Galleria SUarte di Roma presenta “We Change Slowly”di Ivan Mangov

La galleria SUarte è lieta di ospitare presso la sua sede in via del Pozzetto 118 la mostra personale intitolata “We Change Slowly” dell’artista Ivan Mangov. Nello spazio espositivo situato in centro storico, a pochi passi da Piazza San Silvestro, l’artista serbo di adozione romana esporrà dieci opere realizzate durante i suoi ultimi tre anni di permanenza a Roma. La mostra sarà inaugurata il 18 marzo dalle ore 19.00 alle 21.00 con l’anteprima per i media nella stessa data dalle 18.00 alle 19.00.
Dopo aver curato il Padiglione della Serbia alla XXIII Triennale di Milano, con il progetto intitolato “The Infinity of Structure” Ivan Mangov, artista versatile con un’importante carriera internazionale, espone per la prima volta i suoi quadri al pubblico di Roma. Attualmente, le sue opere sono esibite in gallerie d’arte negli Stati Uniti, in Francia e negli Emirati Arabi e fanno parte di numerose collezioni private in tutto il mondo.
L’arte
L’opera di Ivan Mangov attinge dall’esperienza del XX secolo e dalle sue ricerche sul piano pittorico come luogo di pura sensazione cromatica e allo stesso tempo si ispira alle deformazioni deliberate dei tratti somatici dell’arte bizantina e dell’antichità tardiva. I dieci ritratti monumentali sono realizzati in olio su tela con l’innovativa tecnica di sotto-pittura composita. Pur non essendo completamente visibile, la densa materia sta pulsando al di sotto della tela come la vita sotto la nostra pelle. Grazie a questo approccio, lo spettatore è allo stesso tempo chiamato ad avvicinarsi per ammirare le innumerevoli sfumature e i combaciamenti coloristici ed a allontanarsi per catturare l’immagine sfuggente del volto umano.
Nel protratto e graduale processo di pittura Mangov fotografa delle immagini di diverse fasi del percorso per poi creare i video che saranno presentati al pubblico. In tal modo conserva nel formato digitale gli strati del quadro rimasti al di sotto della superfice finale ed evidenzia i cambiamenti talvolta graduali e talvolta imprevedibili fino a diventare una vera e propria rivolta del quadro sotto il quadro.
Il critico d’arte Domenico de Chirico, a proposito delle opere di Ivan Mangov, rimarca: “Tutti questi processi di audace apertura a cui Mangov fa costantemente riferimento, si riflettono in sensazioni cromatiche, in cui la materia, specialmente quella geologica, diventa un segno visivo tangibile dell’epoca. Le sue opere esplorano l’eterno fluire del tempo, oscillando tra una nostalgia archeologica e la forza dinamica del flusso di coscienza contemporaneo. Le pennellate e le spatolate, simili ai coralli che si fondono con le onde frangenti del mare, negano la forma riconoscibile per rivelare l’essenza della materia.”