La gelateria di Anna e Aldo in mezzo al Mar Baltico

Prima del loro arrivo, i Finlandesi dell’isola di Aland il gelato lo conoscevano solo confezionato e di produzione industriale. Sono stati la vicentina Anna Bottazzi e il compagno torinese Aldo D’Urso a introdurre la novità del gelato prodotto artigianalmente. Trasferitisi nel 2009 nell’isola che segna quasi il confine tra il Mar Baltico e l’ingresso nel Golfo di Botnia, l’insegna della loro “Gelateria Anna e Aldo”, scritta tutta in italiano, è diventata un punto di richiamo per gli abitanti dell’isola. Anna, che con Aldo si è concessa una vacanza nella casa di famiglia, ci racconta la loro avventura nordica.
Com’è avvenuto il vostro incontro?
Nel 1993, all’età di 29 anni, dopo aver lasciato il lavoro di modellista a Verona mi sono trasferita nella cittadina tedesca di Grevenbroich accentando un lavoro in una gelateria. Nella stessa lavorava già da sei mesi Aldo, giuntovi da Torino. Nel 2002 il primo grande salto, ci siamo messi in proprio aprendo nella stessa città un nostro caffè con gelateria artigianale. Il lavoro andava bene ma era molto pesante, lavoravamo sette giorni su sette con orari lunghi e faticosi. I Tedeschi sono clienti esigenti, pretendono di essere serviti al tavolo velocemente quindi il ritmo era frenetico, comunque ci siamo meritati un articolo di elogio sul quotidiano locale, dove è stato scritto che “il cappuccino di Anna è il migliore”.
Com’è nata l’idea di trasferirvi nel Grande Nord?
Nell’inverno del 2004, Aldo si reca per la prima volta nell’isola di Aland a trovare un amico siciliano che aveva sposato una finlandese e viveva là. L’impatto con l’isola è emozionante, il paesaggio magnifico, il luogo tranquillo, gli abitanti pacifici. Al suo ritorno a casa mi dice: “Ho trovato l’isola che fa per te”. Per cinque anni ci abbiamo pensato, maturando il progetto non senza apprensione perché il salto era nel buio. Il 2009 è stato l’anno della decisione e del trasferimento.
Avevate già trovato il locale adatto?
Sì, Aldo era tornato ad Aland più volte e aveva affittato un ampio locale al pianoterra dell’Hotel Strändnas, appena fuori dal centro di Mariehamn, il capoluogo dell’isola. Chiusa la gelateria a Grevenbroich, abbiamo caricato tutta l’attrezzatura su due Tir e siamo partiti in auto con i nostri due cani. Abbiamo attraversato tutta la Germania settentrionale, la Danimarca, la Svezia fino a Stoccolma dove ci siamo imbarcati sulla motonave che in due ore arriva al porto di Mariehamn. Era maggio, l’inizio della stagione più propizia per i gelati ma il locale non era pronto per cui abbiamo messo in funzione solo la macchina del gelato e aperto un chiosco sulla spiaggia di Lilla Holven offrendo solo sette gusti.
Che difficoltà avete incontrato?
Innanzi tutto l’allestimento della gelateria. Gli idraulici, gli elettricisti, i falegnami ingaggiati non avevano mai montato una gelateria artigianale e non ne capivano il funzionamento e le esigenze dovute alla specificità dell’attività. A dieci giorni dall’apertura si rompe la macchina del caffè espresso e poiché i bar dell’isola ne sono sprovvisti, nessuno era capace di aggiustarla. Abbiamo dovuto caricarla in auto, poi in nave, e portarla a Stoccolma a farla riparare. L’inaugurazione ufficiale è stata il 12 settembre del 2009.
I Finlandesi come hanno accolto la novità?
Essendo la nostra, la prima e unica gelateria artigianale di tutto l’arcipelago delle isole Aland, lo scetticismo iniziale non è mancato. I clienti non capivano che cos’erano quelle creme colorate esposte nel bancone che venivano servite in coni, coppette, su wafer, con la frutta, con la panna, con i biscottini, anche sotto forma di spaghetti, essendo abituati ai gelati industrialmente confezionati. L’apertura ufficiale è poi avvenuta all’inizio della stagione fredda per cui il primo inverno è stato duro.
Come va oggi?
Dopo quattro anni, abbiamo conquistato la loro fiducia. Oggi la gelateria va bene e propone anche ricette italiane la cui richiesta è partita proprio dai clienti per cui serviamo anche paste con vari sughi, pasticci alle verdure, la parmigiana, il vitello tonnato, le polpette, le torte, piatti che i Finlandesi apprezzano perché la loro è una cucina un po’ monotona che si giostra tra il salmone fresco e affumicato, le aringhe, le zuppe. La spesa dobbiamo farla sempre a Stoccolma perché sull’isola non esistono gli accessori per il gelato fatto in casa per cui andiamo in Svezia a comperare i coni, le coppette, le cannucce e poi il Parmigiano, i formaggi, la pasta, il caffè.
Come ve la cavate con la lingua?
L’arcipelago delle Aland appartiene alla Finlandia ma vi si parla lo Svedese essendo le coste svedesi più vicine di quelle finlandesi. Un po’ la lingua l’abbiamo imparata, quando non ci arriviamo parliamo Inglese che tutti conoscono e comunque la nostra è una gelateria multilingue, oltre all’Italiano, parliamo l’Inglese, il Tedesco, un po’ di Svedese e Aldo anche lo Spagnolo. L’orgoglio nazionale lo proviamo quando i clienti, sentendoci parlare tra di noi, si zittiscono per ascoltarci perché dicono che l’Italiano è la lingua più bella del mondo.
Com’è la qualità della vita in mezzo al Mar Baltico?
La nostra scelta è stata determinata dal desiderio di una vita più semplice, con ritmi più lenti, in spazi ampi, dove la natura è la vera protagonista. Qui non esistono il traffico, il caos, i furti, i nervosismi cittadini. Abitiamo in una minuscola casetta di legno dipinta di verde e abbiamo un grande giardino non recintato, al lavoro ci andiamo a piedi attraverso un quartiere con prati e boschi, il centro città è costituito da un viale pedonabile, il mare dista da casa 1 km e quando d’inverno ghiaccia si raggiungono le varie isolette a piedi, con la slitta, con i pattini, con le biciclette dalle ruote chiodate, oppure in auto. L’unica cosa che non riusciamo a fare è gettarci nelle acque gelide del Mar Baltico come fanno i nostri concittadini che vi s’immergono anche d’inverno in una buca che il Comune tiene appositamente sgombra dal ghiaccio.
Pensate un domani di rientrare in Italia?
Là viviamo bene anche se con il lavoro non ci arricchiamo; l’obiettivo è comprarci una casa in legno in sintonia con l’ambiente. Il nostro futuro è là, soprattutto nell’età avanzata dove ci sentiremo più tutelati dagli ottimi servizi sociali finlandesi. Voglia di lavorare ne abbiamo ancora tanta, lo spirito di adattamento non ci è mai mancato, la soddisfazione più grande è aver vinto la diffidenza dei Finlandesi che apprezzano il nostro fare “mediterraneo” e adesso ci salutano anche con un bacio! www.annaoaldo.ax
Cinzia Albertoni
17 febbraio 2014