossimo decano da parte dei cardinali di alto livello, aveva lo scopo di garantire che il processo si svolgesse secondo i desideri di Francesco.
Re, un operatore vaticano di lunga data, è troppo vecchio per partecipare personalmente al conclave, ciononostante, sarà una figura centrale nelle discussioni a porte chiuse che spesso si svolgono prima del conclave, ed il fatto che Francesco lo abbia scelto come decano invece di un candidato più giovane suggerisce che voleva mantenere un volto amico nel ruolo che avrebbe difeso la sua eredità e che sarà in grado di sostenere un nuovo Pontefice vicino alla politica progressista iniziata con Francesco.
In vista del conclave del 2013 che lo ha eletto papa, lo stesso Francesco avrebbe beneficiato dell’influenza di un gruppo di cardinali che erano troppo anziani per partecipare ai lavori, ma che comunque hanno avuto influenza sul risultato e sui rapporti all’interno del Conclave.
Sabato, infine, il Pontefice ha accelerato la sua mossa riformista senza precedenti per nominare una suora, suor Raffaella Petrini, come prossima e prima donna governatrice della Città del Vaticano, vicina alle politiche di accoglienza di Francesco, annunciando che il mandato di Petrini sarebbe iniziato il 1° marzo.
Il quadro clinico di Francesco è complesso ma senza dubbio quello politico all’orizzonte, con un conclave che si prevedrà essere particolarmente combattuto per decidere chi sarà il nuovo capo dello Stato Vaticano, sarà ancor più complesso visto che il riformismo portato avanti durante il Pontificato di Francesco potrebbe essere osteggiato non solo dalle correnti più conservatrici all’interno dello Stato Vaticano, ma anche dalla stessa Amministrazione Trump che cercherà di sostenere, più o meno esplicitamente, un Pontefice “amico di una politica più tradizionalista in sintonia con l’America first”.