13 dicembre 1944. 70 anni fa moriva Wasilij Kandinskij

Gli ultimi undici anni della sua vita li trascorse a Parigi, nell’elegante quartiere di Neuilly, in un appartamento sul Boulevard de la Seine , dalla cui terrazza si godeva una spettacolare veduta sul Bois de Boulogne. Kandinskij vi si era trasferito nel 1933 da Berlino dopo la chiusura della scuola del Bauhaus da parte della Gestapo che la considerava ricettacolo di anarchici e bolscevichi. Lui e la moglie Nina, in quanto russi, erano ancor più sospetti e la stampa ingiustamente li accusò di essere dei pericolosi sovversivi; fu l’occasione per lasciare definitivamente la Germania.
Il trasferimento coincise con un drastico cambiamento del suo stile e con un nuovo periodo della sua pittura liberata dalle griglie geometriche e frantumata in immagini mobili, fluide, allusive. E’ il tempo di forme biomorfiche, simboli archetipi, organismi che rimandano al mondo della biologia, dipinti simili a magici tappeti volanti sui quali decorazioni asiatiche, messicane, peruviane si combinano con la memoria di antiche icone russe. “Blu di cielo” del 1940 è la tela esemplare di quest’ultima fase della sua opera. Sullo sfondo azzurro lattiginoso si librano bizzarre creature, microbi sconosciuti, buffi polipi marini con tentacoli multicolori, il tutto descritto in perfetto equilibrio e con una freschezza quasi infantile. L’ultimo suo acquerello, nell’anno della morte, è una danza di animaletti, polpi, meduse, farfalle, fluttuanti intorno a due spirali intrecciate e l’ultimo suo olio “Slancio moderato”, realizzato su un piccolo cartone nel marzo dello stesso anno, descrive un immaginario mondo sottomarino dove un pesce con la sua linea sinuosa taglia in diagonale tutta la composizione. Immagine gioiose e colorate, contrastanti con la cupezza che la malattia aveva insinuato nel suo animo.
Il fondatore dell’astrattismo lirico morì di sclerosi cerebrale mercoledì 13 dicembre 1944 nella sua casa di Neuilly, gli era accanto la moglie Nina de Andreewsky, sposata nel 1917 a cinquant’anni mentre lei ne aveva appena sedici. A differenza dell’ex compagna Gabriele Münter che conservò i dipinti del maestro per tutta la vita, donandoli gratuitamente in occasione del suo ottantesimo compleanno alla Stätischee Galerie im Lenbachhaus di Monaco, Nina li vendette al miglior prezzo possibile allo scopo di adornarsi di collier di diamanti e smeraldi. Questo suo vanitoso amore per i gioielli fu la causa della sua morte: il primo settembre 1980, nello chalet Esmeralda di Gstaad, la vedova di Kandinskij fu trovata strangolata; l’assassino non fu mai scoperto.
di Cinzia Albertoni
13 dicembre 2014