SOCIAL HOUSING oggi e domani

“ Là dove c’era l’erba ora c’è una città….”, così diceva la canzone di Celentano “ Il ragazzo della Via Gluck” degli anni Sessanta. A distanza di cinquant’anni, le campagne sono andate progressivamente popolandosi con l’aumento della popolazione , cosi che tra altri cinquant’anni ancora l’Italia potrebbe diventare un’unica enorme metropoli senza soluzione di continuità.
Se nel futuro le campagne saranno invase dai grattacieli, che non hanno certo fondamenta sospese in aria, ci si chiede se il verde della clorofilla necessaria alla nostra vita potrà crescere solo in verticale come ora sui giardini pensili di New York (foto 1).
Intanto, diamo un’occhiata a quanto ci offre quella tipologia abitativa assai eterogenea e difficilmente circoscrivibile nelle condizioni negoziali che va sotto il nome di housing sociale. Basilarmente, si tratta di edilizia residenziale consistente nell’offerta di alloggi, in affitto o in proprietà, a cittadini con reddito medio basso e con garanzia di integrazione e benessere abitativo.
Un divertente puzzle di colori, un rompicapo simile a tanti cubi di Rubik assemblati e trasformati in un unico parallelepipedo. E’ la rottura estetica degli schemi obsoleti di un vecchio e stanco quartiere popolare. Non provocazione, ma regalo di gioia di vivere. “ Mi dà per gli occhi un’ allegria al core….”, parafrasando a modo nostro un certo Alighieri.
Quando si dice: oggi va tutto storto…
Le minimal house di qualche Paese del nord europeo. Nell’intimità del nostro nido, ma non senza la voglia di socializzare coi vicini: “Stasera si cena da noi o da voi?”. Basta davvero un salto… di scale. Ma dabbasso c’è ancora la cazzuola dimenticata dal muratore. Manca qualche rifinitura? No, grazie, ci sta bene così. Poveri, ma felici.
Abbastanza evidente che qui gli architetti si siano ispirati alle case troglodite scavate nella roccia, come quelle, ad esempio, di Matmata in Tunisia alle porte del deserto del Sahara.
La Tower Flower made in France. Esempio di social housing in verticale, esplosione di verde che ricopre il cemento. La clorofilla non manca ed anche… le formiche.
Archistar fantasy
Gli architetti si danno già molto da fare per renderci più vivibile l’esistenza. Si parla di città “eco-friendly”, di “smart cities”, laddove , anziché produrre energia dalla combustione del petrolio, carbone o gas, l’energia verrebbe prodotta dai cosiddetti “parchi solari”, con un notevole risparmio energetico. Un housing per ora …“privilegiato”, destinato alla cassaforte degli emirati arabi e assai lontano dal nostro attuale social housing eco-nomicamente insostenibile .
Quale tipo di vita condurranno i nostri posteri? Immersi nell’acqua con qualche marchingegno per respirare o sospesi in aria in abitacoli fluttuanti come bolle di sapone o nuvole alla Fuksas? Non siamo in possesso della “macchina del tempo”, ma lasciamo sbizzarrire l’ archi- fanta-sia.
Angela Grazia Arcuri
22 maggio 2015