L’Eurovotazioni a sorpresa

Clamorosi colpi di scena in Europa per le elezioni, soprattutto nei Paesi più importanti del Vecchio Continente. Risultati clamorosi e pericolosi per l’integrità dell’’Unione Europea, mai così “spinti” dal Secondo Dopoguerra. Partiti “NO Europa” ottengono risultati di minoranza (ma di rilievo) in Belgio, Paesi Bassi, Polonia e Belgio. Ottengono risultati clamorosi in Danimarca, Inghilterra e Francia, con percentuali vicine o superiori al 25%. Pericolo è la prima parola che viene in mente. Perché nessuno, finora, aveva rimpianto l’Estrema Destra e tutte le sue forzature ideologiche.
Soprattutto in Francia, dove sanno bene cosa sia la Resistenza. Qui, addirittura, il partito di Estrema Destra di Le Pen ha vinto sul più classico Centrodestra, la lista di Hollande solo al 14%. E ora arrivano le minacce di scioglimento dell’Assemblea nazionale e il rilancio di unione e collaborazione con tutti i partiti “NO Europa”.
In Inghilterra, invece, continuano con il concetto di “Europa quando fa comodo”, accettando le comodità e allontanando le problematiche. “Ora è tempo che la Gran Bretagna divorzi dall’Unione Europea” ha detto Farage. Gli si dovrebbe chiedere: ”Quando ci siete entrati?”. Perché l’Europa a tempo non può funzionare. E allora sarebbe meglio “Il divorzio consensuale” come espresso, sempre da Farage, ieri.
Tutti puntano ad incontrarsi e trovare un fronte comune per lottare. Ma siamo davvero davanti alla scelta giusta? Quanto sarebbero competitivi i Paesi presi singolarmente? Quanto è corretto affidarsi a partiti di Estrema Destra per sollevarsi se proprio loro, Settanta anni fa, distrussero tutto ciò che c’era in Europa?.
La risposta è singola ma vale per tutti. No. Perché gli estremismi solo lontani dalla logica della calma e del ragionamento ponderato, le basi per una politica sana che aiuti. Soprattutto se portano intrinsechi in loro ideali come la differenza sociale e indipendentismo.
Gli scenari sono cupi, anche osservando l’affluenza al voto, vicina al misero 57%. Una percentuale troppo bassa, indicante come un cittadino su due non si interessi del destino dell’Unione Europea rifugiandosi nelle assurde logiche “Votare conta poco” e “Sono tutti uguali”. Così non può funzionare, perché il voto è un diritto guadagnato anche dai Paesi che ieri, clamorosamente, hanno votato per chi lo tolse decenni fa. Corretto? Non si sa. Winston Churchill, dopo che salvò il mondo (soprattutto a livello ideologico) dal Nazismo perse le seguenti elezioni in Inghilterra. A dirglielo fu la moglie, la mattina, mentre lui si faceva la barba. “Abbiamo perso” esclamò con un laconico tono di voce. Churchill, impassibile, rispose: ”No, abbiamo vinto. Abbiamo vinto anche per perdere”. È necessario prendere spunto da ciò, ma non ripercorrere i drammi del passato per capirlo.
Alessio Giaccone
26 maggio 2014