Il pallone, il proprietario e le regole

La legge elettorale è una legge decisiva per uno Stato democratico, lo specchio della volontà popolare. La sua importanza è inimmaginabile: senza, non c’è attività parlamentare. E il serbatoio della democrazia sarebbe vuoto.
Le leggi elettorali seguono vari schemi e tipologie che si allacciano alla fisionomia di un paese. Ci sono infatti norme a sistema maggioritario o ancora a sistema proporzionale o misto. A seconda delle esigenze sociali e culturali si opta per uno o l’altro sistema. Scozia, Germania e Messico per esempio prediligono sistemi misti ergo sistemi elettorali che combinano la proporzionalità nazionale o regionale con collegi uninominali eletti da un sistema maggioritario. Il sistema a lista di partito in una circoscrizione plurinominale, che a sua volta può essere a liste aperte (come in Israele e Russia) o a liste bloccate (come nel caso di Finlandia, Lettonia, Svezia, Brasile, Paesi Bassi). In Italia la legge del 6 maggio 2015 n. 52 – alle cronache conosciuta come Italicum – è la nuova legge elettorale che da qui ai prossimi anni darà la possibilità a milioni di italiani di esprimere il proprio voto. In teoria.
L’Italicum è un sistema proporzionale a doppio turno, a correzione maggioritaria e ha un premio di maggioranza e una soglia di sbarramento con 100 collegi plurinominali e i capilista “bloccati”. Nella débâcle politica, i democratici oscillano fra posizioni favorevoli e contrarie sia nella maggioranza stessa che nelle opposizioni. L’8 maggio scorso la legge è stata trascritta in Gazzetta ufficiale divenendo da campo di battaglia elettorale una legge vera e propria. Se la corte Costituzionale dichiarò incongruente le disposizioni della legge Calderoli (270/2005) – il famoso Porcellum che assegnava un premio di maggioranza indipendente dal raggiungimento di una soglia minima di voti con la presenza di lunghe liste bloccate senza preferenze – i buoni propositi dell’odierna legge, di discostarsi rispetto alla precedente normativa, sono andati scemando.
Ai tempi del patto del Nazareno infatti si parlava di un premio di maggioranza uguale al 54% (340 seggi), risultato ottenuto dalla lista o dalla coalizione, con una soglia di sbarramento del 12% per il vincitore. Poi, in seconda battuta, forse per giochi di potere (ma questo lo lasciamo al libero pensiero del lettore) tutti i propositi sono svaniti: da ultimo, il progetto prima e la legge poi, hanno riportato il premio di maggioranza di 340 seggi per le sole liste e non più alternativamente per le coalizioni, includendo anche il ballottaggio con previsione di 340 seggi e non più 321 per il vincitore e la soglia di sbarramento abbassata in maniera evidente dal 12 al 3% per i partiti depennando le coalizioni dal testo. Questo è segno evidente di un tentativo – pienamento riuscito – di salvare micro-partiti utili al sostentamento dell’attuale maggioranza di Governo.
Ciò che è accaduto in Parlamento lo scorso 3 novembre non era mai stato visto: un esponente del Pd, l’onorevole Giuseppe Lauricella – avvocato cassazionista, professore associato di discipline giuridiche e figlio di quel Salvatore Lauricella ex presidente del Psi e più volte parlamentare e ministro con Rumor – ha proposto una conventio ad excludendum a danno della minoranza e del M5S in costante crescita secondo i sondaggi. In poche parole il Governo si sta rendendo conto che un sistema così collaudato come l’Italicum non sta funzionando e non risponde alle previsioni elettorali preventivate. Lauricella ha affermato la necessita di cambiare in tempi record la riforma elettorale, la stessa propinata per mesi come modello perfetto e su misura del modello democratico targato Pd: non andando ad effettuare una nuova riforma sulla neonata legge, scongiurando l’ipotetico “effetto Parma”, il Pd andrebbe al ballottaggio perdendo contro il M5S. Insomma, quello che era un vestito sartoriale, su misura, risulta invece stretto.

Si riscrivono le regole del gioco per scongiurare un risultato non conforme alle previsioni, come se una squadra di calcio di un campionato decidesse di cambiare le regole durante la partita. D’altronde questa è la politica, l’arte ormai bisbetica che si serve di strumenti giuridici per delineare maggioranze e programmi elettorali. Nello specifico ciò che preoccupa è la carenza di democrazia, aspetto che sta contraddistinguendo ultimamente il Bel Paese.