Le ferventi donne di Yvonne Scholten

In occasione della Giornata internazionale della donna, l’Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi e il Reale Istituto Neerlandese di Roma hanno ospitato la proiezione del film Donna: Vrouwen in Verzet (Women in revolt). Un documentario di Yvonne Scholten realizzato inizialmente nel 1981 per IKON TV e poi restaurato in collaborazione con l’Istituto olandese per il suono e la visione e l’Eye Filmmuseum.
Un’iniziativa resa possibile da A Season of Classic Films dell’Association des Cinémathèques Européennes (ACE), sostenuta anche dal programma EU Creative Europe MEDIA che insieme si occupano di valorizzare il lavoro degli archivi cinematografici nazionali e regionali europei, attraverso una serie di proiezioni gratuite in tutta Europa. Donna: Vrouwen in Verzet è stata la prima proiezione del progetto nel 2023 e quest’anno si riconferma un capolavoro tutto da scoprire.
Ma in che cavolo d’impresa mi sono cacciata!
Sono le 10.20 di mattina in via dei Marsi, quartiere San Lorenzo di Roma. Cinque donne stanno animando il dibattito in Radio Città Futura, l’emittente di sinistra che ospita il collettivo al femminile Radio Donna. È il 1979. Sono gli anni di piombo, gli anni della Banda della Magliana, il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro risalgono ormai a un anno e mezzo prima, tuttavia continua a pesare sulla Roma della politica violenta delle Brigate Rosse.
Ora è il turno dei NAR, i neofascisti di Eur-Monteverde che l’anno dopo saranno responsabili del più grave attentato della storia della Repubblica italiana, la strage di Bologna. Sono le 10.20 e Nunni, Gabriella, Rosetta, Linda e Anna sono in onda. Una di loro avverte “C’è un uomo con un mitra”, ma le altre ridono, pensando sia uno scherzo. Poi un tonfo e subito le fiamme che divampano. I NAR di Valerio Fioravanti avanzano e continuano a sparare.
Non è un attentato, è “un’incidente”. Le vittime, donne, sono poche, sono 5. E allora che problema c’è se non se ne parla come per l’attentato a Giovanni Spadolini o l’assalto alla sede dell’Unità. È la spinta che serviva a Yvonne Scholten. Ora conosce l’impronta che dovrà avere il suo film.
Cambio di rotta
Il progetto cinematografico nasce come un documentario sulle donne italiane nel Novecento. La regista, infatti, ha dalla sua parte un lungo periodo trascorso in Italia e un marito italiano, Paolo Paci che la spingono ad approfondire aspetti della cultura e politica del Paese.
L’attentato a Radio Donna, trasmissione del collettivo femminista con cui aveva collaborato saltuariamente, segna la svolta decisiva per la sua pellicola. Vuole dare un nuovo taglio al progetto, partendo proprio da quell’attacco terroristico e tratteggiare l’importante – e talvolta silenzioso – contributo al femminile: dalla Seconda guerra mondiale, alla Resistenza e al voto alle donne, fino al movimento femminista.
Il trasferimento dei finanziamenti verso un progetto nuovo e modificato viene accordato e inizia subito a mettersi all’opera. Anticzarina Cavallo, Joyce Lussu e Teresa Noce, sono solo alcune delle donne che intervista e rende protagoniste del suo sguardo al femminile. Joyce Lussu, in particolare, racconta l’impegno politico, la lotta per la libertà e il non rientrare nel canone di bella e giovane partigiana fino agli undici anni di attesa perché avvenisse il riconoscimento pubblico di quanto svolto.
Il gusto dolce amaro che si nasconde dietro alla presenza non riconosciuta di giovani e pilastri della società che hanno fatto la storia, il Paese e le battaglie che hanno combattuto perché venissero ascoltate. E’ un cambiamento importante, non semplice. Ma nessuna conquista è definitiva e la strada per l’uguaglianza è lunga.
L’autrice
Scrittrice, giornalista e regista olandese, Yvonne Scholten nasce a L’Aia il 16 marzo 1943. I genitori sono entrambi ferventi comunisti, il padre intransigente e dalle “idee bolsceviche”, la madre più moderata. Lei invece avrà un’epifania con Antonio Gramsci su cui scriverà la tesi di laurea e pubblicherà un libro.
Nel 1961 la Scholten si iscrive alla facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Amsterdam e nel 1962 fa il suo primo viaggio in Italia dove incontrerà Paolo Paci, primo amore e marito. Approda a Milano dove conosce un ambiente intellettuale frizzante e a Roma dove inizia ad imparare l’italiano.
Tra il 1967 e il 1969 torna ad Amsterdam con Paci e poi nel Bel Paese, ormai laureata. Diventa corrispondente estera per la redazione De Groene Amsterdammer e collabora con il Manifesto. È inoltre attiva nel movimento della sinistra extraparlamentare italiana, con cui entra in contatto grazie a personaggi come Alexander Langer.
Nel 1976 si separa e subito dopo comincia a lavorare al documentario Donna: Wrezen in Verzet che viene trasmesso anche in Italia e selezionato per il Nederlands Film Festival. Nel 1981, dopo il successo della sua pellicola, Yvonne torna in Olanda, dove si stabilisce con il compagno Wessel van der Hammen che però la lascerà vedova dopo una lunga battaglia con il cancro.
Con il suo capolavoro la Scholten, regista metà olandese, metà italiana nel cuore, ci insegna che l’uguaglianza o c’è o non c’è. D’altronde tutta la sua vita è stata dedicata a rispolverare le battaglie delle donne italiane che per 80 anni e ancora oggi hanno fatto e continuano a fare la storia.