Meloni e sindacati. Sei ore di colloquio per rimanere sulle proprie posizioni
Maurizio Landini imbraccia «L’uomo in rivolta» di Albert Camus, Pierpaolo Bombardieri una calcolatrice. Questi i doni portati alla premier Giorgia Meloni nella mattinata di lunedì, all’arrivo dei rappresentanti dei sindacati di Cgil e Uil a Palazzo Chigi, nella cornice dell’atteso incontro sulla manovra tra il governo e i sindacati. Insieme a Landini e Bombardieri, anche i leader sindacali di Cisl, Ugl, Usb, Cida, Cisal, Confedir, Confintesa, Confsal, Ciu e Cse. Il recente siparietto di Meloni a Porta a Porta, sui conti sbagliati della premier nel calcolare le risorse stanziate per la sanità dalla manovra, giustifica la calcolatrice portata da Bombardieri. il libro di Camus fa invece riferimento alla «rivolta sociale» evocata giorni fa dal segretario di Cgil, con toni che Meloni ha definito «senza precedenti». Doni che hanno tentato di alleggerire l’atmosfera, ma non sono riusciti a quietare gli animi e smuovere le posizioni delle parti a confronto. Dopo ben sei ore di confronto, infatti, Landini e Bombardieri confermano lo sciopero generale del 29 novembre. L’esecutivo ha fatto sapere che i margini di modifica su temi come sanità, pensioni, taglio del fondo auto e delle risorse per il Sud, rinnovi contrattuali nel pubblico impiego e recupero del turnover sono molto limitati. Temi sui quali i leader sindacali hanno posto, invece, ampia attenzione, attendendosi un riscontro concreto da parte del governo. «Noi confermiamo il nostro giudizio di una pessima legge di bilancio e che non affronta e non dà un futuro al nostro Paese», ha affermato Landini dopo il confronto fiume con Meloni. Il governo Meloni, per Landini, vive «in un altro mondo», poiché «descrive che è cresciuta l’occupazione, che qui va tutto bene, che siamo il Paese che sta meglio in Europa». «Io ho la sensazione che questi non frequentino troppo i luoghi dove le persone vivono, dove vanno, cosa sta succedendo. Mi sembra che vivano da un’altra parte», ha aggiunto.
Dal suo canto, Meloni ha ricapitolato le principali misure a partire da norme sul cuneo fiscale e passaggio da quattro a tre aliquote Irpef, dichiarando la decisione di confermarle e potenziarle, «come peraltro veniva richiesto soprattutto dalle organizzazioni sindacali». Sul capitolo sanità, dopo la confusione ca Porta a Porta, Meloni si è detta contenta del dono di Bombardieri, «così potrà fare anche lui questo rapido calcolo. Quando questo governo si è insediato, nel 2022, il Fondo sanitario nazionale era di 126 miliardi. Nel 2025 raggiungerà la cifra record di 136,5 miliardi. Questo vuol dire che, in due anni, il Fondo sanitario è aumentato di 10,5 miliardi di euro». Il Presidente del Consiglio ha poi ricordato di come la spesa in rapporto al pil resti immobile e il finanziamento in valori assoluti, come rilevato dall’Ufficio parlamentare di bilancio. Per il protrarsi della riunione con le sigle sindacali, la premier non è andata a Bologna per il comizio del centrodestra per le Regionali, preceduto da giorni di polemiche politiche per gli scontri. Nel suo intervento in videocollegamento la leader di FdI ha dichiarato di aver domandato a Landini e Bombardieri come mai non avessero indetto lo sciopero «quando il tasso di disoccupazione era doppio o i governi di sinistra usavano i soldi dei cittadini per salvare le banche»: «nessuna risposta».
I numeri sulla disoccupazione in Italia hanno visto recentemente un aumento, ma in Europa, l’Italia stenta a reggere il confronto. Come ha certificato l’Istat nel mese di settembre, lo Stivale ha raggiunto i 24 milioni di occupati e il tasso di disoccupazione nel secondo trimestre dell’anno è sceso al 6,8%. Il tasso di occupazione è al 62,2% e quello femminile migliora ancora, al 53,5 per cento. Numeri che fotografano un andamento positivo del mercato del lavoro, ma il tasso di impiego complessivo è fra i più bassi d’Europa. Molti contratti rimangono sotto i 30 giorni, aumentando la precarietà dei lavoratori con contratti determinati e i salari crescono a rilento. La spesa sanitaria, inoltre, è in diminuzione da vent’anni: come certificano i dati di Ragioneria dello Stato e Corte dei conti. E anche il Piano Strutturale di Bilancio, nel 2024 ha toccato il 6,3% del PIL. I confronti con gli altri Paesi europei non sono lusinghieri, soprattutto con la Germania: come hanno dichiarato i giudici della Corte dei conti in una relazione al Parlamento del 2024, spendiamo meno della metà rispetto a Berlino. «L’unica spesa che viene aumentata è quella per le armi e la difesa. Addirittura dicendo che si batteranno in Europa per chiedere lo scomputo dal patto di stabilità. E perché allora non lo chiediamo per la sanità? E per la scuola? Per gli investimenti, per le politiche industriali? Sono venti mesi che la produzione industriale cala», ha commentato il leader Cgil. «Pur con qualche disponibilità», ha aggiunto Pierpaolo Bombardieri della Uil, «non mi pare ci sia la possibilità di cambiare le scelte che riguardano non la filosofia ma i salari, le pensioni, cose molto pratiche, molto terrene».