Il Public Works of Art Project salvò gli artisti americani

Fu il primo programma di sostegno delle attività artistiche istituito dal governo Roosevelt per alleviare gli effetti della crisi del 1929. Fu esteso a tutto il territorio degli Stati Uniti d’America e dopo pochi mesi fu trasformato nel più ambizioso FAP, Federal Art Project.
Nel maggio del 1933 il pittore muralista George Biddle, compagno di classe di Franklin Roosevelt, scrisse una lettera al neo-eletto presidente degli Stati Uniti d’America suggerendogli di creare un programma a sostegno degli artisti indigenti, i quali avrebbero potuto decorare gli edifici governativi con “un salario da idraulico”. Superate le perplessità, l’8 dicembre del 1933 Harry Hopkins, uno dei più stretti consiglieri di Roosevelt, annunciò alla stampa che più di un milione di dollari sarebbe stato stanziato per la realizzazione di opere d’arte destinate a biblioteche, ospedali, uffici postali, musei, scuole, parchi. Il prototipo arrivava dal Messico dove nel 1922, sotto il governo del generale Alvaro Obregon, furono assunti degli artisti per dipingere dei murales negli edifici pubblici, tra questi vi lavorarono Diego Rivera, David Alfaro Siqueiros e Josè Clemente Orozco. Se nel Messico lo scopo era di promuovere il nazionalismo e la coesione sociale dopo la frattura creata dal periodo rivoluzionario del decennio 1910-1920, negli States il fine era di assistere gli artisti della nazione e dare nuovo impulso all’arte dopo la Grande Depressione del 1929, per cui l’istituzione del PWAP fu una delle conseguenze del New Deal, il “nuovo corso” della politica economica e sociale inaugurato dal presidente Roosevelt.
Diretto dal finanziere e pittore Edward Bruce, il PWAP nei primi quattro mesi del 1934 assunse 3749 artisti che produssero una gran quantità di dipinti, murales, stampe, sculture e opere d’artigianato per gli edifici governativi di tutti gli States. A quest’ avvio, seguì il più ambizioso Federal Art Project che, sviluppando ulteriormente i principi del PWAP, in un anno stipendiò circa 5000 artisti, fotografi, designers, con 95 dollari al mese per 96 ore di lavoro, i quali poterono seguire le proprie aspirazioni con minime preoccupazioni economiche. La maggior parte dei beneficiari aveva meno di quarant’ anni, molti rimasero sconosciuti, altri ebbero fama entro i confini regionali, altri come Mark Rothko, Jackson Pollock, Arshile Gorky e Willem De Kooning, arrivarono al successo internazionale.
L’unica indicazione che il governo impose fu quella d’illustrare “la scena americana”, ciò indirizzò i soggetti dei dipinti e dei murales verso paesaggi rurali, scenari urbani e industriali, cantieri, porti, segherie, cartiere, miniere di carbone, partite di baseball. Un realismo sociale voltò le spalle all’astrazione e alle invenzioni delle avanguardie europee perché gli artisti capirono che le sperimentazioni sarebbero state bocciate e sarebbe stato più proficuo attenersi a un’arte figurativa di stato. Nell’estate del 1937 il governo degli Stati Uniti decretò che tutti i lavoratori del FAP dovevano essere cittadini americani per cui furono espulsi il lettone Mark Rothko, l’armeno Arshile Gorky e l’olandese Willem De Kooning il quale ugualmente dichiarò: “ Il progetto è stato terribilmente importante. Esso ci ha dato abbastanza per vivere e abbiamo potuto dipingere quello che volevamo…”.Il 30 giugno del 1943 il Federal Art Poject fu sciolto e cessò di fornire fondi agli artisti; nel dicembre dello stesso anno, in un magazzino del sobborgo newyorkese del Queens, il governo mise all’asta migliaia di dipinti finanziati dal FAP, molti furono venduti al prezzo di 3 dollari, portavano la firma dei grandi protagonisti di quella che sarà la Scuola di New York.
di Cinzia Albertoni
27 dicembre 2013