DissacrArte: avanguardia e sacro nell’arte contemporanea
Negato nel mondo moderno, il sacro riemerge nella postmodernità scegliendo come terreno d’elezione poeti, narratori e artisti. Insieme a ricognizioni di natura teorica, questo numero di “Antares” raccoglie le loro opere e testimonianze, con l’ambizione di essere il manifesto di un nuovo modo di intendere l’arte, verticale e archetipo.
Così viene presentato il nuovo numero di Antarés dedicato all’arte in tutte le sue forme e in tutte le sue epoche con una sguardo rivolto al futuro. All’interno del numero sono presenti figure di spicco dal calibro di Alberto Abate, considerato tra i massimi esponenti della cosiddetta “Pittura Colta”, Donato Altomare narratore saggista e poeta o ancora Massimo Donà docente ordinario presso Facoltà di filosofia dell’Università Vita – Salute San Raffaele di Milano. Spazio anche per figure internazionali come Julie Kogler nata ad Amburgo e laureata a Bologna specializzata in arte contemporanea e nuovo figurativismo.
Orfeo e la Fenice
Scelte culturali affini, diverse visioni, artisti che discutono su un vuoto artistico da dover colmare. La riemersione, nell’arte del nuovo millennio, di una dimensione veritativa, mitico – simbolica e sacrale. Ragione per cui questo numero di Antrés può essere considerato un vero e proprio manifesto, una chiamata alle armi diretta a chi vede nell’altro qualcos’altro. Tra un tramonto che spera in nuove aurore e il crollo di un’epoca cui non ha ancora fatto seguito la nascita di un’altra, attraverso le righe, le penne, le idee e i racconti di esperti, il numero tenta di collocarsi nel mezzo con approfondimenti, iniziative e interventi riprendendo storie, saggi, analisi.
“Gli artisti autentici sono i temerari che più autenticamente vivono il tempo della povertà. Si calano nell’oscurità del nostro tempo per scoprire le tracce degli antichi dei, edificando templi al deus adveniens. E nel frattempo intonano, senza sapere (ancora) perchè, l’enigmatico canto di Orfeo” parole di Luca Siniscalco.
Theoria, Praxis e Narrativa
Dalla teoria alla pratica, passando per la narrativa per fornire una cultura artistica rivoluzionaria, con uno sguardo verso il futuro della disciplina e non solo. L’arte come movimento di rottura in grado di smuovere animi assopiti e di allargare orizzonti considerati sconosciuti. Il surrealismo nella magica Torino, Arte e santificazione, la sacralità dell’arte e ancora: Pop surrealism, fotografia metafisica, Arte politeista e un annotazione per l’arte moderna. Sguardo rivolto anche verso la Street Art considerata come una nuova avanguardia, di cui anche noi abbiamo scritto intervistando l’artista Alice Pasquini, con un testo di Antonino Fazio, saggista e psicologo con diverse pubblicazioni alle spalle e che si sofferma sul potere artistico di questa disciplina soprattutto nel ridare vita a elementi in fin di vita.
Più che interrogarsi sulla miseria artistica del presente, la domanda da porsi è: oggi è possibile teorizzare e praticare un’arte capace di porsi i problemi abissali della verità e del senso? Possibile riannodare i rapporti fra Mito, Rito e Simbolo, su cui si è sempre basata l’arte tradizionale?
Possibili risposte arrivano, appunto, dal confronto con alcune correnti novecentesche (sezione theoria) , produzioni letterarie di scrittori (narrativa) e da un serrato dialogo da ventotto artisti (Praxis). La risposta alle domande poste in precedenza forse non verrà mai trovata e non si trova nascosta all’interno della rivista, tuttavia, scoprire, leggere e addentrarsi in questa dimensione, permette a chi legge, di poter avere un pensiero solido e valido riguardo l’arte, le sue forme, la sua origine, la sua evoluzione e forse, la sua definitiva morte. Sperando, riprendendo il nome dell’Editoriale, che riemerga dalle ceneri proprio come una fenice.
Surrealismo e fantasia nella magica Torino
Una storia particolarmente affascinante presente all’interno della rivista riguarda un movimento culturale nato nel 1943 durante l’occupazione nazista e sviluppatosi sotto i bombardamenti degli Alleati sulla città piemontese. Nasce così un gruppo di giovani artisti appassionati di occultismo, magia nera, filosofia orientale e soprannaturale chiamati “La soffitta macabra”. Il movimento andava contro il cattivo gusto, il materialismo e l’ignoranza che imperversava nei circoli artistici del tempo.
Tutto iniziò nel 1944 quando il diciottenne Alessandri invitò alcuni amici a trascorrere le tristi serate di coprifuoco a discutere, scrivere e dipingere: ” in una soffitta bombardata col soffitto rabberciato alla meglio e tutti i buchi tappati, affinché la luce di una piccola candela non tradisse la presenza di vita”. Come disse anche Giorgio de Chirico, Torino era la città più enigmatica e inquietante di tutto il mondo. La soffitta divenne un centro artistico e culturale composto da veri e propri ribelli dell’arte. Il movimento ebbe vita breve e sparì agli inizi degli anni 60′ ma lasciò un profondo solco negli artisti che vennero successivamente come Dario Argento che si ispirò a delle opere del movimento torinese per il suo capolavoro “Profondo Rosso”.