Roma celebra Anton Chekhov: un Salotto Letterario e Musicale alla Casa Russa

In occasione del 165° anniversario della nascita di Anton Chekhov, la Casa Russa di Roma ospiterà un evento dedicato al grande scrittore e drammaturgo. Il 27 febbraio alle ore 18.30 si terrà un Salotto Letterario e Musicale, un’iniziativa per scoprire e conoscere uno degli autori della letteratura russa e mondiale. Durante la serata, il pubblico potrà assistere a letture tratte dalle sue opere più celebri, accompagnate da esecuzioni musicali che contribuiranno a ricreare l’atmosfera delle sue storie.
Si tratta di un’esperienza in grado di offrire un maggiore sguardo sulla vita e sul pensiero dello scrittore. Chekhov, a cui è dedicato l’evento, ha lasciato un segno indelebile nella narrativa e nel teatro, esplorando la natura umana attraverso le sue storie che, per la loro complessità e il loro stile, lo hanno reso uno degli autori più acclamati di sempre.
La Casa Russa di Roma continua così a rappresentare un punto di riferimento per la diffusione della cultura russa in Italia, promuovendo eventi che favoriscono il dialogo interculturale tra i due Paesi. Un appuntamento imperdibile per gli amanti della letteratura e della musica, per riscoprire il genio di Chekhov in un contesto elegante e coinvolgente.
Anton Pavlovič Čekhov
Anton Pavlovič Čekhov è rimasto alla memoria come uno dei più grandi scrittori russi e maestro del racconto breve. Nasce il 29 gennaio 1860 a Taganrog, in Russia. Figlio di un droghiere, visse un’infanzia difficile a causa delle difficoltà economiche della famiglia e della tirannia paterna.
Nel 1879 si trasferì a Mosca per studiare medicina, laureandosi nel 1884. Durante gli studi, per sostenere economicamente la famiglia iniziò a scrivere racconti umoristici per giornali e riviste che lo portarono a far emergere il suo talento narrativo. Successivamente si dedicò anche al teatro, rivoluzionando la drammaturgia con opere come Il gabbiano (1896), Zio Vanja (1899), Tre sorelle (1901) e Il giardino dei ciliegi (1904).
Affetto da tubercolosi, la sua salute si deteriorò progressivamente. Nel 1904, si recò a Badenweiler, in Germania, per curarsi, ma morì il 15 luglio dello stesso anno. La sua scrittura è stata paragonata da Tolstoj a un tipo di pittura caotica, in cui le pennellate è «come se non avessero nessun rapporto tra loro», ma che da lontano restituiscono «un quadro chiaro, indiscutibile».