Il cammino più piccolo d’Italia

“Il cammino più piccolo di Italia”, così lo definiscono i ragazzi della Stay freedom, l’Associazione che ha ideato e curato il percorso che, in appena 20 km, unisce i comuni di Villa San Giovanni, Barbarano Romano e Blera, siti in provincia di Viterbo. Un cammino talmente piccolo che definirlo tale fa quasi storcere il naso (o almeno sorridere) i puritani dei cammini più famosi, come il famigerato e lunghissimo Santiago di Compostela, in cui venti chilometri rappresentano una sola tappa. Qui nella Tuscia invece, come premesso, venti chilometri sono il percorso totale, percorribili tranquillamente in una sola tappa, nonostante qualcuno abbia consigliato di terminarlo in due tappe distinte. L’associazione viterbese, allo scopo di elevare questo percorso archeologicamente e naturalisticamente meraviglioso almeno al pari dei cammini più famosi, come quello sopracitato, ha avuto l’ardire di prevedere dei timbri lungo il cammino per certificare l’avvenuto percorso e ad aver diritto così, all’arrivo, all’attestato di Viandante Etrusco.

Una vera perla incastonata nel cuore della Tuscia
Il cammino dei tre villaggi, infatti, è capace di stupire il viandante dal primo chilometro, mettendo a tacere tutte quelle ilarità sul suo conto. Appena lascia Villa San Giovanni, al viandante è permesso viaggiare nella storia, immergendosi nel maestoso e penetrante silenzio della Tomba di Margareth, una tomba etrusca riportata alla luce nel secolo scorso da archeologi svedesi, coordinati da Re Gustavo di Svezia e dalla cui nipote prende il nome. Varcata la porta d’accesso, non resta che ammirare due colonne in stile dorico, che dividono l’ambiente in due camere, dove letti funebri sovrastati da un soffitto a cassettoni scolpito nel tufo sono l’ennesima testimonianza della maestria dei nostri antenati.
Terminata la raccolta di foto e video d’ordinanza, si riparte lungo i sentieri segnati dalla sezione CAI di Viterbo e su cui il “Cammino dei Tre Villaggi” è disegnato. Si entra allora nel Parco Regionale Marturanum dove flora, fauna e tombe etrusche rischiano di far perdere la traccia al viandante più curioso. Nemmeno dieci chilometri e le apparecchiature elettroniche rischiano di terminare la carica per le tante, troppe, foto che non si può far a meno di scattare. Un susseguirsi di sepolcri e scorci a cui è impossibile resistere e per i quali si necessiterebbe una visita a sé rispetto al cammino.

Se si è partiti presto, la seconda colazione è d’obbligo a Barbarano Romano che, a dispetto del nome, si trova nella Tuscia. È il secondo dei tre paesi posti lungo il cammino e dove si dovrà richiedere, presso i commercianti indicati nella guida, il timbro che attesti il transito. Poi di nuovo in cammino nella tratta più naturalistica. Poco meno di una decina di chilometri lungo il fiume, superando le mole del Biedano, rovine di antichi mulini e dighe e il ponte romano – il cosiddetto Ponte del Diavolo – costruito in blocchi di peperino (o piperino) murati a secco e capace di resistere al tempo da duemilacinquecento anni. Un percorso letteralmente immerso nel verde o nell’acqua, tanto che in alcuni punti è necessario guadare il fiume, seppur di poco, incontrando anche qualche divertente tronco da scavalcare. Per quanto lavoro facciano i volontari nel mantenere puliti i sentieri, tra Barbarano Romano e Blera la natura accoglie il viandante ricordandogli, al tempo stesso, quanto siamo piccoli rispetto a lei.
Per ultima, ma non ultima, Blera. Tappa obbligata per il consueto timbro, ma soprattutto per l’aspirata pausa pranzo e per la possibilità di vedere da vicino la necropoli di Terrone, ove vi è Grotta Pinta, l’unico esempio di grotta affrescata al di fuori di quelle ben più note di Tarquinia, nonché prima di ripartire per gli ultimi chilometri in direzione di Villa San Giovanni, ottenendo così l’attestato di viandante etrusco.
Per concludere, di certo, un cammino ben progettato, emozionante e soprattutto, aperto a tutti. Un cammino a metà strada tra Roma e Viterbo, facilmente raggiungibile in treno o in auto. Un progetto che andrebbe replicato ovunque in Italia, Paese a vocazione turistica: che lo si percorra per sport o turismo, con “poca” fatica, tre paesini sono stati in grado di attrarre viandanti e turisti e con loro, incentivare l’economia locale. Un consiglio? Percorrerlo in due giorni perché c’è tanto, ma veramente tanto da ammirare.