Uccellini: una perla da raccogliere

Uccellini è una perlina segreta, quella non raccolta tra quelle della collana rotta in salotto, quella che finisce sotto il divano in quell’angolo a sinistra.
Sono pochi gli scrittori che si sono accinti alla narrazione di racconti erotici e confessioni private; un conto è includere dell’erotismo in un romanzo, un altro conto è concentrarvi tutta l’attenzione.
Accanto al” Delta di Venere”, opera assai conosciuta di Anaïs Nin, troviamo “Uccellini!”
Un ritratto narrativo in cui la scrittrice dedica un’attenzione esclusiva al mondo dell’erotismo.
Questi racconti assolutamente privi di volgarità ci trasportano direttamente negli anni trenta, a spiare questo decennio tra le frange di quegli splendidi vestiti del jet set dell’epoca.
Tra Parigi, New York, la Normandia e i Grand hotel della California, il lavoro dell’autrice ci rimanda ad atmosfere languide, profumi voluttuosi, velate alcove, in cui è il vero sé è la cosa ad essere messa maggiormente a nudo tra due amanti che decidono di incontrarsi.
In Uccellini vengono messi a confronto violenza e fragilità, passione e tenerezza.
Amare significa abbracciare e nel contemporaneo sopportare molte fini e molti inizi.
Il processo è reso complesso dal fatto che la nostra cultura super civilizzata ha difficoltà a tollerare il trasformativo.
Quando, soprattutto all’epoca, una donna mette a nudo: la sua energia, la sua intimità, il suo sentimento e la sua noia, questa non solo non viene presa sul serio ma dà fastidio è urticante, è pazza viene punita e non essendo compresa si vuole distruggere.
Perché è quello che non capiamo che vogliamo distruggere sempre.
Dire che Anaïs Nin anticipa i tempi è poco, ella si libera di una catena non conforme ai suoi bisogni più autentici e punta a una corsa a due in cui l’ unico compagno è il proprio sé.
Tredici racconti per un’unica autrice: censurata, amata e senza paura, pubblicati alla fine degli anni settanta ma scritti nei primi decenni degli anni quaranta. Queste pagine arrivano a noi come una perla raccolta dal fondo di quel divano; un’indagine profonda sul desiderio sessuale che non conosce generi.