Natale italiano, festa del “padre” in terra

Puntuali come ogni fine anno, eccoci a scrivere il nostro pistolotto di dicembre, che stavolta ci trova alquanto perplessi. Resta piuttosto difficile dipanare un discorso col rischio di cadere nell’edulcorata narrazione natalizia in un momento tanto delicato per il Paese.
Un Bambinello, anch’esso sconcertato e infreddolito, si starà chiedendo dove posare il suo giaciglio per meglio assolvere al compito affidatogli dal Padre suo. Una madre, Maria, antesignana di una partenogenesi per volontà celeste, insieme a un padre putativo non responsabile del “miracolo”, si avviano a glorificare l’ avvento attraverso le finestrelle dei calendari natalizi cari ai bambini.
Giuseppe, padre amoroso, giovane imprenditore falegname di buone condizioni economiche al tempo del matrimonio con Maria, malgrado l’iconografia tradizionale ce lo rappresenti come un vecchio canuto, ha sempre avuto un posto d’onore nel calendario gregoriano. Occorre comunque rifarsi ai vangeli apocrifi per avere uno squarcio di luce circa la vita e la morte di questa sacra coppia, laddove si parla di fratelli e sorelle di Gesù e quant’altro ignorato presso le credenze popolari legate alle versioni della tradizione cattolica.
L’inciso sulla figura del padre non è del tutto casuale. Se “mater semper certa”, quel padre “incerto”, oggi possibile da individuare grazie alla ricerca del provvidenziale dna, sta rivalutando la sua posizione di semplice gregario familiare. Pur in secoli di patriarcato, è sempre stata la madre a tenere le redini della gestione casalinga, ma oggi, nelle moderne coppie, i compiti vengono condivisi per evidenti ragioni logistiche. Dopo che il 19 marzo era stato tolto negli ultimi anni dall’elenco delle festività, il reinserimento della “festa del papà” viene invocato a gran voce per dare nuova linfa al consumismo.
Vedi caso, questo “papà” non ci invita soltanto a fare scorpacciate delle golose frittelle di S. Giuseppe, ma diventa in questo particolare momento uno strumento assai utile per certi discorsi. Già, la congiuntura tutta italiana sta puntando lo sguardo ai padri “scomodi”, abile mossa per delegittimare l’operato dell’attuale governo coinvolgendo vari personaggi di diversa appartenenza politica. Ed appare inaccettabile che le colpe dei padri ricadano sulle spalle dei figli, i quali sono unicamente responsabili delle loro azioni personali.
Spigolature natalizie
Detto questo, conviene entrare nello spirito natalizio con una sequela di auguri di prammatica e citazioni varie in uno sguardo circolare delle cose del mondo che tutti oggi affliggono ad ogni livello, ricchi e poveri, giovani e vecchi, credenti e non credenti.
Primo della lista, auguri allo chef Carlo Cracco! Che possa trovare sotto l’albero un pacchetto di “umiltà” con il quale condire la sua nota prosopopea . E soprattutto complimenti alla sua sensibilità, quando offende un aspirante cuoco che piangeva dall’emozione a seguito dei complimenti ricevuti per una pietanza ben riuscita.
“Cosa fai, piangi? C***o, mi sembri un barboncino! Gli uomini veri non piangono mai! ” – ipse dixit.
Già, che il noto chef impari ad essere un uomo vero, è questo il nostro augurio spassionato.
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Un pensiero postumo a Georges Bernanos, famoso giornalista e scrittore francese dei primi decenni del ‘900, il quale, ben lontano dal conoscere lo “spread”, ebbe a dire: “Un mondo dominato dalla forza è un mondo abominevole, ma il mondo dominato dal numero è ignobile”.
Che il pensierino natalizio possa arrivare sotto l’albero della “troika”…. ad illuminare i rapporti con il nostro Paese claudicante.
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Ultima citazione, quella relativa al poeta dell’ermetismo Eugenio Montale, il quale ebbe ad osservare che “Abbiamo fatto del nostro meglio per peggiorare il mondo”.
Non ci piove, ma quanto di orribile succede oggi va visto nell’ottica di una ricostruzione del mondo attraverso il caos e la caduta nell’abisso degli errori. Non ci si rialza se non toccando il fondo. E gli italiani hanno una marcia in più per forza d’animo, creatività e ingegno.
Un barlume di speranza per un futuro diverso, laddove potrà esistere una comunità di esseri umani dotati di una mentalità ben lontana da ogni pallida previsione ( e ne passeranno di stagioni ) ci viene dal mondo dell’infanzia, da quei bambini che, come il Cappuccetto Rosso della pubblicità televisiva, s’incammina nel bosco in compagnia del lupo, incitando tutti i nonni a seguirla.
Anche la metafora dell’ “attenti al lupo” ci insegna a non aver paura dei mostri.
BUON NATALE!
Angela Grazia Arcuri