“The miracle man”: nuovo film italiano, alla regia Mario Draghi

Sull’onda del vecchio film “The family man”, magistralmente interpretato da Nicolas Cage, eccoci catapultati verso uno scenario politico che per certi versi ricorda il finale di quella pellicola, denso di interrogativi “open space”.
Al centro l’uomo nuovo, il Mario Draghi che ci ha fatto sospirare in attesa che accettasse l’incarico tanto invocato. Ebbene, alfine ha detto “sì”, porgendo l’anello nuziale alla sua seconda sposa di nome Italia, ben consapevole che questo reato di bigamia politica gli costerà qualche notte insonne. Senza troppi logoranti preliminari, il “SuperMario” ha iniziato già in occasione del “giuramento” a dimostrare la sobrietà e il sintetismo che ci si attendeva da un decisionista come lui, sciorinando l’elenco dei suoi eletti come fa il buon maestro nell’elencare agli alunni i nomi di quei capoclasse che gestiranno nel corso dell’anno la loro stagione scolastica. L’uno via l’altro, saluto “mascherato”, veloce firma e via! Toccata e… fuga bachiana nello stile di chi voglia offrire un anticipo del suo modello di gestione governativa.
Tout passe, tout lasse, tout casse…
Non poteva mancare da qualche banda un certa vena di nostalgia nella cerimonia di addio al vecchio governo. Quando l’ “avvocato del popolo” si è diretto verso l’uscita del Quirinale, seguito dalla sua avvenente compagna, si è intravista qualche… furtiva lacrima dietro la maschera di un Rocco Casalino che, per circa tre anni, è stato il suo inseparabile alter ego, il suo deus ex machina, la sua ombra onnipresente, il suo fidato “consigliori”.
Poi le lapidarie dichiarazioni, laddove l’ex GF ha voluto mettere in risalto il grande prestigio a livello internazionale goduto dall’avvocato foggiano durante il suo mandato. Non si discute su certi meriti professionali del suo “Giuseppi”. Sorge invece il dubbio che l’apologia di Casalino nei suoi riguardi nasconda alla fin fine una matrice psicologica ritorta su se stesso, come a volersi attribuire il merito della scalata di Conte alla presidenza del Consiglio, ma anche l’inconscia… consapevolezza di non aver saputo offrire al suo assistito i consigli giusti al momento giusto per arginare una crisi di governo non più sopportabile. Questa la nostra, forse opinabile lettura a giustificare quella “lacrima sul viso”.
La gente è facile a dimenticare. Ma come dimenticare certe spregevoli frasi di Casalino nei confronti dei “vecchi e dei soggetti affetti da sindrome di down“. Quest’ uomo, pasciuto nell’entourage piuttosto ambiguo di Lele Mora & Co., capace nella sua smisurata e fors’anche legittima ambizione di laurearsi con più titoli a livello tecnico-manageriale, con uno stipendio di gran lunga superiore a quello di Conte, figura ora come l’arcangelo Gabriele, tirando fuori un suo libercolo in una commovente storia di amarcord familiari. Un modo per restare a galla, per farsi perdonare quelli che, secondo i bene informati, sono stati i suoi continui raggiri?
E “tout se remplace”….
Salve a te, Mario Draghi, e un grazie anticipato per la complessa ristrutturazione della nostra casa.
Ci saranno parecchi lavoretti da fare, come abbattere il pesante soppalco della burocrazia, cambiare la moquette piena di acari della giustizia, eliminare il muro divisorio tra i partiti e, in tutta urgenza, sostituire il vecchio con un nuovo frigorifero, tanto capiente da contenere una grossa riserva di vaccini i più resistenti all’assalto delle varianti che ci capitano tra capo e collo.
Al di là delle metafore, i punti salienti del discorso programmatico di Draghi riguardano in sintesi la rivisitazione del sistema fiscale, la lotta alla corruzione, il sostegno al “lavoro autonomo” e uno sguardo al pianeta “donna”, ove “l’ Italia presenta uno dei peggiori gap salariali tra generi in Europa, oltre una cronica scarsità di donne in posizioni manageriali di rilievo”. Non ultimo, il rilancio del settore turistico, fiore all’occhiello del nostro Paese, che significa non solo restituire nuova linfa a molte categorie in grande affanno ma anche una notevole spinta al profilo culturale, sopraffatto dallo tsunami sanitario.
E’ comunque apparso chiaro come il nuovo Presidente del Consiglio si ispiri a quelle ideologie repubblicane care ai nostri lontani studi mazziniani, nell’ affermazione della democrazia attraverso l’unità dello Stato. “Il virus è il nemico – ha sottolineato – e l’unità un dovere“.
Quello che sembrava dunque presentarsi solo come un governo di tecnici si attesta in realtà verso una precisa linea politica. Uno per tutti, tutti per uno, ma non si quanto… appassionatamente. Riuscirà il nostro mentore a mettere d’accordo le varie anime di quei partiti che, rappezzati e decimati dalle ultime fuoriuscite, riescono a stare ancora in piedi grazie alla forza di gravità?