“Sequestro alla milanese”, Colaprico ci riporta nella Milano nera degli anni ’90
Dal 12 gennaio è (di nuovo) in tutte le librerie “Sequestro alla milanese”, il romanzo di Piero Colaprico, edito da Baldini + Castoldi. Una nuova edizione del libro d’esordio dell’autore, firma storica della cronaca nera di Repubblica e di numerosi gialli longseller. Non un’inchiesta giudiziaria, come la fama di Colaprico lascerebbe dedurre; un noir frenetico e godibilissimo, anticipatore di una realtà tenuta nascosta a forza, ma che in poco tempo avrebbe sconquassato il Bel Paese.
Siamo nella Milano da bere, è il 1992. Tangentopoli (che proprio a Colaprico deve questo nome, ormai marchiato a fuoco nella storia), è alle porte e già se ne sente il tanfo. La politica italiana sta per essere demolita, fin dalle fondamenta. Qualche tempo prima, una lieve scossa premonitrice: Il figlio di un assessore di Milano, Marino Malesci, viene rapito. L’assessore chiede aiuto a un suo amico, Corrado Genito, ex capitano dell’Arma con un passato da infiltrato, che dovrà immergersi nel mondo della malavita del capoluogo lombardo e della politica senza coscienza.
La vera protagonista del romanzo è Milano. Lo si intuisce dal titolo; se ne ha conferma fin dalle prime pagine. Una Milano grigia, ma non per lo smog. Una Milano fatta di delinquenti alla ricerca di soldi sporchi per fare la bella vita. È la mala degli anni ‘90, quella che usa uno slang lontano da quello attuale, ma che di attuale ha tutto.
Leggendo si respira fumo e polvere da sparo. L’atmosfera è greve, si sente addosso. Perfetta per avvolgere sequestri e malavita, quest’ultima accarezzata anche dalla politica. Una bomba di fantasia, che anticipa di un anno una bomba reale: quella che nella tarda serata del 27 luglio 1993 esploderà davanti al PAC, il Padiglione di Arte Contemporanea di Villa Palestro, nel centro di Milano, facendo cinque morti e dodici feriti. “Sequestro alla milanese” ti permette di respirare il fermento di quel tempo.
In questo romanzo c’è tutto ciò che ci si aspetta da un buon noir: intrighi, sospetti, spari, uccisioni e colpi di scena. Ingredienti amalgamati da un linguaggio frenetico come le vicende raccontate; efficace come le tecniche narrative utilizzate. D’altronde, da un maestro del genere quale Piero Colaprico ci si poteva aspettare qualcosa di diverso?