L’Eredità di Guy de Maupassant

Ambientata nella Parigi impiegatizia di fine Ottocento, L’eredità (L’héritage) è una novella estremamente rappresentativa del genio di Guy de Maupassant. Uscita nel 1884 sul mensile La Vie Militaire e poi nella raccolta Miss Harriet, nella recente edizione di Carbonio include anche Un milione, il racconto breve che ne costituisce l’idea primaria.
Ciò rende immediata la comprensione del processo creativo dell’autore. Per di più, la traduzione di Bruno Nacci consente di cogliere al meglio l’acuta e mordente ironia — come venne definita da Oscar Wilde — di Maupassant.
Un’eredità che diventa condanna
Il libro è ambientato in una Parigi ben nota a Maupassant, quella della piccola borghesia arrivista e opportunista, emblema della Belle Époque. Qui troviamo César Cachelin, impiegato del Ministero della Marina (diretta proiezione della biografia dell’autore), il quale decide di combinare un matrimonio tra la figlia Cosa e l’ambizioso Léopold Lesable, suo collega al Ministero.
La ciliegina sulla torta? Una gustosa eredità, promessa dalla sorella di César, Charlotte, e destinata in particolar modo a Cora.
Tutto sembra andare per il verso giusto, gli stipendi al Ministero aumentano, Cora e Léopold si innamorano e la zitella Charlotte muore, lasciando in eredità un bel milione di franchi.
Ma una piccola, amara clausola del testamento rovina subito la promessa di ricchezza: se, entro tre anni, Cora e Léopold non avranno figli, l’intera somma andrà in beneficenza.
Iniziano gli sforzi resi inutili dall’ombra nera della sterilità, iniziano le crisi e Léopold si ammala, perdendo ogni forma di rispetto da parte del suocero e della moglie. Alla fine, la soluzione si troverà, ma fuori dalle pareti di casa.
Come attori in scena
Ciò che colpisce immediatamente della penna di Maupassant è la capacità di toccare temi problematici (quali gli attriti famigliari, la fame di ascesa sociale, l’infertilità e il tradimento) con una sottigliezza di grande comicità, tipica delle pièce teatrali dello stesso periodo.
I personaggi sono tutti delineati con precisione e visibili al lettore, con i loro pensieri indicibili e le loro manie. Ne consegue un ritratto psicologico, sociale e storico di estremo rilievo, che conferisce a Maupassant il titolo di genio della letteratura dell’Ottocento.