Il sole dell’Impero, ovvero immergersi in un mondo ucronico

Quando si legge un romanzo ucronico come Il sole dell’Impero di Carlomanno Adinolfi ci si approccia sempre con delle aspettative molto alte, perché scritti del genere sono molto rari (soprattutto in Italia) e bisogna che ci sia una veridicità di eventi e una possibilità di situazioni che non è sempre semplice riscontrare.
Facciamo però un passo indietro. Non tutti sanno cosa significa il termine ucronia (con l’accento sulla i) e spesso viene confuso con distopia (anche qui con l’accento sulla i), ma i due generi sono molto diversi.
Ucronia e Distopia
L’ucronia è quello che oggi chiameremmo un “what if”: un genere fantastico che spesso sfocia in fantapolitica, che parte da un momento storico conosciuto a tutti, ma segue una strada alternativa rispetto a quella reale. Infatti possiamo definirla come “storia alternativa” o “fantastoria”. In Fatherland di Robert Harris (qualcuno avrà forse visto il film Delitto di stato del 1994), la storia si struttura con la premessa di una vittoria tedesca della Seconda Guerra Mondiale, e quindi i lettori si immergono in un mondo completamente diverso, divorato da una differenza sostanziale che cambia la geopolitica e la storia umana. Ucronico anche Bastardi senza gloria di Quentin Tarantino del 2009, e così altri libri e pellicole.
La distopia, invece, è un nuovo modello di società, una nuova comunità che, al contrario dell’utopia, è spaventosa, orrenda, non voluta; è un futuro (forse non del tutto probabile, ma sicuramente possibile) diventato devastante dal punto di vista umano e sociale. Ad esempio il filone cyberpunk è spesso distopico, come è distopico 1984 di George Orwell – forse il caposaldo del genere.

Il Sole dell’Impero, quindi, è ucronia e, dato il genere complesso e arduo, è una prova sicuramente riuscita alla perfezione. Carlomanno Adinolfi, con uno stile molto personale, fa immergere il lettore in uno scenario reale e credibile. Crea un mondo alternativo, immersivo e coinvolgente, riuscendo a dare un tono unico al suo scritto, evitando di finire nel mare magnum di opere trascurabili – e questa sua impresa non è affatto cosa da poco.
Il romanzo
Il romanzo è ambientato in Europa, nel periodo immediatamente successivo alla Grande Guerra. Un’Europa dominata dall’antico Sacro Romano Impero, dove tutto ciò che sappiamo sulla sua caduta non è mai avvenuto, anzi: l’Impero è sopravvissuto al Medioevo, lungo i secoli, ha superato Napoleone, fino ad arrivare alla prima metà del Novecento sotto le spoglie del ventennio fascista. La storia inizia quando un importante ed acclamato scienziato dell’Impero, grande inventore di armi ed esperto di fisica quantistica, scompare. Non si sa se lo scienziato sia morto, scappato oppure rapito, non si sa che cosa sia avvenuto né perché.
Questo ucronico affresco fa da sfondo ad una trama avvincente e coinvolgente che inizia addirittura da uno Zeppelin (un dirigibile rigido creato in Germania all’inizio del Novecento). Le domande si susseguono e una task-force molto particolare, composta dai giornalisti Andrea Alcis e l’affascinante Ary, il professore francese Dauphin, il misterioso capitano dell’esercito imperiale Vertrago e il soldato Ivard, cercano di far luce sulla vicenda. Lo scontro è spesso impari e senza tregua, in una ricerca frenetica e una battaglia che coinvolge tutto il mondo e li conduce da Roma a Parigi, in Libano, in Egitto, in Estremo Oriente e oltre i confini dell’universo.
Il sole dell’Impero di Carlomanno Adinolfi è un’interessante miscela di eventi storici e riconoscibili, con trovate fantasiose, ben amalgamate e ben strutturate, soprattutto in un mercato italiano in cui gli scrittori di genere non riescono a farlo con efficacia, rimarcando la paura di osare in un ambiente in cui non sempre è ben accettato il rischio.
Anche i generi, all’interno del mondo ucronico, vengono mescolati per lasciare il lettore a primo acchito interdetto, poi di stucco: si passa dalla fantascienza pura, alla spy-story, fino ad arrivare alla saggistica filosofica.
Chi è un appassionato dei romanzi di genere non può non percepire le influenze di George Orwell, Isaac Asimov e Philip K. Dick. Sicuramente di sottofondo al contesto politico c’è una grande critica sociale. Non esistono bene e male, la distinzione non è netta, anzi è molto labile e sfumata. Carlomanno Adinolfi riesce a narrare con un’ottica trasversale, ma sicuramente realistica. Infatti l’essere umano è una sfumatura di colori, e così l’autore descrive i suoi personaggi sulle penombre, tralasciando i tagli netti o gli stereotipi.
Il mondo de Il sole dell’Impero è ricco e variegato e lo notiamo nelle descrizioni delle condizioni politico-sociali delle varie nazioni. Il lettore riesce a immergersi totalmente, considerando anche la mole delle sue pagine; il libro scorre e riesce ad essere fruibile nonostante i temi che sicuramente non sono semplici. A tenere viva l’attenzione ci sono i vari colpi di scena e gli intrecci narrativi, oltre ai misteri e all’azione che si mescolano e danzano a ritmi serrati, lasciando il lettore senza fiato.
Perché leggerlo?
Cosa dire, in chiusura, de Il sole dell’Impero di Carlomanno Adinolfi? Ne abbiamo parlato bene, anzi benissimo, perché ci sono vari fattori che incidono sul progetto: la descrizione della società ucronica, con espliciti richiami alla società attuale; una denuncia politica (che spesso abbiamo visto nei grandi autori classici di fantascienza, e degna di Richard Matheson); un occhio critico su un mondo che avrebbe potuto essere, che forse potrà essere e che probabilmente è da evitare. E anche se, soprattutto la parte iniziale è troppo farcita di dialoghi “spiegoni”, questo Il sole dell’Impero è un libro che vale davvero la pena leggere.
