Tagliare il nervo: un manifesto sull’inquietudine contemporanea

In Tagliare il nervo (tradotto da Amaranta Sbardella per Nottetempo), Anna Pazos affronta la complessità di una generazione sospesa, cattura il senso di spaesamento che permea l’esperienza dei giovani adulti del nostro tempo. L’autrice catalana, giornalista, documentarista e scrittrice, si interroga sul significato del vivere attraverso un racconto che intreccia memoir, reportage e riflessione sociale.

Tagliare il nervo: tra erranza e irrequietezza
Pazos ci conduce in un viaggio fatto di continui cambiamenti di luogo e prospettiva, dall’Erasmus in Grecia del 2012 fino agli Stati Uniti, passando per Israele, Turchia, Paesi Bassi ed Emirati Arabi. Questi luoghi diventano scenari di confronto con le paure, le insicurezze e le contraddizioni di un’esistenza vissuta sempre al limite, segnata da un’irrequietezza che si manifesta come un “nervo scoperto”.
La narrazione si sviluppa come un mosaico di esperienze che, se da un lato evidenziano la precarietà e la fragilità dei legami umani, dall’altro permettono all’autrice di indagare temi universali come l’identità, la libertà e il rapporto con il tempo.
La Grecia, descritta come una sorta di inferno contemporaneo, rappresenta il primo impatto di Pazos con la decadenza e il caos, mentre il Medio Oriente le offre una prospettiva nuova sulle divisioni sociali e politiche. In ogni luogo, l’autrice non si limita a osservare, ma assorbe il dolore, le contraddizioni e le sfide che li caratterizzano, trasformando ogni tappa del suo percorso in un’occasione di riflessione e crescita personale.
La fragilità delle relazioni e la scoperta di sé
Ma è nell’analisi delle relazioni, sia personali che professionali, che si rivela uno degli aspetti più intensi del libro. Pazos esplora il senso di precarietà che caratterizza i rapporti umani, spesso segnati da simbiosi totalizzanti e crolli improvvisi. Il legame con l’amica Dafni, ad esempio, si dissolve lasciando dietro di sé un cratere fumante che diventa metafora di una voragine interiore. Questa fragilità emotiva si riflette anche nel rapporto con la scrittura, vissuta come un tentativo di dare ordine al caos e di elaborare il disagio interiore.
La narrazione di Pazos è pervasa da una sincerità disarmante, che emerge soprattutto quando affronta il proprio senso di fallimento e di disillusione. In Israele, ad esempio, la giornalista sperimenta l’impossibilità di tradurre in parole lo smarrimento e lo spaesamento vissuti a Gerusalemme. Questo fallimento diventa simbolo di un’incapacità più ampia: quella di comprendere appieno le dinamiche di un mondo che si muove troppo velocemente, lasciando indietro chi, come l’autrice, cerca di trovare un senso nel presente.
L’opera si distingue per la capacità di intrecciare vicende intime e riflessioni collettive, costruendo un’educazione sentimentale che passa attraverso lo studio della violenza, delle aspettative sociali e della libertà sessuale. Pazos denuncia le distorsioni presenti nel mondo del giornalismo, rivelando il cinismo e le dinamiche di potere che schiacciano le giovani generazioni, ma riflette anche sulla propria complicità, riconoscendo il distacco emotivo con cui ha affrontato alcune situazioni.

La scrittura come strumento di resistenza
Tagliare il nervo non è solo un memoir, ma anche un manifesto sulla necessità di trovare un equilibrio tra caos e ordine, tra incoerenza e desiderio di significato. Pazos si affida alla scrittura come mezzo per elaborare il proprio disagio e per cercare di dare forma a un’esistenza altrimenti frammentata. La prosa abbandona una cronologia lineare per seguire i percorsi tortuosi dell’afflizione, dell’irrequietezza e della ricerca di libertà. Attraverso un cambio continuo di registro, l’autrice passa dall’intimismo alla narrazione giornalistica, offrendo al lettore una visione poliedrica del mondo contemporaneo.
Particolarmente significative sono le pagine dedicate alla navigazione, dove Pazos descrive l’esperienza di condividere una barca con un piccolo equipaggio come un’occasione unica per confrontarsi con i propri limiti. La monotonia apparente della navigazione si trasforma in un esercizio di resistenza, amplificando la tensione e la consapevolezza del proprio essere. È qui che l’autrice raggiunge alcune delle sue riflessioni più profonde, collegando l’esperienza del viaggio a quella della vita stessa, fatta di momenti di panico, di bellezza e di scoperta.
Con una scrittura capace di alternare toni lirici e realistici, Pazos riesce a catturare l’essenza di una generazione in bilico, offrendo al contempo un ritratto intimo e universale. Tagliare il nervo si rivela un’opera necessaria, capace di interrogare il lettore sul significato del vivere e sulla possibilità di trovare un senso nell’incertezza del presente.
Link al libro: Tagliare il nervo di Anna Pazos, Edizioni Nottetempo, 2024.