Maschere, realtà, sogni, neologismi, paesaggi, e personaggi

Fantozziano : che assieme a felliniano sono gli unici cognomi divenuti aggettivi.
Paolo Villaggio ci lascia così un’ eredità pubblica ineguagliabile.
Imbarcarsi in una sua retrospettiva per chi come quelli della mia generazione ci è cresciuto, è molto più che raccogliere dalle fonti le informazioni di un personaggio intellettualmente tanto grande.
Ma vi è il rischio di parlare della propria di vita.
Altamente probabile è , che mentre nelle nostre case stesse accadendo qualcosa,
in TV fosse trasmesso il timido Giandomenico Fracchia, o il surreale professore Kranz ma soprattutto il ragioniere Ugo Fantozzi.
Se quello che stava accadendo era bello ci si raccoglieva davanti la televisione, se quello che stava accadendo era invece brutto , ci si rifugiava nelle sue storie, che egli stesso definiva : cartoni animati.
Ma Paolo Villaggio è molto di più. Pensatore capace di rielaborare le idee di Marx, Gogol, Kafka e altri autori ha esibito le sue conclusioni mediante il cinema, la letteratura e il giornalismo ma anche attraverso le sue numerose apparizioni pubbliche.
Villaggio è figlio di una Genova eternamente diroccata e retrò, che preda per secoli dei pirati , mostra il suo ghigno agli altri capoluoghi italiani fiera di non essere mai divenuta “modaiola”.
La descrive uggiosa e poco ospitale ma per chi vi è stato guardandola con i giusti occhi, è sicuramente impossibile non avervici lasciato rotolare il cuore attraverso i suoi “carruggi”.
Dedalo di vie del centro storico, calpestate tra gli anni sessanta settanta e ottanta da Fabrizio De Andrè, suo caro amico, Luigi Tenco, e lui. Tre luci che ancora illuminano quelle vie.
Fantasioso, ambizioso, carismatico, geniale e lontanissimo da quel Fantozzi sottomesso .
Villaggio sfida il potere , sfotte le figure immeritevolmente apicali diventando così l’antieroe per eccellenza. Specchio di tutti quelli che non ricoprono posizioni di comando per bontà e non per incapacità .
In un intervista degli anni ottanta fatta da Giovanni Minoli ,alla provocatoria domanda su come avesse fatto a far ridere tutto il paese nonostante suo figlio fosse caduto nel dramma dell’ eroina, egli rispondere che le persone con difficoltà non solo possono riuscire, ma forse possono riuscire anche meglio .
La critica alla borghesia accompagnata dalle note del suo amico Faber ,con cui comporrá anche qualche pezzo, è ormai chiara, tanto da avere l’ ammirazione dei più grandi con cui diventerà in seguito amico , Vittorio Gassman e l’ anticonvenzionale per eccellenza : Ugo Tognazzi…dal quale riprende la fatidica frase “ rispondo di tutto” pronunciata costantemente in quasi tutti i suoi copioni in seguito alla rappresentazione dei danni causati a persone e cose durante le sue “mostruose “ disavventure.
Comete come la sua esistenza, che hanno attraversato i nostri pomeriggi estivi , che ci hanno fornito pezzi interi di vocabolario , e regalato per sempre visioni come la nuvoletta dell’impiegato
( perché è innegabile che in ferie piova) , fa paura ammettere che non esisteranno più.
Ma la luce lasciata dal loro passaggio è così intensa da illuminare ancora la nostra ironia, Genova, la sua amata Boccadasse, i grigi corridoio dei nostri uffici .
E le aureole dei nostri mega direttori galattici.
E per tutto questo Paolo Villaggio viene assolto!
Assolto per aver vissuto libero dalla noia dei programmi TV, assolto per aver normalizzato la normalità, assolto per aver deriso i potenti . Assolto per aver sconfitto la morte.
Assolto per aver costruito e lasciato sogni. Assolto per essere nelle nostre parole. Assolto per avere preso per mano il figlio Francesco non mettendo mai tabù sull’argomento delle tossico dipendenze. Assolto per aver trasformato la sua arroganza in genio.
La sua noia in : Tarzan, il grafico Paolo Coniglio, il dottor Robinson. Assolto per autodefinirsi : brutto, nevrotico e stronzo.
Assolto per aver dichiarato l’ amore come unico antidoto per chi perde la strada di casa. Assolto per non essere diventato dichiaratamente un radical chic.
Ma anche colpevole si.
Colpevole di un solo reato : essere irripetibile.